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venerdì, Novembre 22, 2024

Il terremoto del settembre 1920 che devastò Lunigiana e Garfagnana. In un libro memorie e fotografie

Questo non è un libro, ma un documento storico inoppugnabile – soprattutto nella preponderante parte fotografica – che dimostra senza ombre di dubbio quale ebbe ad essere la tragedia di cento anni fa in Garfagnana e Lunigiana. Non solo, perché in calce vi troviamo dettagliatamente il numero delle vittime comune per comune.

Il 6/7 settembre 1920, infatti, un terremoto disastroso sconvolse la Garfagnana, la Lunigiana e alcune zone delle provincie di Reggio Emilia e Modena, i comune di Massa e Carrara e in misura minore le province di Lucca e Pisa e un paese della provincia di La Spezia (Brugnato). Ma dato che l’epicentro del sisma fu l’abitato di Villa Collemandina in Alta Garfagnana – letteralmente raso al suolo – questo terremoto è ricordato come quello di Villa Collemandina, appunto.

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In tutto ci furono, a parte i feriti, 234 vittime ufficiali. Ma per dare un’idea esatta della vastità del fenomeno tellurico, la cui ricorrenza centenaria è stata posticipata a causa della pandemia, forniamo prima di tutto l’elenco dettagliato delle vittime nelle diverse località.
Garfagnana: 30 a Villa Collemandina, 17 a Minucciano, 13 a Camporgiano, 11 a Pieve Fosciana, 7 a Castelnuovo, 7 a Piazza al Serchio, 5 a Vagli di Sotto, 2 a Fosciandora, 1 a San Romano, 1 a Sillano e 1 a Giuncugnano, più 2 a Barga (che si trova nella Media Valle) per un totale di 97 vittime. Lunigiana: 62 a Fivizzano, 23 a Casola, 9 a Licciana Nardi, 8 a Villafranca, 4 ad Aulla, 2 a Podenzana, 1 a Soliera, 1 a Comano e 1 a Bagnone per un totale di 111 vittime. Altre zone: 10 in Provincia di Reggio Emilia, 5 in Provincia di Modena, 3 nel Comune di Massa, 3 nel Comune di Carrara, 1 in Provincia di Lucca, 2 in Provincia di Pisa, 1 a Brugnato in Provincia di La Spezia per un totale di 26 vittime. Quindi un totale complessivo di 234 vittime.

Come si può constatare non fu quindi Villa Collemandina, epicentro del sisma a pagare il prezzo maggiore in vite umane, ma Fivizzano in Lunigiana, perché a Villa Collemandina – come ci ha spiegato il sindaco Francesco Pioli – la maggioranza della popolazione si trovava a lavorare nei campi.

Questo elenco dettagliato lo troviamo, come abbiamo già riferito, in calce al bellissimo volume “Il terremoto del 1920 – Visioni e memorie delle regioni devastate” che la Pro Loco di Castelnuovo Garfagnana, in occasione del centenario, ha pubblicato a cura del suo presidente Silvio Fioravanti e dell’ Ammiraglio Silvano Benedetti con il determinante contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e della Banca della Versilia Lunigiana e Garfagnana. Un libro questo che, a parte gli interventi istituzionali e la storia dettagliata del sisma, parla soprattutto attraverso le immagini che con spietata immediatezza ci riportano alle disastrose conseguenze di un evento che, ci dice la storia, dal 1492 si ripete in Garfagnana più o meno a distanza di un secolo.

Sono foto che, più delle parole, dimostrano come una zona ad elevato rischio sismico ma fortemente antropizzata sia stata letteralmente ridotta in cenere e che oggi fortunatamente rivive attraverso queste immagini che comunque non possono essere esorcizzate dal trascorrere del tempo. Perché, a ricostruzione avvenuta, all’espandersi dei centri abitati ed al mutamento delle condizioni di vita sembra quasi che poco o nulla sia avvenuto un secolo fa. Come risulta evidente da un brevissimo passo dell’intervento scritto da Fausto Giovannelli, presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano: “Il 7 settembre 1920 ha segnato tragicamente la storia del territorio in cui oggi insistono sia il Parco Nazionale che la Riserva di Biosfera Unesco dell’Appennino Tosco-Emiliano”, ma – aggiungiamo noi – anche un fortissimo incremento turistico che dimostrano la sua completa trasformazione.

In concreto, questo volume non è solo da sfogliare per rendersi conto della tragedia che ebbe a colpire Garfagnana, Lunigiana, e vaste zone limitrofe, ma soprattutto ad insegnare che di fronte a eventi di simile intensità catastrofica, c’è solo la la cultura della prevenzione che si materializza soprattutto con la conoscenza del proprio territorio, ma anche nelle costruzioni antisismiche che qui in gran parte hanno trasformato sia le vecchie che le nuove abitazioni. Come, appunto, è accaduto a Villa Collemandina, che nella nuova versione si presenta con un assetto urbanistico moderno e con abitazioni antisismiche non più alte di due piani.

Della possibilità di consultare attentamente questo libro-documento dobbiamo sinceramente ringraziare l’attuale sindaco di Villa Collemandina Francesco Pioli, cui si deve l’organizzazione della toccante cerimonia che ha ricordato il centenario dell’evento davanti alla ricostruita chiesa parrocchiale.
Mario Pellegrini

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