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venerdì, Novembre 22, 2024

Adoc: “Nuova normativa sull’acqua potabile, si rischia un altro balzello per certificare la qualità del servizio”

“Avete presente i controlli sulle caldaie che sono diventati obbligatori da alcuni anni e che pesano sulle tasche di tutte le famiglie? Fra qualche anno rischiamo di trovarci un altro balzello simile anche per l’acqua che esce dai rubinetti: tecnici chiamati a revisionare e controllare le condotte interne degli edifici per verificare che l’acqua che esce dal rubinetto sia pulita e potabile”. A sollevare il problema è il presidente ADOC area nord Toscana, Mauro Bartolini, e lo fa analizzando Il Decreto Legislativo n. 18 del 23 febbraio 2023, che applica la direttiva europea per le acque potabili in Italia.

Ci sono diverse aree di revisione dell’attuale legislazione, dai parametri da analizzare fino all’analisi del rischio per arrivare alla cosiddetta “valutazione della rete idrica interna agli edifici – prosegue Bartolini -. In pratica il gestore idrico dovrà garantire in futuro la bontà e qualità dell’acqua fino al contatore. Da lì in poi, quel che esce dal rubinetto è a carico del proprietario che deve fare le analisi e verifiche a proprio carico. E infatti il decreto legislativo arriva a creare un soggetto giuridico nuovo che è il ‘gestore della distribuzione idrica interna’ che corrisponde al proprietario, il titolare, l’amministratore, il direttore o qualsiasi soggetto, anche se delegato o appaltato, che sia responsabile del sistema idro-potabile di distribuzione interno ai locali pubblici e privati, collocato fra il punto di consegna e il punto d’uso dell’acqua”.

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Quindi il gestore del servizio idrico resta obbligato fino al punto di consegna, ossia il contatore, mentre da lì al rubinetto nasce un nuovo soggetto. “Nel caso di abitazioni private il problema sembra minimo perché resta in capo a chi risiede all’interno. Ma quando si parla di edifici pubblici o privati che in qualche modo ‘erogano’ l’acqua ad altri soggetti allora la cosa si complica” continua Bartolini che dalla lettura degli allegati estrapola un elenco di strutture che potrebbero essere messe in crisi: “Strutture sanitarie, Rsa, ospedali, centri riabilitativi, ambulatori, ma anche alberghi, istituti penitenziari, stazioni, aeroporti, ristoranti, mense aziendali o scolastiche così come caserme, centri sportivi o centri benessere. Tutti dovranno garantire le medesime condizioni di potabilità dell’acqua previste al punto di consegna. Per tutti dovrà essere individuato un ‘responsabile della gestione della distribuzione interna’ chiamato addirittura a effettuare una valutazione del rischio dei sistemi di distribuzione. E’ vero, si parla di iniziare nel 2029 con revisione ogni 6 anni ma è una novità che sta passando sottotraccia”.

E per spiegare il sistema previsto dalla nuova normativa ricorda il funzionamento della revisione della caldaia: “Infatti l’articolo 9 del decreto spiega cosa devono fare e soprattutto che per fare questo i privati i professionisti incaricati dovranno essere formati da Regioni o Province. Chiaramente la non ottemperanza è assai pesante e la sanzione amministrativa pecuniaria prevista è da 5.000 a 30.000 euro. E’ chiaro che così, a oggi, per ristoranti, alberghi, scuole, istituti pubblici e privati, aziende e tutti quei luoghi definiti sensibili nasce una nuova tassa”.

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