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giovedì, Aprile 18, 2024

Rischio riduzione dell’area protetta. Legambiente boccia l’ipotesi del nuovo Piano Integrato del Parco

Sarà ridotta la superficie protetta del Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli? E’ quanto teme Legambiente Versilia in una nota in merito al nuovo Piano Integrato dell’Ente Parco, nella quale si sofferma su un presunto “ridimensionamento drastico dell’area protetta e dei suoi confini, rimandando a successivi interventi un approfondimento sugli altri aspetti”.

“L’ipotesi prospettata dal presidente Bani – scrive Riccardo Cecchini, presidente Legambiente Versilia – ci restituirà un Parco con nuovi connotati, che stanno ricevendo numerosi apprezzamenti da esponenti di vari partiti politici, sia versiliesi che pisani”. Infatti, “il presidente del Parco MSRM sostiene che, con il nuovo Piano Integrato, il Parco allargherà i propri confini, passando da 14.000 a 17.000 ettari. Peccato che ciò non sia corretto, visto che la superficie è sempre stata circa 24.000 ettari”.

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Legambiente teme che, “d’accordo con i comuni interessati allo sviluppo più che alla conservazione delle peculiarità naturalistiche e della biodiversità del proprio territorio (cosa di cui dovrebbero menar vanto)”, il Parco possa vedere ridotta l’area complessiva di sua giurisdizione. Di conseguenza, a fronte di un aumento di superficie delle cosiddette aree interne da 14.000 a 17.000 ettari, Legambiente si dice contraria all’ipotesi di un “sacrificio degli altri 7.000 ettari che vengono declassati ad aree contigue”.

“La differenza rispetto allo stato attuale non è di poco conto – prosegue Cecchini – , perché attualmente la pianificazione di tutti i 24.000 ettari è prerogativa del Parco: al momento della sua istituzione, il territorio prescelto per far parte del Parco, date le caratteristiche di grande valenza storica ed ambientale, fu stabilito che fosse amministrato da un unico soggetto in grado di uniformare le politiche urbanistiche secondo una visione d’insieme che indirizzasse il territorio circostante verso uno sviluppo sostenibile e coerente, svolgendo una funzione di ‘volano di sviluppo’”.

“Il progetto degli estensori del primo Piano Territoriale del Parco – si legge ancora nella nota – , in primis l’emerito urbanista Pier Luigi Cervellati, prevedeva infatti, con grande lungimiranza, che alle aree di minor pregio, ma indispensabili come tessuto connettivo per costituire un unicum territoriale su cui progettare e pianificare un modello coerente e non disgregato, venisse data pari dignità: tant’è che le aree esterne differivano da quelle interne solo rispetto all’esercizio della caccia, consentito soltanto nelle prime”.

“Ben diverso è il caso delle aree contigue ai sensi della Legge 394/91 – sottolinea Cecchini – , per niente equiparabili alle ‘aree esterne funzionalmente connesse’: seppur soggetta all’indirizzo del Parco, in queste aree la pianificazione è riservata all’esclusiva volontà dei Comuni, a scapito di una visione d’insieme e di uno sviluppo armonico del territorio. Come associazioni ambientaliste abbiamo infatti proposto che aree contigue, aggiuntive rispetto a quelle attualmente ricomprese nei confini del Parco, fossero individuate nelle zone adiacenti, contribuendo in questo modo ad una effettiva estensione dell’area protetta, anche se con minori vincoli”.

Cecchini conclude esprimendo amarezza per il fatto che le associazioni ambientaliste si sarebbero aspettate “un orecchio meno sensibile ai richiami di chi chiede meno vincoli per uno sviluppo purché sia, ed invece più attento alle voci di quanti reclamano maggiore protezione ambientale”.

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