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venerdì, Novembre 22, 2024

Castagne, produzione in aumento del 20%. Successo del fai-da-te con la formula “più raccogli e meno paghi”

La castanicoltura toscana in recupero nonostante la preoccupazione per gli effetti della siccità accende i metati, spinge la produzione della farina Made in Tuscany e rilancia le presenze turistiche nei borghi grazie a feste e mercatini contadini. A dirlo sono Coldiretti Toscana e Associazione Città del Castagno che stimano un incremento della produzione intorno al 20%, anche se non in maniera uniforme, insieme ad una raccolta partita in anticipo, già a fine settembre, in molte zone della regione.

Con sei prodotti a denominazione di origine legati al castagno (sono quindici a livello nazionale) – il Marrone del Mugello IGP, il Marrone di Caprese Michelangelo DOP, la Castagna del Monte Amiata IGP, la Farina di Neccio della Garfagnana DOP, la Farina di Castagne della Lunigiana DOP ed il Miele della Lunigiana DOP – la Toscana si conferma la regione regina d’autunno per le produzioni certificate. Sono circa 13 mila gli ettari da frutto e poco più di 5 mila le aziende castanicole censite secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura Istat.

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“L’annata castanicola è molto buona. Le castagne sono belle e sane. Stiamo tornando, dopo anni altalenanti, ad un livello di produzione importante anche se il comparto, che riteniamo fondamentale dal punto di vista ambientale, economico e turistico per i territori montani e per la filiera agroalimentare, ha ancora notevoli margini di crescita e sviluppo – spiega Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana – . I temi che dobbiamo affrontare concretamente sono l’abbandono di migliaia di ettari di castagneti da frutto quando hanno rappresentato in passato una fonte indispensabile di sostentamento e quello dell’aggregazione: il 90% delle aziende castanicole se dovessero contare solo su questa produzione non riuscirebbero a sopravvivrebbero. La filiera della castagna è una filiera che può essere molto interessante per i giovani e può garantire occupazione e prospettive sia per la vendita del prodotto fresco sia per il prodotto trasformato per la ristorazione e la distribuzione organizzata. Per recuperare i castagneti, rimetterli in produzione e salvaguardare i nostri boschi, serve creare le condizioni perché diventi un’attività in grado di garantire reddito. Dobbiamo invertire la rotta”.

A determinare una stagione molto positiva, superiore alle aspettative, è stata un’ottima fioritura primaverile. “Nonostante il prolungarsi della siccità estiva e delle alte temperature i castagni hanno infatti resistito bene – spiega l’Associazione Città del Castagno – . Agosto è stato il mese della svolta. Le piogge, anche se non abbondanti e non omogenee, sono state molto utili ai castagni. Nel giro di un paio di settimane i rami dei castagni hanno cominciato a incurvarsi, segno che i frutti cominciavano a crescere dentro i ricci. Il caldo ha inoltre limitato la nascita di insetti che distruggono le castagne, così come irrilevante è la presenza di marciume gessoso Gnomoniopsis castanea. Si può parlare quindi di annata castanicola molto buona con ottime produzioni, salvo alcune località con terreni più sassosi e poco profondi, dove la pezzatura è risulta più piccola”.

L’Associazione Città del Castagno segnala però tra gli elementi di criticità “il marcato crollo del prezzo del fresco, sia per le castagne che per i più pregiati marroni, oltre che il rincaro dei prodotti energetici che stanno scoraggiando molti produttori artigianali a trasformare il fresco. Nonostante una buona produzione dal punto di vista qualitativo e quantitativo resta alto il rischio di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Turchia, Portogallo, Grecia e dalla Spagna”.

Coldiretti Toscana quindi chiede più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia, “per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori”. Inoltre, per non correre il rischio di acquistare a caro prezzo caldarroste straniere, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. “Molto importante è il ruolo di mercatini di Campagna Amica – afferma l’associazione sul proprio sito – , così come sagre e feste di paese che in queste settimane animano borghi e paesini dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne”.

Al riguardo Coldiretti porta ad esempio quanto accade a Casale, nel Comune di San Godenzo, in Mugello, dove “la raccolta dei marroni è fai-da-te sul modello del pick your own già sperimentato per altre produzioni agricole: più raccogli e meno paghi. Una formula che piace molto alle famiglie, centinaia quelle che la domenica arrivano all’azienda Marroneta Lalli per raccogliere in sicurezza i marroni e trascorrere una giornata immersi nella natura nel rispetto di poche e semplici regole di condotta. Una risposta anche ai rincari – conclude Coldiretti – : un chilogrammo di marroni freschi può costare al massimo 3 euro al chilo garantendo all’azienda agricola le risorse per mantenere vivi i marroneti e con loro le antiche tradizioni dell’italico albero del pane così come lo chiamava il poeta Giovanni Pascoli”.

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