Ogni anno viene stilato il rapporto dell’indice della libera economia, che di fatto è la classifica del capitalismo mondiale. È stato creato nel 1995 dal “Wall Street Journal” in collaborazione col think tank statunitense “The Heritage Foundation“. I dati non sono confortanti: l’Italia è al 57° posto, dietro Albania, Costa Rica e Panama. Da segnalare anche il peggioramento delle due più grandi economie mondiali: Stati Uniti e Cina, che si collocano al 25° posto, la posizione più bassa in assoluto nei 28 anni di storia dell’Indice. Un’analisi del rapporto sarà pubblicata sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Nell’articolo, che riceviamo e pubblichiamo in anteprima, Renzo Ponzecchi evidenzia la necessità di rafforzare il libero mercato nel nostro paese in una visione di crescita e sviluppo del paese.
Nell’annuale classifica dell’ “Index of Economic Freedom 2022” viene analizzata la situazione della libertà economica nei paesi di tutto il mondo, ricerca che può essere definita una “classifica del capitalismo mondiale”.
Nelle sue pagine riporta in modo evidente il peggioramento delle due più grandi economie mondiali: Stati Uniti e Cina. Questa classifica fu pubblicata per la prima volta nel 1995 . Gli Stati Uniti avevano un punteggio di 76,7. Nella classifica del 2022 ha 72,1 punti. Oggi si posizionano al 25° posto, si tratta della posizione più bassa in assoluto nei 28 anni di storia dell’Indice. All’interno del dossier si indicano nelle politiche di Joe Biden la responsabilità di questa situazione. Ancora peggiore è la situazione della Cina che passa da un indice di 58,4 di anno scorso agli attuali 48 punti. Anche per la Cina l’indice non è stato mai così basso dal 1995.
Gli analisti affermano che queste situazioni, presenti negli Stati Uniti ed in Cina, dipendono dall’eccessiva spesa pubblica con un conseguente aumento del deficit, frutto di scelte politiche/economiche che vedono nell’intervento pubblico un freno ad una economia libera.
L’intero sistema economico mondiale vede con preoccupazione questa situazione. Molti grandi stati sono legati commercialmente alla Cina e una sua crisi può portare gravi danni anche ad altre economie mondiali. La grande crescita della Cina è dovuta all’inserimento della proprietà privata e delle riforme capitaliste che hanno limitato l’intervento dello stato. Da alcuni anni lo stato cinese sta riportando l’intervento dello stato in molti settori produttivi limitando la libertà economica. L’economia di mercato ha dimostrato di essere un motore di opportunità e di ridistribuzione della ricchezza, dove altri modelli economici basati sull’intervento dello stato hanno finito per essere un limite allo sviluppo sociale ed economico.
Riporto alcuni passaggi letti nella ricerca di “Index of Economic Freedom 2022” dove si evidenzia il rapporto il prodotto nazionale lordo pro capite alla libertà economica: “L’indice della libertà economica dimostra chiaramente il legame tra capitalismo e prosperità. Il prodotto nazionale lordo pro capite nei paesi classificati come economicamente ‘liberi’ è di 73.973 dollari, nei paesi ‘per lo più liberi’ è di 45.519 dollari, nei paesi ‘moderatamente liberi’ è di 21.803 dollari, nei paesi ‘per lo più non liberi’ è di 9.917 dollari e nei paesi ‘repressi’ è di 7.096 dollari”.
L’Italia è al 57° posto, dietro Albania, Costa Rica e Panama. La necessità di rafforzare il libero mercato nel nostro paese è sostanziale in una visione di crescita e sviluppo del paese. La “concorrenza” fra gli attori economici è decisiva. Non regolamentarla, lascia ampi margini al conservatorismo, (… che non ha colori politici) in tante parti economiche, industriali, infrastrutturali, asset bancari e altro. Il nostro paese ha un urgente bisogno di limitare l’ingerenza dell’ottusa burocrazia e di una espansione economica liberale. Certamente non con un selvaggio e deregolamentato “liberismo” che mai fa l’interesse di una giusta e responsabile economia di mercato.