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venerdì, Novembre 22, 2024

Inflazione, tassi in aumento e volatilità: i consigli dell’esperto Alessandro Moschetti per gli investitori

Come deve comportarsi un risparmiatore in un periodo caratterizzato da inflazione, tassi in aumento e volatilità? Una risposta la offre il consigliere d’impresa e consulente indipendente Alessandro Moschetti sul numero di marzo di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Nell’articolo – intitolato “Finanza, chiude un anno difficile. La ripresa è attesa per la fine del 2023. Quali regole per investire sui mercati?”  – Moschetti ribadisce le previsioni di una ripresa dei mercati e la convenienza ad investire nel lungo termini in azioni.

Il 2022 si è rilevato un anno molto difficile sia dal punto di vista geo-politico per il ritorno della guerra in Europa dopo oltre 75 anni, sia dal punto di vista economico-finanziario. Tra i principali eventi che stanno avendo un forte impatto sui mercati si segnalano l’elevata inflazione (a novembre 7,1% negli Stati Uniti e 10,1% nell’Unione Europea) e il rialzo dei tassi delle Banche Centrali (ora siamo al 2,50% tasso BCE e range 4,25-4,50% tasso FED), oltre ad altri molteplici eventi che hanno avuto un impatto notevole sui mercati finanziari. Nemmeno un rafforzamento del dollaro USA di circa il 7% da inizio anno è riuscito a contenere il ribasso entro la doppia cifra negativa per molti indici. Le performance negative del settore obbligazionario hanno riportato i rendimenti dei bond governativi in territorio positivo (anche se ancora i rendimenti reali – cioè al netto dell’inflazione – sono negativi).

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Analizzando l’andamento “total return” (cioè considerando anche i dividendi azionari e le cedole obbligazionarie incassate) di un portafoglio “60 equity USA/40 Treasury Bond” si può constatare – dati al 30 settembre 2022 – che il 2022 è il quinto anno su 95 analizzati (dal 1928 al 2022) ad aver avuto un rendimento negativo sia lato azionario (S&P 500) sia lato obbligazionario (Treasury a 10 anni) e sale al 2° posto assoluto come performance negativa con un -21%, dietro solo al 1931 (-27,3%).

Pertanto, a livello puramente finanziario, l’anno appena trascorso sarà ricordato come un periodo in cui nessuna asset class tradizionale ha avuto un rendimento positivo (e anche altri asset come materie prime non hanno brillato) e non è stato possibile “decorrelare”.

Se al 30 settembre la performance di questo ipotetico portafoglio 60/40 era molto negativa (-21%), sono bastati un paio di mesi di andamento piuttosto positivo (ottobre-novembre) per recuperare abbastanza e ridurre la negatività ad un -12,6% (dati al 20 dicembre 2022) anche se in questo caso al posto del “Treasury 10 anni” il comparto obbligazionario analizzato è l’indice Bloomberg US Aggr. (ma cambia di poco la sostanza). Questo recupero (anche se per la maggior parte degli analisti non sarà un cambio di direzione verso un mercato Toro) dimostra la validità del progetto “Piano di Accumulo” nelle fasi più difficili e negative dei mercati finanziari, per poi raccogliere i frutti nella successiva fase di rialzo dei mercati.

Sinteticamente, ad oggi la view più diffusa tra molti analisti è che si continuerà con questo trend per una buona parte del 2023, per poi stabilizzarsi e riprendere un trend positivo negli ultimi mesi del 2023 e una piena ripresa dei mercati nel 2024: tutto questo se verranno confermate le indicazioni di inflazione in calo e stop agli aumenti dei tassi delle Banche Centrali.

Chiaramente un “game-changer” tale da modificare improvvisamente i mercati potrebbe essere anche un cambiamento dello “status quo” nella guerra Ucraina-Russia.

Chiudo segnalando un articolo del 17 novembre scorso nel quale AllianceBernstein (società statunitense di gestione patrimoniale globale, ndr.) spiega, attraverso un’analisi firmata da Christopher W. Marx (Global Head – Equity Business Development), David Wong (Senior Investment Strategist and Head – Asia Business Development, Equities) e Robert Milano (Senior Investment Strategist and Head – EMEA Equity Business Development) i dieci motivi perché vale la pena tenere in considerazione l’investimento in azionario: chiaramente questo ragionamento vale in un’ottica di una buona diversificazione e corretta asset allocation in base al proprio profilo di rischio complessivo.

Questi i dieci motivi:

  • i mercati azionari tendono a salire nel tempo;
  • per gli investitori a lungo termine, le azioni si confermano l’investimento migliore per accrescere il capitale;
  • i tassi d’interesse sono ancora relativamente bassi, mentre le valutazioni azionarie sembrano ragionevoli;
  • nonostante le pressioni sulle valutazioni, finora gli utili hanno mostrato una buona tenuta;
  • le flessioni degli utili nelle passate situazioni di alta inflazione sono state contenute;
  • l’enfasi sulle società di qualità può offrire protezione dagli effetti dell’inflazione;
  • le azioni hanno storicamente registrato buone performance nei periodi di inflazione moderata;
  • le attuali allocazioni ridotte nell’azionario potrebbero fornire un supporto tecnico in futuro;
  • negli USA i riacquisti di azioni proseguono a un ritmo serrato; 4restare sul mercato è una strategia collaudata.

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