I cambiamenti climatici e una primavera dal meteo pazzo hanno portato a un anticipo della vendemmia e la Cia Toscana Nord – Confederazione Italiana Agricoltori fa un primo bilancio, allargando la riflessione anche alla produzione di olio.
I mutamenti climatici, in corso ormai da alcuni anni, anticipano, infatti, i tempi classici della vendemmia che, quindi, in questo periodo è già piuttosto avanzata. A questo si aggiunge il fatto che la vite, nei primi mesi della vegetazione, ha subito in alcune zone grandinate e un importante attacco di peronospora, difficilmente controllabile per le ripetute piogge. Proprio quest’ultimo ha portato a una riduzione fino al 20% di uva, che si è verificata a macchia di leopardo sia in Lucchesia, sia in Versilia. La siccità dei mesi caldi ha ulteriormente aggravato il quadro, peggiorando le rese.
“Un anno non semplice per le nostre aziende – commenta Massimo Gay, vicedirettore Cia Toscana Nord e responsabile Cia Versilia – che hanno subito una riduzione importante che non può essere sottovalutata, anche a fronte di una qualità che resta alta. Un minimo sollievo lo daranno le piogge di questi giorni che fanno bene alle viti anche se in fase di vendemmia avanzata”.
Per l’olivo, il caldo continuativo di maggio e giugno, dopo l’allegagione – cioè il momento della trasformazione del fiore in frutto –, ha determinato un’importante cascola (fenomeno di caduta a terra) dei frutti di olive che non si sono quindi evoluti in olive mature.
A peggiorare la situazione c’è stato un sensibile attacco di mosca, iniziato a fine luglio, ha portato anche a una perdita di prodotto stimata tra il 40 e il 50%.
“A rendere ancora più fosco il settore, nel caso dell’olivo – spiega il vicepresidente CIA e olivicoltore Giovanni Bianchini – abbiamo un trend consolidato di abbandono della coltura, specialmente nelle zone più ostiche come i vari pendii accentuati, presenti in alcune aree della Lucchesia e in quasi tutta la Versilia. Infatti, da alcuni anni i frantoi versiliesi e lucchesi faticano a trovare olive da molire, sebbene il mercato ricerchi proprio l’olio locale”.
Un’annata quindi non positiva che spinge la Confederazione Italiana Agricoltori a rilanciare un appello importante sul fronte istituzionale a sostegno del settore e delle aziende che rappresentano un presidio insostituibile anche sul piano della cura del territorio e della prevenzione e, per questo, andrebbero incentivate.