Si è svolto questa mattina un incontro tra l’amministrazione comunale di Massarosa e Coldiretti Lucca per condividere il tema del rischio di una proliferazione indiscriminata di campi fotovoltaici su terreni agricoli con conseguente consumo di suolo e impatto sul paesaggio rurale. Sono state affrontate sia le problematiche di carattere generale venutesi a creare a seguito di una normativa nazionale eccessivamente permissiva, sia quelle in ambito locale, nello specifico relativamente alla richiesta presentata da una società di realizzare un impianto in area agricola a Piano di Mommio, a ridosso della zona residenziale, su una superficie di circa due ettari e per una potenza di circa 2 megawatt. Erano presenti all’incontro il vice-sindaco di Massarosa Damasco Rosi e il direttore Francesco Cianciulli e Veronica Ranfagni di Coldiretti Lucca.
“Pur favorevoli allo sviluppo delle energie rinnovabili e alla transizione energetica – dichiara il vicesindaco Damasco Rosi – , pur favorevoli alla riduzione di fonti di energia inquinanti, sulla base anche degli obiettivi che l’Unione europea ha fissato per i singoli stati membri, siamo contrari, come già ribadito, a che ciò avvenga senza che le amministrazioni comunali possano avere voce in capitolo, senza essere interpellati e senza criteri che tengano conto del contesto paesaggistico, economico e sociale in cui inserire certi impianti, come nel caso di Piano di Mommio, con consumo di suolo che toglie e non aggiunge niente al nostro sistema produttivo ed occupazionale. Sappiamo di poter contare anche sul supporto di Coldiretti che nell’incontro di stamattina, tramite i suoi rappresentanti, ha manifestato le nostre stesse preoccupazioni”.
“La mancata individuazione delle aree idonee con apposito decreto – prosegue Rosi – , il mancato coinvolgimento delle regioni e degli enti locali, consente ad oggi a società che operano in maniera imprenditoriale e a scopo di lucro di agire pressoché liberamente e nel rispetto di poche prescrizioni. Una situazione inconcepibile, tanto più in Toscana, regione che nel 2015 si è dotata di un piano di indirizzo territoriale con valenza di piano paesaggistico a cui tutti gli strumenti urbanistici comunali si devono attenere e conformarsi, proprio per salvaguardare le nostre peculiarità e per tutelare le caratteristiche e le bellezze ambientali e paesaggistiche dei nostri territori. Tutte norme e vincoli che valgono per qualsiasi cittadino e imprenditore, tranne che per le aziende che oggi operano in questo settore”.
“Il caos legislativo e l’assenza di regolamenti e paletti hanno di fatto spalancato le porte della nostra campagna alle speculazioni – denuncia Coldiretti Lucca – . Per raggiungere l’indipendenza energetica diventiamo ancora più dipendenti dall’estero dal punto di vista degli approvvigionamenti alimentari. Si possono ottenere entrambi i risultati, ma servono regole e paletti individuando le aree dove questi impianti possono essere realizzati. Siamo e saremo al fianco dell’amministrazione comunale e dei cittadini in questa battaglia per le regole e la trasparenza’’.
Ad inghiottire l’agricoltura sono molto spesso i profitti assicurati dalle compagnie energetiche per l’affitto dei terreni o per l’acquisto che sfruttano la fragilità di un settore che non sempre riesce a garantire un adeguato livello di reddito e sostenibilità economica alle imprese. L’aumento dei costi di produzione, esplosi dopo la pandemia, ha inciso pesantemente e continua a farlo.
“Quello che sorprende è che, nonostante più volte avessimo manifestato preoccupazione di fronte a questa prospettiva, non sia stato fatto nulla a livello normativo per delimitare o regolamentare la corsa energetica – spiega Coldiretti Lucca – . La transizione energetica va governata ed amministrata o diventa un far west. Non siamo assolutamente contrari alle fonti rinnovabili e lo dimostra il nostro sostegno ai bandi agrisolari per installare il fotovoltaico su stalle e fabbricati e verso altre soluzioni tecnologiche che non mangiano suolo ma siamo assolutamente contrari a tutti quei progetti che divorano la possibilità di coltivare e pascolare o che stravolgono il paesaggio che per una regione come la nostra è una risorsa preziosa al pari del cibo”.
“E’ necessaria una mappatura delle aree dove queste infrastrutture sono possibili e dove non possono invece essere costruite – conclude l’associazione – . Altrimenti rischiamo, in pochi anni, di perdere migliaia di ettari di terreni agricoli fertili allontanandoci da un altro obiettivo, ancora più importante, che dovrebbe essere quello della sovranità alimentare. Chiediamo semplicemente di fare ordine”.