La Giuria del Premio Letterario Viareggio-Rèpaci 93esima edizione presieduta dal giornalista, saggista e storico Paolo Mieli, ha annunciato oggi l’assegnazione del Premio per la Poesia a Claudio Damiani con la sua raccolta “Prima di nascere” edita da Fazi.
Il premio verrà consegnato nel corso della serata finale domenica 31 luglio 2022 in piazza Maria Luisa a Viareggio. Silvia Bre, Le campane, Einaudi e Carlo Carabba, La prima parte, Marsilio riceveranno il riconoscimento “Giuria-Viareggio”. Nei prossimi giorni verrà annunciato il vincitore del Premio Viareggio-Rèpaci 93esima edizione per la Saggistica. La Giuria tornerà a riunirsi in occasione della serata finale proclamando Il vincitore per la Narrativa.
“Prima di nascere” è la nuova raccolta di versi di uno dei più grandi poeti italiani contemporanei. Damiani continua il suo viaggio di esplorazione dei cieli sorvolando una guerra cosmica quotidiana di cui sono ignote le vere cause. Parte da un chiodo fisso che aveva da bambino, all’età di quattro-cinque anni: si chiedeva dove fosse potuto stare prima di nascere, sospeso nel cielo, dove avesse potuto poggiare i piedi: «mi sembrava incredibile non essere esistito prima / e mi sembrava incredibile pure di essere esistito».
Il viaggio lo porta alla sua infanzia e alla nascita, a prima di nascere e anche a dopo la vita, come se questa fosse il tratto visibile di una linea invisibile, o meglio di una catena, o di una rete di catene e anelli tutti collegati. E come un suono copre un altro suono, questa rete meravigliosa quasi copre la nostra angoscia, la nostra ignoranza come di bestie condotte al macello, o forse a un rito sacrificale.
Nel libro ritorna sempre l’abisso in cui il bambino si sentiva sospeso prima di nascere, simile a quello in cui è sospeso l’uomo contemporaneo, che, nell’immagine di Emanuele Severino, è come un trapezista che ha appena lasciato un trapezio e non ha ancora afferrato l’altro, e si ritrova sospeso senza appigli sul vuoto.
Se il primo trapezio a cui eravamo attaccati erano le verità religiose e metafisiche, comprese fedi e speranze ideologiche più o meno recenti, che cosa sarà l’altro trapezio che si sta muovendo nel buio verso di noi, di cui ci sembra di sentire il sibilo impercettibile? Magari una frase scritta dentro la natura, che ci aspetta tranquilla, nella nostra ricerca concitata, a cui siamo forse vicini, e che non è una formula scientifica, ma una parola che ci accoglie e ci acquieta, togliendoci dall’insostenibile ignoranza in cui siamo. Intanto ci confortano gli alberi, gli animali, le montagne e le ombre dei nostri cari, a cui stiamo vicini e da cui non vogliamo allontanarci, mentre la tecnica corre a perdifiato, evoluzione naturale anch’essa, e bisognosa di avere accanto, ancora e per sempre, l’arte.