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sabato, Novembre 23, 2024

Stagnazione nel 2023? Ci sono invece segnali che indulgono all’ottimismo: ripartiamo dagli indicatori positivi

Stagnazione in Italia nel 2023? Cioè, ci stiamo avviando verso crescita zero? Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha lanciato questo grido d’allarme. Sperando che alla stagnazione o alla recessione non si arrivi, vediamo gli elementi significativi che ci fanno augurare il contrario.

Nel mare magnum delle informazioni negative sul fronte economico ci sono anche tre segnali positivi:

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  • Il PIL crescerà a fine anno di quasi il 4%, molto di più della media europea e di Francia e Germania;
  • il totale del turnover cumulato del factoring erogato dalle banche cresce a fine ottobre, anno su anno, del 18% circa, oltre il 17%;
  • il Leasing cresce del 9% anno su anno.

Il primo dato disegna lo stato di salute dell’economia del nostro Paese pur in presenza di inflazione crescente, del rialzo dei prezzi dell’energia e delle materie prime e del forte rialzo dei tassi di interesse: tutti frutti del dopo pandemia e della guerra in Europa, nonché delle conseguenti sanzioni dell’occidente alla Federazione Russa. Dobbiamo analizzare dati che non si improvvisano ma danno veramente il senso dello sforzo compiuto dalle aziende dei vari comparti produttivi e della fiducia degli imprenditori in una visione di di crescita e di sviluppo economico possibili pur  in un contesto geopolitico molto difficile e certamente sempre più competitivo.

In secondo luogo la crescita del factoring totale, che rappresenta oggi il 12% dell’intero PIL nazionale, di oltre il 13%, netto del fatturato nazionale complessivo è un dato positivo incoraggiante. Il factoring è infatti uno strumento finanziario a breve termine che può crescere anche in un contesto economico non proprio favorevole. Le aziende cioè si finanziano per affrontare meglio la concorrenza aumentando la liquidità necessaria per sostenere i pagamenti per sostenere acquisti e spese di produzione.

Quanto al leasing, esso finanzia solo investimenti produttivi in beni durevoli a medio lungo termine, il cosiddetto “finanziamento prociclico”. Ora, se una rondine oppure anche tre rondini in questo caso non fanno ‘primavera’, occorre però sottolineare, con l’ottimismo della volontà, che nella impresa  gli investimenti si fanno, ci si mette in gioco quando si crede nel futuro dell’azienda e nella sua capacità di creare maggiori ricchezza e occupazione.

Ora le previsioni per il 2023 vanno fatte con scenari più riflessivi rispetto alla fine dell’anno in corso ma questo non significa che avremo sicuramente stagnazione o addirittura recessione 8crescita negativa per trimestri consecutivi). Occorre invece un impegno forte con la percezione degli spiragli positivi di un nuovo auspicabile sviluppo nella seconda metà dell’anno 2023 in un contesto dove la pace prevalga sulla guerra, l’inflazione ritorni sotto controllo e i tassi bancari possano ridiscendere con un raffreddamento dei costi delle materie prime e della spesa energetica.

Su questi obbiettivi debbono concorrere le volontà governative e delle autorità monetarie, ma soprattutto la voglia imprenditoriale di affrontare i mercati nelle difficoltà, sia pure consapevoli delle risorse e delle energie disponibili, magari anche intellettuali e morali oltre che fisiche.

Gianfranco Antognoli

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