Successo per la sesta edizione del DAP Festival che ha dimostrato di sapere esaltare il bello della danza e valorizzare i suoi grandi interpreti: ballerini di fama mondiale giunti a Pietrasanta per questa occasione. La kermesse ha raggiunto il suo culmine sabato sera, durante il Gran Gala. Teatro pieno alla Versiliana e appalusi a scena aperta del pubblico sono stati il riconoscimento meritatissimo a una manifestazione di respiro internazionale il cui prestigio è andato crescendo anno dopo anno.
“È stata una delle esperienze più soddisfacenti della mia vita e ringrazio il Comune di Pietrasanta, il sindaco Alberto Giovannetti, la Fondazione Versiliana per avermi ospitata”. Con la voce ancora carica di emozione Adria Ferrali ringrazia le istituzioni, il Maestro KAN Yasuda per aver creduto in questo progetto contemporaneo che ha unito la danza contemporanea alla scultura e Giorgio Angeli per la realizzazione della scultura per il palcoscenico. A questi, si aggiunge un altro ringraziamento della Ferrali: “a PeiJu Chien-Pott, Bessie award winner, per avermi permesso di sviluppare questo particolarissimo progetto coreografico. PeiJu ha personalizzato e reso tutto molto naturale e ha saputo estrarre il pensiero profondo dell’arte”.
Il DAP, Danza in Arte a Pietrasanta, ha dimostrato ad ogni appuntamento di saper unire nuove realtà della scena di danza contemporanea e aspetti tradizionali del balletto, grazie alle dodici compagnie che si sono alternate nelle due settimane di programmazione.
Il segreto del successo, che ha conquistato il cuore dei cittadini e dei turisti che affollano la Piccola Atene della Versilia, è nella “formula” del Festival, unica in Italia: ai piedi delle Apuane, unire la volatile traccia della Danza e il solido fascino delle Arti figurative, del marmo in particolare, fra esibizioni e happening nelle piazze del borgo, dove pubblico e artisti si incrociano.
L’ultima serata della rassegna, il Gran Gala ospitato sul palcoscenico de La Versiliana, era il vessillo delle versatilità che il Festival si incarica di esplorare. In apertura di sipario, la scultura ad arco del Maestro giapponese Kan Yasuda, è diventato lo “Stargate”, monumentale porta d’accesso per altri mondi e stati d’animo, indagati dalla ballerina taiwanese Peiju Chien-Pott, nell’intensa coreografia in stile Martha Graham firmata da Adria Ferrali, direttrice artistica del Festival, già allieva della “Grande Madre” della danza moderna.
La concentrazione richiesta dal rituale, intreccio fra natura e condizione umana, ha ceduto il passo alle evoluzioni del balletto classico con Maria Kochetkova, étoile internazionale formata al Bolshoi, impegnata, con l’afroamericano Osiel Gouneo, in un brillante frammento del “Don Chisciotte”, eseguito in perfetta tecnica classico accademica.
Una maestria messa al servizio anche di “Once I Had a Love”, passo a due coreografato da Sebastian Kloborg, condirettore della rassegna, nel ritratto di un amore che con la sua forza unisce due anime fino a farle diventare una sola.
Altro “switch” nella tecnica moderna con Alice Klock e Florian Lochner, del collettivo-coreografico Flock, per la Prima mondiale di “As I am”, esplorazione delle mutazioni e della ricerca di un sé più autentico, grazie alle acrobazie e al costante incrocio di ruoli, maschile/femminile, e la conquista di nuove posizioni e contrapposizioni, in quella continua fuga di prospettive che è il primo traguardo della tecnica di danza moderna.
Autentico “dono di grazia” alle attese del pubblico il “Bolero”, di Ravel, rivisitato e reso ancora più incandescente dell’originale dai sette interpreti della MM Contemporary Dance Company, guidati dal coreografo Michele Merola. Questi ha concepito il brano come una festa mobile, una sarabanda di dure, taglienti fisicità, giostrate fra prese, attacchi e contrapposizioni fra i sessi, rischiando anche lo “scandalo” della omoerotìa. Il vortice dei muscoli, realizzato dentro, fuori e intorno un “muro” agito come un labirinto, ostacolo e rifugio d’ogni seduzione, è stato accolto in un liberatorio trionfo dal pubblico.