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venerdì, Novembre 22, 2024

La rivoluzione digitale nei servizi di pagamento fra benefici, ritardi e rischi. L’analisi di Lucia Leonelli

Aumentano i pagamenti in formato digitale in Italia ma non come nel resto d’Europa. I benefici che offre questa modalità sono molteplici ma la sua crescita è frenata dai ritardi nelle competenze informatiche. Come si possono superare queste problematiche? La questione sarà affrontata sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Nell’articolo – intitolato “Innovazioni nei servizi di pagamento ed effetti della pandemia”, che riceviamo e pubblichiamo in anteprima – la professoressa Lucia Leonelli, preside della Facoltà di Economia dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata, analizza le problematiche legate alle nuove modalità per effettuare transazioni.

I servizi di pagamento costituiscono probabilmente l’ambito del sistema finanziario che ha registrato i cambiamenti più significativi nel corso del tempo. Rilevanti innovazioni tecnologiche, nuovi operatori entrati a far parte dell’offerta, modifiche nelle preferenze e nelle modalità di utilizzo dei servizi da parte dei consumatori e considerevoli interventi di regolamentazione sono solo alcuni dei fattori che hanno contribuito ad innovare un settore a lungo trascurato negli interessi dei produttori e della clientela.

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Il bisogno di effettuare e ricevere pagamenti è pressoché quotidiano e interessa un po’ tutti: persone, imprese e istituzioni. I vantaggi legati ad un impiego più efficiente, rapido, sicuro ed economico di questi servizi costituiscono un beneficio per tutti quei soggetti che quotidianamente li utilizzano per trasferire le disponibilità nell’ambito degli scambi economici e finanziari. Interventi volti a migliorare la sicurezza, aumentare l’accessibilità e la convenienza, velocizzare l’esecuzione e abbassare i costi portano benefici considerevoli all’intero sistema economico.

I benefici di una maggiore diffusione dei servizi di pagamento alternativi al contante riguardano la tracciabilità delle operazioni di pagamento, l’emersione dell’evasione, la riduzione di comportamenti criminosi, un risparmio di risorse (il costo sociale dei pagamenti in contante è molto elevato), la riduzione del rischio di furti rapine e perdita del contante, la diminuzione di costi e di tempi di trasferimento delle disponibilità a distanza e la migliore efficienza con cui si gestiscono incassi e pagamenti.

Crescono i pagamenti digitali ma l’Italia è sempre agli ultimi posti in Europa

In Italia, la diffusione di servizi di pagamento alternativi al contante è cresciuta negli anni ma resta piuttosto bassa se confrontata con gli altri paesi dell’area Euro (le operazioni eseguite pro capite con strumenti diversi dal contante sono 135 a fronte di una media di 297 operazioni eseguite nell’Eurozona). L’utilizzo di canali digitali per effettuare incassi e pagamenti è particolarmente apprezzato dai giovani e può contribuire a migliorare il ricorso ai servizi finanziari da parte di soggetti “non bancarizzati”.

Tra i fattori che spiegano il basso utilizzo di servizi di pagamento elettronici ci sono le competenze digitali. Il Digital Economy and Society Index (DESI), che analizza le performance digitali dei diversi paesi, rileva ovunque un miglioramento delle performance nel 2021 ma l’Italia si posiziona agli ultimi posti (20° su 27), con conoscenze digitali di base e avanzate assai contenute e un utilizzo regolare di internet carente.

Dal lato dell’offerta le banche stanno ampliando l’offerta online dei servizi tradizionali. A fine 2021 in Italia i clienti in grado di accedere ai servizi bancari con l’utilizzo di canali digitali erano il 79 per cento. Questa quota è cresciuta di ventinove punti percentuali negli ultimi dieci anni. Nello stesso periodo le banche hanno realizzato una ristrutturazione dei canali distributivi a favore di modalità digitali di contatto con la clientela con conseguenti effetti sulla riduzione dei canali fisici e dei dipendenti del settore bancario. L’incentivo per la clientela a spostarsi dai canali fisici a quelli telematici è visibile anche dal pricing dei servizi offerti. Nel 2020 il costo di un conto corrente sottoscritto e amministrato digitalmente è pari in media a circa un quarto dei costi di un conto bancario tradizionale.

Il settore dei servizi di pagamento è oggetto di continua evoluzione e le innovazioni tecnologiche e normative introdotte in questi anni hanno avuto impatti rilevanti sul quadro degli attori dell’offerta e sui processi produttivi dei servizi. Negli ultimi dieci anni il numero di POS, per il pagamento con carte presso esercenti e professionisti, è quasi triplicato, da 1,5 a 4,1 milioni. Con la crescita del commercio elettronico, l’incidenza delle transazioni online sul totale delle operazioni con carte è cresciuta dall’8 al 13 per cento. Nel 2021 i pagamenti contactless hanno rappresentato il 64 per cento delle transazioni con le carte abilitate ad utilizzare questa tecnologia. Tuttavia, l’Italia in ogni caso rimane in posizione arretrata rispetto agli altri paesi europei nell’utilizzo dei canali digitali. Nel 2021 i dati Eurostat evidenziano che l’online banking in Italia viene utilizzato dal 45 per cento della popolazione, a fronte di una media del 61 per l’insieme dell’area dell’euro, ma vi sono forti differenze a livello regionale nel territorio italiano nella fruizione di servizi bancari attraverso canali digitali. Nel 2021 la quota è stata di circa il 50 per cento nelle regioni del Centro Nord, contro il 33 per cento in quelle del Mezzogiorno. Le principali ragioni in grado di spiegare tali differenze sono da ricercare nel livello di reddito pro capite e nella diversa presenza di canali di contatto telematici della clientela e più in generale nella diffusione di canali digitali presso la popolazione (app per cellulari, home banking).

La pandemia sta cambiando le abitudini di pagamento degli italiani

Negli ultimi due anni, a seguito della pandemia da Covid-19 e dei fatti drammatici che ne sono stati conseguenza, si è verificato un brusco cambiamento negli stili di vita, nei comportamenti dei consumatori e nelle loro abitudini in generale. Tutto ciò ha avuto un forte impatto anche sull’utilizzo dei servizi di pagamento. Numerosi fattori sono intervenuti a condizionare le abitudini di pagamento in moneta contante favorendo l’aumento del fabbisogno di pagamenti a distanza e quello di pagamenti contactless presso il punto vendita. Molti di noi hanno avuto timore di poter contrarre il virus attraverso lo scambio di banconote e monete o consegnando la propria carta per il pagamento ad un soggetto potenzialmente in grado di contaminarla.

Durante i periodi di lockdown l’utilizzo delle carte in modalità contactless è cresciuto dal 35 al 55 per cento. Con riferimento alle operazioni di e-commerce con carta sul totale, le transazioni passano dal 25 per cento in media prima del lockdown a oltre il 40 per cento. Nello stesso periodo, i bonifici online hanno registrato anch’essi una crescita rilevante dell’8 per cento rispetto all’inizio della pandemia. A seguito dei periodi di lockdown, l’accessibilità del denaro contante attraverso il prelievo in filiale si è ridotta in termini di giorni e orari. L’incidenza del contante sui pagamenti complessivi è in diminuzione.

Attenzione ai rischi del digitale!

Tutto ciò ha avuto però anche conseguenze negative. Sul piano generale, la vulnerabilità delle infrastrutture IT del sistema finanziario è aumentata (le transazioni on line rappresentano un pericoloso cavallo di troia) e così le opportunità per riciclaggio e altre attività illegali. Nel caso dei servizi di pagamento al dettaglio, la probabilità di incorrere in truffe online è aumentata in misura esponenziale e i tentativi di raggiro sono diventati sempre più credibili e sofisticati. La crescita dei clienti che hanno sperimentato, a seguito delle particolari condizioni del periodo, l’utilizzo dell’home banking e degli acquisiti sulle piattaforme di commercio elettronico (e-commerce) ha determinato la crescita del fenomeno. Il ricorso ai canali digitali, infatti, rappresenta una grande opportunità che non risulta però priva di rischi. Per tale ragione, è richiesta un’adeguata conoscenza e una specifica formazione volta a proteggere dalle eventuali insidie.

Le autorità di supervisione stanno rapidamente sviluppando competenze e protocolli necessari per tenere sotto controllo i rischi IT, operativi e reputazionali conseguenti a tale evoluzione, al tempo stesso moltiplicando le iniziative per promuovere la conoscenza dei meccanismi di frodi e truffe online più comuni sui pagamenti elettronici e degli strumenti di tutela a disposizione della clientela. Indagini recenti sembrano indicare in quest’ultima una sostanziale fiducia nei sistemi di sicurezza ma al tempo una pericolosa overconfidence rispetto al mondo dell’online.

Per tale ragione è necessario sapere come proteggersi da tentativi di truffe che potrebbero avere impatti negativi sulle proprie finanze e quelle della propria famiglia. La Banca d’Italia e le associazioni dei consumatori suggeriscono di avere un atteggiamento di consapevolezza proattiva; diffidenza riflessiva; sensibilità nella diffusione dei dati personali, sottolineando come questi siano un patrimonio prezioso che non va ceduto con leggerezza. È necessario che i consumatori non cedano a un pericoloso effetto di abitudine al mezzo informatico che porta ad abbassare la guardia, sviluppando comportamenti dettati da un eccesso di fiducia, o al contrario di ingiustificata inadeguatezza. È questa oggi la sfida del sistema finanziario e delle autorità che lo controllano nel mondo dei servizi di pagamento al dettaglio.

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