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venerdì, Novembre 22, 2024

Una lectio magistralis sui rapporti fra Stato e Chiesa: ricordo di don Lenzi a cinque anni dalla scomparsa

Fu un fatto più unico che raro. A Viareggio cinque parrocchie – San Paolino, San Giovanni Bosco, Santa Maria Assunta alla Migliarina, Sette Santi in Darsena e San Giuseppe a Torre del Lago – celebrarono congiuntamente il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con una doppia cerimonia: la prima giustamente improntata alla rievocazione storica dell’evento, con le ovvie e conseguenti ripercussioni politico-religiose che per lungo tempo misero in contrasto lo Stato Italiano con la Santa Sede; la seconda intesa a confermare la maturazione morale, civile e religiosa del popolo italiano.

Fatto più unico che raro, abbiamo detto, perché in quell’occasione non furono le istituzioni civili, cui correva l’obbligo della ricorrenza, appunto. Ma qui corre l’obbligo di ricordare che non fu certamente un caso che a promuovere questa significativa ed opportuna iniziativa sia stato il compianto don Lenzo Lenzi – allora parroco dei Sette Santi – che per molti anni fu insegnante di Storia della Chiesa presso lo scomparso Istituto Interdiocesano ai Frati di Camaiore.

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Ma questo sacerdote, di cui nel contempo vogliamo onorare la memoria, non fu solo il promotore del ricordo storico e religioso in una città per molti versi agnostica, ma addirittura il suo inimitabile relatore ufficiale di cui conserviamo con cura gli appunti autografi, donatici alla fine dell’intervento. Improntato alla più esaustiva rievocazione storica, don Lenzi, infatti, mise in evidenza sia la responsabilità della Chiesa che dello Stato nel conflitto di idee che a far tempo dalla Breccia di Porta Pia. Un conflitto che di fatto fini con lo scoppio della prima guerra mondiale e giuridicamente alla stipula del Concordato che ebbe luogo nel 1929 per la lungimiranza di un altro Pio, ma questa volta XI.

Poi, seguendo il corso degli appunti, l’oratore specificò che al momento della proclamazione del Regno d’Italia, avvenuta il 17 marzo 1861, i territori di Venezia e Roma non ne facevano ancora parte perché rispettivamente vi entrarono nel 1866 e 1870, questi ultimi in seguito alla battaglia di Porta Pia che causò una settantina di morti e oltre duecento feriti, dei quali ne sopravvisse un’esigua minoranza.

E qui è doveroso ricordare, sottolineò don Lenzi, che pur prevedendo la sconfitta, a decidere questo conflitto fu Papa Pio IX, non tenendo conto delle diverse proposte alternative che aveva avanzato il governo italiano, nato da poco. Ovvio concludere che questo grave fatto ebbe a causare un grave conflitto fra la Chiesa e lo Stato, con gravissime conseguenze religiose, politiche e morali negli italiani di allora. Visto e considerato poi che, a quel tempo in Italia, il Papa era considerato la massima autorità da seguire, perché chi partecipava alla celebrazione della messa domenicale era all’incirca il 90 per cento della popolazione, con tutte le implicazioni del caso.

E qui, ovviamente, una sottolineatura doppiamente rimarcata. Ritenere pertanto lo Stato italiano se non un nemico quanto meno un avversario da combattere, condusse gli italiani dell’epoca a non assimilare il senso della nuova situazione politica e pertanto a non osservare le nuove leggi, tendenti a costituire una società fondata sulla libertà sia politica che religiosa. Tanto più che ai cattolici venne impedito non solo di votare, ma anche di formare partiti politici; pena la scomunica che, magari senza esserne a conoscenza, raggiunse circa venti milioni di persone. Tutto questo mentre se da una parte Pio IX continuava a ritenersi prigioniero fra le mura vaticane, dall’altra, cioè il neo stato italiano, si procedeva alla confisca di quasi tutti i beni ecclesiastici ed all’ovvia soppressione di molti benefici di cui godeva la Chiesa.

Quindi, seguendo passo passo questi appunti dettagliati, che fortunatamente abbiamo conservato, uno studioso del calibro di don Lenzo Lenzi – anche ad anni di distanza della loro stesura – ci rende edotti di come le cose andarono in quei drammatici anni. Ed a questo proposito riportiamo per intero quanto scritto di suo pugno: “E’ bene andare in chiesa e pregare perché quanto accadde non avvenga più”. E proprio in San Paolino, dove per alcuni anni don Lenzi aveva collaborato con don Alessandro Bertolacci, il tutto si concluse in San Paolino con un solenne rito religioso presieduto dall’allora parroco don Franco Raffaelli che aveva seguito con molta attenzione questo intervento.

Dopo la sua morte, avvenuta in seguito ad una grave malattia, la salma di don Lenzo Lenzi il 31 agosto 2018 venne esposta nella sua chiesa dei Sette Santi in Darsena e il 1° settembre i suoi funerali vennero svolti proprio in San Paolino e presieduti dall’allora Arcivescovo di Lucca mons. Italo Castellani. Di certo fu un altro caso, ma all’uscita del feretro dalla chiesa tre fortissimi tuoni ebbero a rintronare Viareggio.
Mario Pellegrini

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