Riceviamo e pubblichiamo in anteprima le interviste ai fondatori della holding KMark, Luca e Sara Chinzari, che saranno pubblicate sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia e finanza diretto da Gianfranco Antognoli.
KMark è una holding di Roma che gestisce i patrimoni e le numerose attività di un gruppo di aziende controllate che operano nel settore dell’edilizia e non solo: Tekton, Legnotek, Logistik, Rilo, Doxa e Apeiron. Fondi&Sicav ha incontrato Luca Chinzari, ceo e fondatore di
KMark, per conoscere quella che è oggi una realtà innovativa che, nel suo fare impresa, ha non solo abbracciato, ma fatto della sostenibilità una colonna portante.
Come e perché è nata KMark?
“La KMark è il risultato di un percorso, ancora in divenire, legato alla mia storia. Sono nato in una famiglia di imprenditori, che operavano inizialmente nella ristorazione e sono successivamente passati a investire nel settore del legno. Iniziò tutto quando avevo nove anni: i miei mi portarono per la prima volta in azienda e da quel giorno è nata in me la consapevolezza dell’importanza dell’ambiente, che ha un impatto sul benessere delle persone e sulla sostenibilità. Avvenne così che, dopo gli studi in ingegneria meccanica, a 21 anni iniziai a dare vita alla mia prima vera impresa legata alle attività edili, oltre che al legno. Ho così unito passione e imprenditorialità, in termini di gestione e organizzazione del lavoro, e sviluppato i valori con cui sono stato educato”.
Perché il legno?
“Il legno è, per sua natura, un materiale riciclabile e di cui nulla va sprecato. Non a caso, negli anni ho creato nuove realtà collegate alla KMark per la lavorazione del legno in diversi ambiti. Rispettivamente: la Logistik nel settore dei trasporti; la Tekton in quello edile; la Rilo per la progettazione di soluzioni avanzate nel mondo delle costruzioni; l’Apeiron mirata allo sviluppo di nuove tecnologie informatiche; in ultimo, non per importanza, la Doxa dedicata al marketing e alla comunicazione”.
Perché ha deciso di fondare queste realtà collegate?
“La mia scelta è stata indotta dal bisogno di essere nell’edilizia in modo del tutto nuovo: per una serie di aspetti, purtroppo, è ancora un segmento legato a un vecchio modo di fare impresa. La chiave di volta sta nel fornire veicoli di innovazione ed efficientamento energetico e, successivamente, una serie di servizi subordinati. Si tratta di trovare le modalità per sviluppare diverse attività nuove e sostenibili e di abbattere diverse frontiere culturali con una visione di cambiamento, mantenendo una costante attenzione al prodotto, al materiale e alle strutture da realizzare. Tutto ciò riporta al vero e proprio percorso di sostenibilità, mirato a non fermarsi alla mera costruzione di un edificio, a un suo restauro o alla sua riqualificazione, ma a tutta la filiera coinvolta. Siamo stati, nel nostro ambito, dei precursori”.
Qual è stato il percorso a livello imprenditoriale?
“Siamo nati nel mondo del restauro e, credo, che questa sia stata la nostra fortuna. Infatti, nel 2012 decisi di acquistare un’azienda di restauro, sebbene, come accennavo, le nostre radici fossero nel settore del legno. È così che ho cominciato un nuovo percorso che mi ha visto impegnato a cambiare i meccanismi della ricostruzione, per fare sì che unissero al recupero del bello nuove modalità resilienti e a impatto contenuto sull’ambiente e sul luogo di lavoro. Ad esempio, a Roma, abbiamo operato per diversi importanti recuperi: la Chiesa di Santa Maria degli Angeli a Piazza del Popolo, l’Obelisco Flaminio, il Tempio di Magna Mater ai Fori Imperiali e ampie parti del Quirinale (Cappella Paolina, Sala Gialla, Coffe House, eccetera). Queste operazioni ci hanno dato la visibilità che ci ha consentito di dimostrare le innovative modalità di recupero e riqualificazione di edifici vecchi e antichi”.
Qual è stata la vostra arma vincente?
“Personalmente credo che abbiamo acquisito un surplus importante: il bagaglio culturale e imprenditoriale che derivano dall’esperienza ambientale maturata nel settore del legno. La consapevolezza del recupero di edifici storici e l’arte del riuso e del restauro monumentale ci hanno dato una specifica connotazione per l’utilizzo di materiali riciclabili, naturali, ma soprattutto per la modalità di analisi e gestione di ogni singolo cantiere che affrontiamo; l’attenzione al dettaglio per noi è fondamentale, come l’impatto urbano e ambientale. Non più l’utilizzo di tecnologie classiche, ma strutture moderne”.
Perché una scelta di campo così netta?
“Non nego che non è stato semplice, ma è stata proprio questa nostra scelta imprenditoriale che ci ha resi unici nel settore e ci permette di essere in continua evoluzione. Le scelte meno facili richiedono più tempo, ma il risultato è sicuramente migliore e unico: a ogni cantiere dedichiamo tanta ricerca per trovare le soluzioni più appropriate. Faccio un esempio: attualmente siamo impegnati nella costruzione di un palazzo a Milano con la Tekton, società general contractor di KMark, in qualità di appaltatore principale. Si tratta della riqualificazione di un edificio degli anni Settanta, che si compone di otto piani su 43 metri di altezza, che verrà realizzata con una struttura portante in Xlam. Gestiremo il processo dalla fase di progettazione a quella di realizzazione, avvalendoci della collaborazione di diverse controparti esterne. Sarà la prima torre per uffici di questa altezza realizzata nel nostro paese con struttura in legno, abbattendo così le emissioni di CO2 nell’atmosfera: ciò ci permette di porci all’attenzione per la nostra capacità di innovazione e di gestire la sostenibilità. Il risultato finale sarà un involucro in vetro sfaccettato su una struttura in legno interamente visibile dall’esterno: un oggetto architettonico iconico e riconoscibile, unico nella sua filosofia geometrica e costruttiva”.
Pensate di mutuare anche su altri progetti l’esperienza che state facendo con l’edificio di Milano?
“Certamente, l’idea è replicare questa esperienza anche in altre realtà legate al recupero di edifici esistenti o a costruzioni ex-novo. Lo stiamo già facendo a Roma, dove abbiamo in corso la ristrutturazione di una villa del ‘900 con il progetto di trasformarla in una serie di appartamenti di lusso. Questa ristrutturazione prevede la rivalorizzazione dell’immobile con
il ritorno alle sue origini, sfruttando la demolizione delle superfetazioni per recuperare molti metri quadrati che ci permetteranno di realizzare, a fianco, un nuovo edificio. Quest’ultimo è la prima costruzione completamente in legno che verrà realizzata nel centro della capitale”.
Siete sempre alla ricerca di sfide?
“Sono dell’idea che misurarci con progetti complessi e strutturati ci metta nella condizione di essere sempre attenti ai particolari e di applicarci con pazienza al progetto: così facendo, siamo riusciti a occupare una nicchia di mercato dove i grandi gruppi del settore non sono presenti per la specificità dei progetti. I nostri edifici hanno caratterizzazioni molto forti di sostenibilità, di recupero dell’ambiente, di valorizzazione dell’aspetto urbano, senza tralasciare il benessere dell’uomo che li vive e le tecnologie che oggi ci caratterizzano. Costruiamo con certificazioni importanti, quali Leed, Well e Wiredscore. Ed è per questo motivo che in KMark ci sono società che operano in ambito tecnologico, come Rilo e Apeiron. La prima è una società di ingegneria caratterizzata da un forte credo nell’innovazione attraverso strumenti digitali; Apeiron, invece, si occupa di sviluppo informatico e digitale. Il messaggio è di non volere solo costruire edifici, ma puntare a fornire servizi al mondo dell’edilizia in modo trasversale, sino ad arrivare alla gestione immobiliare per rispondere alle esigenze del settore in modo integrato, resiliente e innovativo”.
Perché avete deciso di essere una società benefit?
“La scelta di una società benefit è stata la logica conseguenza dei valori che hanno sempre guidato il nostro fare impresa. Crediamo che l’azienda debba servire a elevare la qualità della vita di tutti i suoi dipendenti, che sono coloro che ne rendono possibili i tratti distintivi. La filosofia che sottende alla società benefit è integrare gli obiettivi di profitto con lo scopo di avere un impatto positivo sulla società e sull’ambiente. Ciò si estende verso chi lavora con noi, trasmettendo sicurezza e fiducia ai nostri 150 dipendenti, ai nostri collaboratori e anche allo stesso mercato in cui operiamo. È stata una decisione presa per convinzione non per convenienza, che richiede obblighi e impegni importanti e, proprio per questa ragione, ci auguriamo che il nostro sforzo ci aiuti a differenziarci dal mercato classico”.
Sara Chinzari, cofondatrice di KMark, ci racconta il suo percorso professionale e la sua visione imprenditoriale. “Sono Sara Chinzari, la proprietaria del gruppo KMark insieme a mio fratello Luca. Dopo la laurea in Economia e Finanza, ho deciso di intraprendere la mia strada al di fuori dell’azienda di famiglia e di mettermi alla prova nel mercato del lavoro diventando totalmente indipendente.
Appena laureata sono stata assunta in Poste Italiane a Firenze, prima come consulente, poi, superato l’esame da promotore finanziario, mi sono dedicata ad un portafoglio di clientela private. Dopo circa due anni mi sono licenziata, perché volevo tornare a studiare inglese in America: sentivo che mancava qualcosa e sono partita per Boston… mentre ero lì, dopo circa due mesi, sono rientrata in Italia per un colloquio in Credem a Reggio Emilia.
Sono stata assunta in Credem dopo due mesi, dove mi occupavo della cassa centrale con un portafoglio di clienti e, dopo sei mesi, sono stata inserita nel progetto talent. Dopo soli sei mesi e nonostante la possibilità di crescita che mi si era prospettata, per motivi personali decisi di tornare a Roma e mi candidai per una posizione in UniCredit, dove sono entrata nel 2017.
Sono stata in UniCredit per circa cinque anni, tre a Roma e poi, per fare carriera, mi sono spostata su Milano per due anni. Ho cambiato vari ruoli finché non ho avvertito il bisogno di nuovi stimoli: decisi di fare un master in project management, ma la sensazione di non sentirmi pienamente soddisfatta continuava ad aleggiare in me, nella mia mente rimaneva impressa l’idea di aver lasciato l’azienda di famiglia, qualcosa di mio e, dopo otto anni da dipendente, decisi che ero pronta.
Mi sono licenziata nuovamente e ho intrapreso un viaggio completamente diverso che mi ha portato a conoscere un modo di lavorare e di pensare differente, non più da dipendente ma da imprenditore, cercando di recepire il massimo da mio fratello e dalla sua esperienza ormai di 15 anni e più.
Tante responsabilità e difficoltà, ma sicuramente tanta adrenalina. Oggi mi occupo dell’immagine dell’azienda, quindi marketing e relazioni, mentre mio fratello della gestione tecnica e più prettamente commerciale. Kmark è una holding diversificata e ben strutturata che ha origine dalla necessità di offrire un servizio completo al cliente, sempre alla ricerca di opportunità stimolanti. Riusciamo a concretizzare i nostri progetti grazie a un team eterogeneo di specialisti, tra cui architetti, ingegneri e avvocati, che lavorano in modo costante e seguono il cliente fino alla piena realizzazione degli obiettivi prefissati.
La nostra visione consiste nell’instaurare un gruppo dinamico sempre orientato alla ricerca di nuove sfide, sia a livello nazionale che internazionale, poiché il nostro network aziendale è in costante espansione e stiamo gradualmente conquistando una fetta di mercato anche all’estero”.