Nel centenario della nascita di Giovanni Lazzarini – per gli amici, e non solo, “Menghino” (25 maggio 1923) – nelle sale di Villa Paolina a Viareggio, sabato 8 luglio è stata inaugurata la mostra “Approdi”, un’antologica della sua vasta opera pittorica. Un’iniziativa quanto mai necessaria ed opportuna voluta dall’Amministrazione comunale di concerto con la famiglia e messa in atto da un’inedita curatela di gruppo composta dalla figlia Giovanna e dal marito Carlo Lippi oltre a Lodovico Gierut, Elisa Tamburrini e Marilena Cheli Tomei. Patrocinata ovviamente dal Comune di Viareggio, l’iniziativa si è valsa della partnership della “Fondazione Banca del Monte di Lucca”, dell’Associazione Culturale “Tambuca” e del “Comitato Archivio Artistico Documentario Gierut”.
Giovanni Lazzarini è autore fra l’altro dell’affresco, restaurato di recente, eseguito all’esterno della chiesina della Darsena e che ha per oggetto il duro lavoro dei pescatori: una costante che ritorna continuamente nelle sue opere. Come del resto quelli della facciata dell’antico Arengo che versano in condizioni comatose e che andrebbero restaurati anch’essi.
L’impegno sociale della sua pittura si rivela soprattutto nei volti delle persone, quasi sempre stravolti dalla fatica, ma in cui si evidenzia una forza di volontà che invita a non cedere alle avversità, alla durezza della vita, soprattutto a guardare al futuro. Questa, infatti, è la costante di un artista che ha sempre guardato alla sua città attraverso l’espressione più dura delle sue origini marinare. Quindi un’esposizione che non poteva non avere come sede le sale storiche della Villa Paolina, ma anche in diffusione nelle sale del “Museo della Marineria Alberto Gianni” – dove è avvenuta la presentazione della mostra – e presso la Biblioteca Comunale “Guglielmo Marconi”. Quindi un coinvolgimento della città nei due luoghi più significativi della sua storia e anche dove gli studenti vengono ad incrementare la loro cultura.
In sostanza la pittura di Giovanni Lazzarini acquista un significato particolare e di immediatezza nell’espressione dei volti e in un contesto ambientale dove il lavoro viene espresso nella sua sofferenza materiale e dove la speranza del domani è soltanto un desiderio inconscio. E’ quindi un pittore al di fuori del coro dei suoi colleghi viareggini che hanno guardato al mare con una visione spesso disincantata, preferendo soffermarsi sugli aspetti ambientali delle baracche, della spiaggia, dei gabbiani e delle straccature. Se non addirittura composizioni oniriche in cui realtà e fantasia si assommano compenetrandosi a vicenda. Quindi una pittura che esprime una visione opposta che in qualche modo riprende il neorealismo cinematografico italiano: quello dei vari De Sica e Rossellini che seppero interpretare dal di sento la Resistenza e l’immediato dopo-guerra.
Quindi, quella di “Menghino” non è una mostra come un’altra, ma un omaggio della città ad una dei suoi artisti più talentuosi e calati nella realtà più dura della città. Per questo, data la ricorrenza del centenario della sua nascita – è deceduto il17 marzo 2003 – vorremmo che il restauro degli affreschi che stanno scomparendo dalle facciate dell’Arengo (già camera del lavoro) vengano eseguiti al più presto affinché non scompaiano del tutto.
Mario Pellegrini