Sarà presentato domenica 11 dicembre alle ore 17, nella sala Cosimo I a Palazzo Mediceo, il libro “Gian Lorenzo Berti da Seravezza, teologo del ‘700” di Massimo Tarabella.
Oltre all’autore, parteciperanno alla presentazione, a cura di Francesco Parasole, il sindaco Lorenzo Alessandrini, il direttore della Fondazione Terre Medicee Davide Monaco, e Luigi Santini dell’Istituto Storico Lucchese – sezione Versilia Storica.
La ricerca sul teologo Berti ha lo scopo di portare alla luce un personaggio storico di Seravezza, la cui vicenda umana e intellettuale è pressoché sconosciuta alla comunità stessa e alla Versilia.
Nella prima metà del ‘700 si riaccendono in Europa questioni teologiche rimaste latenti dal Rinascimento. La quaestio sulla salvezza diventa oggetto di scontro tra gesuiti e i giansenisti: i primi sostengono il libero arbitrio nella soluzione della salvezza; i secondi quello della grazia a vantaggio dei predestinati: quest’ultima tesi però è molto affine alla tesi protestante ed è già stata condannata. Benedetto XIV è preoccupato che lo scontro teologico porti ad una divisione in seno alla Chiesa. L’ordine agostiniano, fedele alla sua tradizione, allora dà incarico al suo più autorevole teologo, Gian Lorenzo Berti da Seravezza, di redigere un nuovo manuale che risolva la questione dottrinaria secondo la lettura ortodossa di Sant’Agostino. Ma l’operazione si rivela complessa.
La dottrina del Berti, pur con gli sforzi di distinguersi dal giansenismo, ne condivide la matrice agostiniana e i gesuiti, in forza di questo la denunciano a sua volta di filogiansenismo, prefigurando la condanna.
Ciò segna l’inizio delle avversità per il Berti, chiamato a difendere se stesso e l’ordine agostiniano in un contenzioso dialettico duro. Assolto dalle accuse di filo-giansenismo tuttavia i Gesuiti non demordono. Il frate di Seravezza ormai è un personaggio scomodo: specie da quando è sostenuto dall’autorevole rivista “Le Novelle letterarie” di Firenze, e per giunta da quando il suo nome circola tra i candidati alla porpora. La disputa ora non è più una speculazione intellettuale d’accademia, ma lotta di potere. Ed i Gesuiti, più ascoltati nei palazzi, faranno calare il sipario sulla prospettiva della candidatura del Berti a cardinale.