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giovedì, Aprile 25, 2024

Verona: “Bello ma difficile vivere in montagna. Dateci risorse per fermare l’abbandono del territorio”

Riceviamo e pubblichiamo un intervento del sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, sulle problematiche di chi vive in montagna e sulla necessità di promuovere politiche di sostegno per chi opera in zone disagiate.

Vivere in montagna è bellissimo, c’è senza dubbio una migliore qualità della vita, si è circondati da un ambiente sano, da paesaggi e spazi bellissimi, si apprezzano i cambi di stagione godendo delle trasformazioni dell’ambiente che ci circonda e che ci offre scenari impagabili, e tutto questo influisce positivamente sul nostro stato psicologico. Dal punto di vista sociale ci sentiamo circondati da una comunità familiare, di appartenenza. Dal punto di vista alimentare è molto più facile consumare prodotti della terra, così detti a Km 0, perché tutti o quasi tutti producono ortaggi verdure legumi miele uova, o sono facilmente reperibili nella comunità. Ci sono le fonti con sorgenti di acque buonissime che ci evita di bere acque ricche di cloro. Tutto questo ha un prezzo altissimo, perché a causa della miopia generalizzata MAI si trovano misure adeguate nelle leggi di bilancio nazionale per valorizzare questi territori, sono sempre timidi e insufficienti le azioni che servono per la tutela della montagna e per la tutela dei montanari, di chi vive e svolge un ruolo fondamentale per il territorio  con benefici diretti per la montagna ed indiretti per gli altri territori.

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Vivere in montagna non deve essere una missione, ma bensì una scelta,  chi vive in montagna svolge un ruolo importante, il ruolo di custode del territorio, dell’ambiente, ha la missione di tenere in vita tradizioni millenarie che altrimenti si perdono nel tempo.  Chi vive il territorio montano, ne evita il dissesto e ne prevede il rischio idrogeologico.

Sappiamo che la vita montagna comporta tempi più lunghi per accedere ad ogni servizio. Per andare ai licei i ragazzi devono alzarsi prima la mattina e magari pranzare con un panino in autobus prima di arrivare a casa per studiare, percorrere mezzora di macchina per uscire la sera, fare sport e quasi tutte le attività ricreative. Ma quando le amministrazioni locali chiedono spostamenti di percorsi dei mezzi pubblici o cambiamenti anche di 10/15 minuti di orari dei mezzi pubblici per migliorare gli spostamenti dei nostri ragazzi restiamo inascoltati, sembra che si chieda la luna, chi è in quel ruolo pone immediatamente paletti, perché sul tavolo viene immediatamente messa la questione economica, e la stessa cosa vale per le utenze, per la richiesta della copertura internet della copertura della telefonia mobile, ma come si fa a non capire che deve essere una priorità e che bisogna accantonare la valutazione economica per questi servizi essenziali. Qui si avverte la sensazione di abbandono, la sensazione dell’indifferenza di coloro che dovrebbero rappresentarci nelle stanze delle decisioni, i numeri che abbiamo non ci consentono di avere nessun rappresentante e la conseguenza è l’indifferenza degli altri e la crescita del fenomeno dello spopolamento. Vogliamo parlare della scuola di montagna? Ogni anno dobbiamo lottare per avere organici adeguati, per non subire accorpamenti, per non perdere il servizio fondamentale dell’istruzione per i nostri bambini.

Il compito di noi amministratori è quella di creare le condizioni per evitare che i paesi divengano dormitori per anziani o per qualche giovane che non trova alloggio altrove. Per nquesto è essenziale creare condizioni e posti di lavoro in montagna, facendo del territorio e della sua valorizzazione lo strumento di promozione sociale, valorizzando le qualità dello stare in montagna in un luogo particolare come quello per esempio di Stazzema, che fa parte di un comprensorio che guarda molto all’economia della costa, ma che ha le sue radici nell’entroterra che dista dal mare pochi chilometri. Oggi per prima cosa occorre fermare l’emorragia più pericolosa che si chiama spopolamento della montagna. Ci sono anche dei segnali positivi perché, nel comune di Stazzema assistiamo da alcuni anni allo sviluppo di un’economia integrativa all’economia principale. Una economia integrativa legata al turismo e alla valorizzazione e visita dei delle cose delle bellezze naturali dal punto di vista ambientale, storico e naturalistico. Ci sono i nostri borghi che raccontano una storia importante nell’ambito artistico, pittorico e culturale, le nostre chiese con usanze che ripetono nel tempo, i nostri monumenti. Il Municipio di Stazzema era un tempo un albergo frequentato da tutti gli escursionisti che da tutta Italia arrivano per scoprire le nostre Alpi Apuane. Ci sono dei buoni segnali: l’Antro del Corchia quest’anno ha chiuso con una crescita di visitatori  del 30%.

Si fanno i salti mortali come amministratori locali per garantire l’efficienza delle scuole, dei servizi, gestire chilometri e chilometri di viabilità montana che soffre delle insidie che derivano da frane ed eventi atmosferici che in montagna sono sempre più problematici, poi si viene dimenticati a livello sovracomunale quando si tratta dell’erogazione di risorse. Tutti a dire che  si tratta di territori bellissimi, che vanno protetti, si inventano aree protette per tutelare l’ambiente, ma che dimenticano che oltre ai boschi, ai monti, ai fiumi, e va bene, ci sono anche i cittadini che fanno fatica a innovare le proprie case, a renderle più confortevoli, ampliarle laddove possibile, per vincoli e leggi che non aiutano. Poi quando è il momento di riversare su questi territori risorse e  riversarle anche sulle amministrazioni locali, si applica la rigida ed ingiusta regola del numero degli abitanti e l’innovazione e le risorse ricadono sempre altrove.

Ci sentiamo dire che servono idee di sviluppo, invece no quelle ci sono, servono RISORSE ed investimenti che vengono annunciati nelle varie campagne elettorali, ma quando ci sono le leggi di bilancio non trovano mai riscontro nei capitoli e in nessun articolo di queste leggi. Il cittadino della montagna viene preso in giro due volte:  al centro dell’attenzione quando cade una valanga, quando vien giù una frana e tutti a tirar fuori speculazioni talvolta solo immaginarie. Due giorni, tre giorni, poi si spengono di nuovo i riflettori e si riaccendono all’episodio negativo successivo. Stessa cosa per gli investimenti per le nuove attività: prima gli annunci per aiutare chi vuole fare impresa in montagna, poi alla fine burocrazie a non finire che impediscono ai giovani di fare realmente attività in questi luoghi.

E’ il momento di voltare pagina: dateci le risorse necessarie per fermare l’abbandono del territorio, scrivete regole semplici ed applicabili, e se non siete a conoscenza dei territori ascoltate chi ci vive e può darvi contributi importanti. Risorse e regole semplici sono importanti per mantenere un prestigioso passato, e favorire un dignitoso futuro. La montagna con i suoi cittadini è viva e ci chiede ascolto. Occorre un salto di qualità.

Maurizio Verona

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