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venerdì, Novembre 22, 2024

In Ucraina si consuma una guerra sempre più sanguinosa: fondamentale per la pace la visita di Papa Francesco

La fede cristiana non consente a chi la rappresenta e la vive di confermarla ma impone atti coerenti anche se difficili e pericolosi per la propria incolumità. Ma Papa Francesco non teme certo per la sua vita è solo consigliato per una prudenza che oggi non si concilia più con la tragica realtà.

Nei giorni scorsi il portavoce del governo Ucraino ha chiesto ufficialmente al Pontefice di recarsi a Kiev: la carneficina in atto con missili e bombe su obbiettivi civili e militari impone al Santo Padre, al di là della diplomazia, di fare un gesto significativo per chiedere la Pace che si allontana sempre più. Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II sono stati testimoni e facilitatori effettivi, non solo predicatori, di pace: il destino e la missione di un Papa sono quelli di urlare “La Pace” e gridare le parole “Di Gesù” testimoniando con atti concreti conseguenti.

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Giovanni Paolo II impugnando la croce ebbe a gridare: “Aprite le porte a Cristo!”. Oggi Papa Francesco, anche per il nome più che  significativo che ha scelto, non può rimanere a Roma mentre muoiono centinaia di persone ogni giorno in Ucraina. Se il visto per Mosca non arriva, occorre che venga detto al mondo perché, e lui si deve recare in pellegrinaggio almeno a Kiev per riaffermare e dare forza ad una richiesta di pace: al gesto non simbolico del Papa, capo della cristianità nel mondo, seguiranno sicuramente poi fatti significativi e concludenti nella direzione di porre fine ad un conflitto che degenera sempre più ogni giorno di più in una vera e propria carneficina.

Il Papa di Roma, e non certo Erdogan o Macron o qualche altro, ha l’autorità morale ed il ruolo internazionale, ben al di sopra delle parti, che ne fanno, checche’ creda qualcuno, compreso qualche capo di stato (interessato alla guerra in atto) la figura e il simbolo di una testimonianza forte di pace credibile, fuori della comoda diplomazia delle varie cancellerie dei vari Stati.

Gianfranco Antognoli

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