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venerdì, Novembre 22, 2024

“Worlds Beyonds World. New Rituals for an Archeology of Future”: opere di 14 artisti dialogano con antichi reperti

Inaugura oggi pomeriggio al Museo Archeologico Versiliese Bruno Antonucci a Pietrasanta (Piazza Duomo), la mostra “Worlds Beyonds World. New Rituals for an Archeology of Future”, prodotta dal Comune di Pietrasanta in collaborazione con The Project Space (Pietrasanta), Lis10 Gallery (Arezzo, Parigi), Black Art (Napoli), con il patrocinio dell’Università di Pisa e della Soprintendenza di Pisa, curata da Francesco Ghizzani – curatore del museo – e Alessandro Romanini.

Opere di 14 artisti (dipinti, sculture, video), provenienti da varie latitudini culturali e artistiche, sono state selezionate e riunite per confrontarsi con la preziosa collezione di reperti archeologici del museo, per dare vita a una riflessione che coinvolga il visitatore.

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“Una riflessione che accomuna i vari artisti – spiegano gli organizzatori – relativa a una società liquida, improntata alla diffusa comunicazione tecnologica che in realtà non produce relazioni ma solo connessioni e alimenta derive narcisistiche, che hanno distrutto riti collettivi e riferimenti iconografici comuni e memoria collettiva, impoverendo la capacità d’immaginazione e di produzione di mondi nuovi. In questo contesto la scelta del museo archeologico, che raccoglie reperti di cultura materiale e memoria del territorio e nel corso del primo anno dalla riapertura è stato testimone di un’affluenza intensa e inattesa, rappresenta il luogo ideale, in cui memoria collettiva e cultura materiale possono instaurare un dialogo con le forme espressive contemporanee.  Artisti di varie generazioni e varia provenienza che riflettono sull’importanza di creare nuove immagini, simboli (nel senso del verbo del greco antico, “fare insieme”) in grado di dare senso di comunità, pertinenza comunicativa che si opponga alla passività dei mass media e produca nuovi schemi percettivi”.

In questa dinamica convivono le opere dell’ottantenne senegalese Seni Awa Camara che produce sculture-totem che tramandano rituali e miti millenari con le foto della giovane artista di origini albanesi Erjola Zhuka che documentano nuove forme di socialità alternative al mainstream, i dipinti fortemente simbolici del cinese Xinton Gao, quelli di Antonio Sidibè legati alla rielaborazione della dialettica natura-cultura e quelli di David Paolinetti che danno vita con sapienza progettuale e con uno stile “selvaggio” a un universo creativo potenziale e alternativo. La scultura in forma di trono, ricavato da reperti bellici, retaggio di una sanguinosa guerra civile che ha colpito il suo paese, il Mozambico, è l’opera di Gonçalo Mabunda dalla forte risonanza ammonitoria, fronteggiata da un video di Edson Luli “What is a man?” interrogazione sulle molteplici possibilità interpretative dell’essenza umana che si aggiunge a un altro video che utilizza gli strumenti gli strumenti della semiologia per continuare l’indagine sull’uomo e le relazioni con ambiente e realtà.

Il giovane artista russo Vladimir Kartashov dimostra una non comune capacità pittorica declinata in uno stile maturo con cui articola un universo simbolico estremamente personale. Invece, la scultura di Mario Ciaramella ci richiama a infausti eventi legati al mare nostrum e all’emigrazione, facendo l’assurgere la cronaca a valenza di storia universale.

A sottolineare l’importanza della valenza simbolica e rituale si trovano la serie di disegni a tema floreale dell’artista toscana ma da molti decenni di stanza a Napoli Mathelda Balatresi, a cui fanno eco la serie di fotografia della concittadina Assunta Saulle, che sceglie luoghi di storica valenza rituale con una tecnica che richiama le istanze espressive della fotografia delle avanguardie storiche, incrociando performance e rappresentazione.

Filippo Tincolini espone una scultura, un volto velato in marmo dalle forti valenze perturbanti – nel senso freudiano – che richiama da vicino la crisi d’identità e la liquefazione della memoria come riferimento nella società attuale e allo stesso tempo richiama come nel resto della sua opera citazioni e allegorie multidisciplinari che spaziano dalla storia dell’arte alla letteratura, dal cinema al fumetto.

Antonio Tropiano le cui sculture trasudano cultura classica e sono filosofia in forma plastica, espone “Colpo di Spugna”, un busto finemente scolpito in legno, che allude alla difficolta di espressione e relazione e al narcisismo contemporaneo provocato dai mezzi di comunicazione e i social. Brice Esso propone due sculture (una in esterno e una all’interno) abbinate a una tecnica mista che dichiarano allo stesso tempo il legame con l’arte, le teorie e le tecniche dell’arte rinascimentale italiana e le sue radici africane e l’attenzione per fenomeni macroscopici come quello dell’emigrazione e le sue derive.

“In un tempo in cui le nuove tecnologie digitali – concludono gli organizzatori – , l’intelligenza artificiale creano nuove forme di realtà cancellando il confine fra vero e artificiale, gli artisti reagiscono affidando alla creatività la risposta, dando vita a nuove immagini che rappresentano inediti mondi potenziali, scanditi da nuovi riti e nuovi miti, attraverso cui il visitatore si può avventurare a cavallo fra passato archeologico e futuri possibili”.

Il Museo archeologico Versiliese Bruno Antonucci, Piazza del Duomo Pietrasanta, è aperto dal martedì al venerdì dalle ore 16 alle 19 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Ingresso libero.

Info: tel. 0584-795500; e-mail  istituti.culturali@comune.pietrasanta.lu.it

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