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venerdì, Novembre 22, 2024

I ragazzi disertano la società. Torna ad esistere una questione giovanile, come si manifesta il disagio

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Adolfo Lippi – giornalista, scrittore, regista tv – sulla questione giovanile che sarà pubblicato sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia e finanza diretto da Gianfranco Antognoli.

Poco se ne parla, ma torna ad esistere una questione giovanile. Non sono più i tempi della “gioventù bruciata” di importazione americana. Nemmeno, fortunatamente, i tempi della rovente guerriglia dal ’68 al ’77. Epperò stanno uscendo delle statistiche allarmanti sul disagio dei giovani ai giorni nostri.

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Secondo alcuni studi pubblicati da “Il Corriere”, più di mezzo milione di ragazzi-e si rifiutano di uscire dalla propria camera, rifiutano di socializzare, si nascondono ripiegando a giornate sul cellulare e sui social. Sempre secondo i sondaggi il 28% dei giovani ha sperimentato un qualche disturbo alimentare e sempre più si farebbe ricorso, perfino nelle scuole secondarie, ad uno sportello psicologico. Una media del 44% degli studenti non raggiunge competenze adeguate in italiano. Almeno due su cinque abbandonano la scuola. Non parliamo del gravoso deficit del lavoro, mancano braccia e cervelli anche perché molti giovani laureati se ne vanno all’estero.

Come intervenire? Intanto bisognerebbe che a livello governativo o parlamentare ci si rendesse conto di cosa accade, di quanto il Paese stia invecchiando, di quanto i giovani siano frustrati ed abusino di psicofarmaci e non pochi trasformino la loro sofferenza in suicidi o tentati suicidi. Eppoi ci sarebbe ben altro. Bisognerebbe rendere la vita attraente, il lavoro una scelta fruttifera, il tempo libero organizzato non dai soli locali da sballo.

Nonostante ancora poco se ne parli a livello di interventi collettivi o familiari, il problema dei giovani, comunque, qualcuno lo intercetta e lo analizza con intelligenza e coraggio. Ben tre scrittori, tutti più o meno viareggini, dedicano i loro romanzi. alla disaffezione giovanile. Giulia Ponsi con “La ragazza che aveva sete” (Ed. Porto Seguro), Dario Ferrari con “La ricreazione è finita” (Selleria editore), Sapo Matreucci con “Per futili motivi” (Ed. La nave di Teseo), descrivono parti del “male oscuro” che hanno rovinato e rovinano le ultime generazioni.

La Ponsi narra di sé, si autodenuncia. Dal 1997, a soli diciassette anni, si dà totalmente al bere, all’ubriachezza, e assieme ad altre giovanissime amiche non vede altra soluzione se non nel consumo quantistico di birre e cocktails sofisticati e di sicuro omicidi. Vivendo le notti nei quartieri proibiti della Viareggio a levante, stravolge la propria esistenza con decine di ragazzi che allegramente si sbronzano, vomitano e tornano a sbronzarsi. Lei, alla fine, uscirà dal dramma, faticosamente, ma, nonostante la legge che proibisce di fornire alcolici ai minorenni, tantissimi sono ancora i disastri del sabato sera con incidenti stradali mortali e soluzioni luttuose.

Dario Ferrari, che è professore a Roma, analizza invece, in un ampio racconto su una banda
di giovani viareggini, i percorsi disastrati di una scelta politica estremista e omicida. I suoi protagonisti creano una brigata armata, rapiscono il rampollo di un ricco industriale, rapinano una banca, mettono una bomba dentro un carro del Carnevale rischiando la strage, infine uccidono e si fanno uccidere in un conflitto a fuoco con i carabinieri. Ferrari
scrive con un certo ironico distacco, vede in queste avventure giovanili una “ricreazione”.

Ma molti fatti accaddero sul serio in questa parte della Toscana e i giovani che vennero
trascinati tuttora ne scontano le conseguenze. Che fare? Sapo Matreucci, collega giornalista
di successo, fu perfino capo ufficio stampa della Società degli Autori (SIAE), narra, forse
in senso autobiografico, di una famiglia dove il padre, messosi in pensione, decide di seguire le turbolenze di una figlia problematica che lo trascina in storie scolastiche, sentimentali, imprevedibili. Alla fine fuggirà dalla sua inquieta Costanza per non perdersi definitivamente in quel mondo che i giovani si stanno scavando e che, come dicono le statistiche sopra citate, conduce o potrebbe condurre allo sfacelo sociale.

Adolfo Lippi

Mamme e Papà, oltre gli psicologi di sostegno, dovrebbero farsi carico della inquietante realtà giovanile. Purtroppo pochi genitori sono avvertiti, pochi entrano nelle camere “isolate” dei loro ragazzi, pochi colloquiano o seguono le scelte dei giovani di famiglia. Sono sorte barriere tra generazioni, i nonni offrono la paghetta a nipoti che non escono di casa fino a quaranta anni, molti proseguono gli studi in facoltà inutili fino all’esasperazione…

Più che di gioventù bruciata, bisognerà parlare di gioventù astenica, senza passione alcuna a salvare se medesimi e l’intera società. Intanto prendiamone atto, sapere come stanno le cose è già farsi responsabili.

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