“Non possono esserci differenze fra lavoratori pubblici e privati quando si tratta di visite fiscali: finalmente il tribunale amministrativo mette le cose in chiaro e ci aspettiamo che ora gli enti locali e tutte le istituzioni si adeguino alle regole e impongano normative uniformi sul settore”. Sono parole del segretario della Uil Fpl di Lucca, Pietro Casciani e del Segretario Provinciale Uil Pa Rosario Mariotti, che commentano una recente sentenza del Tar del Lazio che si è espresso sulla illegittimità delle differenze tra i dipendenti pubblici e privati in materia di visite fiscali, accogliendo integralmente il ricorso proposto dal sindacato Uilpa della Polizia Penitenziaria.
“I giudici amministrativi sono intervenuti sul decreto Madia-Poletti, che risale al 2017, sostenendo l’illegittimità della normativa che regolamenta le fasce orarie di reperibilità e le modalità delle visite di controllo per i dipendenti pubblici assenti per malattia. A oggi, infatti, sono diverse le fasce di rispetto per le visite a domicilio dei dipendenti pubblici o privati con certificato di malattia da parte del personale medico incaricato da Inps – continuano Casciani e Mariotti -. Per i dipendenti pubblici le fasce vanno dalle 9 alle 13, nonché tra le 15 e le 18, per un totale di 8 ore al giorno. Nel privato sono più ridotte, poiché la visita fiscale può avvenire dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, per un totale di sole 4 ore. Quindi la metà”.
Ed è su questa discrepanza che è intervenuto il Tar del Lazio: “La mancata armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità ha determinato una disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato, considerando che un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito – evidenziano ancora i segretari Uil Fpl e Uil Pa – andando a violare la Costituzione. Sono anni che il sindacato si batte per porre fine a questa disparità di trattamento quindi non possiamo che salutare con favore la recente sentenza del Tar. Spetta al Governo e alle istituzioni nel prossimo decreto che regolamenterà la materia adeguare la normativa di settore”.