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venerdì, Novembre 22, 2024

Credit management: perché è una leva di sostenibilità per il sistema economico

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo di Angelo Barbarulo, presidente di Fire S.p.A., che sarà pubblicato sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia e finanza diretto da Gianfranco Antognoli.

L’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance), sconosciuto ai più fino ad un quinquennio fa, è oggi, nelle sue varie declinazioni, sempre più al centro del dibattito globale, filtrando via via anche nelle agende dei governi nazionali, nelle strategie delle grandi istituzioni finanziarie e delle aziende, da quelle di dimensioni più rilevanti, come le multinazionali, arrivando man mano a toccare anche quelle di medie dimensioni.

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Dal concetto di Responsabilità Sociale di Impresa a quello di Sostenibilità, sono state diverse le evoluzioni, sia nel settore pubblico, sia nel mondo corporate, del percepito e delle azioni concrete. Sono ancora però in molti, purtroppo, ad attribuire alle tematiche ESG una valenza di moda passeggera, di adempimento da smarcare, o, peggio, di blasone da esibire.

Questo perché spesso al concetto di ESG si collegano esclusivamente le iniziative ambientali, sociali e di governance che, pure fondamentali, non rappresentano il nocciolo della questione. Non è infatti importante, come aziende, solo quanta carta ed energia risparmiamo, quanto rimettiamo in circolo sotto forma di donazioni a favore delle comunità di riferimento o se abbiamo funzioni preposte alla sostenibilità, quanto la capacità di rendere sostenibile il nostro modello di business, ovvero capace di generare e restituire valore a beneficio dei portatori di interesse. In buona sostanza, l’importante è quanto riusciamo ad essere “utili” all’ecosistema economico e sociale di cui facciamo parte.

Riguardo al mondo credito, il settore del credit management, definito fino a poco tempo fa “recupero crediti”, era relegato fino a qualche anno fa a giocare il ruolo di “raccoglitore di cocci” quando il rapporto fra creditore e debitore si era ormai svuotato di valore e si necessitava di recuperare il recuperabile, nel minor tempo possibile. Oggi, con molto sforzo da parte dei principali player del settore e dell’associazione di categoria, sembra che il ruolo sociale e l’impatto economico dell’attività di credit management sia finalmente più chiaro.

Il debito è un aspetto della vita. Fa parte della normalità di singoli individui e aziende che, grazie all’accesso al credito, possono realizzare progetti personali ed imprenditoriali. Considerare normale anche l’eventualità di avere problemi nel ripagarlo e comprendere che affrontare situazioni di difficoltà il prima possibile è fondamentale sono passi che epurano questa attività dallo “stigma sociale” che la accompagnava in passato. Diffondere la consapevolezza che lo scorrere del tempo senza alcuna azione proattiva, quando si parla di disagio creditizio, è un fattore che porta alla distruzione di valore per entrambe le controparti, è parimenti importante.

Traendo beneficio dall’integrazione tra intelligenza umana ed artificiale, è possibile trovare soluzioni sostenibili in sinergia con chi ha erogato un credito – o chi ne è successivamente diventato il titolare – e, dall’altra parte, il cliente in difficoltà di pagamento. Mantenendo una comunicazione rispettosa e consulenziale, è necessario valutare le attuali possibilità economiche di quest’ultimo, l’impatto di ogni azione di gestione del credito, oltre che le necessità del creditore. Accompagnare singoli individui, famiglie e imprese verso un nuovo equilibrio economico e, nel lungo termine, verso la stabilità, significa rafforzarne l’educazione finanziaria, ma, soprattutto permetterne la re-inclusione nel ciclo del credito, promuovendo di fatto equità sociale.

Grazie all’attività delle società di credit management, che si fanno soggetto intermedio fra le necessità spesso divergenti di creditore e cliente finale, vengono vagliati i diversi scenari risolutivi, laddove percorribili, facilitando un approccio più consapevole e sereno rispetto a un momento complesso della propria storia finanziaria.

Il Credit Management crea quindi valore per la società e per l’economia, liberando risorse che sarebbero altrimenti bloccate nelle diverse forme che prende il debito e, soprattutto, riportando un nuovo equilibrio fra gli attori del sistema economico collegati dal credito, rimettendo in circolo asset inoperosi.

Considerando la prospettiva delle istituzioni finanziarie, il Credit Management ha un effetto altrettanto positivo, migliorando indicatori e profili di rischio relativi al credito erogato, e la conseguente compliance rispetto alle normative nazionali ed europee. Il “recupero” di credito erogato favorisce, inoltre, indirettamente, anche se non proporzionalmente, l’erogazione di nuova finanza da parte degli istituti.

Alla base del concetto di gestione del credito sostenibile c’è oggi quindi, sempre di più, la collaborazione sinergica fra titolari del credito, società di credit management e cliente finale, con la volontà di tutelare la relazione e riabilitare dal punto di vista creditizio individui, famiglie e aziende perché possano accedere nuovamente al sistema finanziario e quindi, a nuovo credito, che potranno poi a loro volta immettere nell’economia.

Tutto questo, se messo in atto in maniera etica e rispettosa, cercando di trovare un equilibrio fra gli interessi di creditori e clienti finali, è il modello di credit management a cui ci auguriamo che tendano sempre e ancora di più gli istituti di credito che decidono di affidare a terzi una fase così delicata del ciclo di vita dei loro clienti.

Angelo Barbarulo

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