Sono iniziate dalla sala dell’Annunziata, insieme a circa 70 studenti della scuola “Barsanti” di Pietrasanta, le celebrazioni organizzate dall’amministrazione comunale per la mattinata di giovedì 18 aprile in occasione del 160° anniversario della morte del Padre scolopio, originario della “Piccola Atene” della Versilia e inventore del motore a combustione interna con l’ingegner Felice Matteucci.
“Padre Eugenio Barsanti – ha ricordato il sindaco e assessore alla cultura, Alberto Stefano Giovannetti – è, insieme a Giosuè Carducci, una delle grandi personalità legate intimamente a Pietrasanta che hanno lasciato un segno indelebile nella storia, d’Italia e non solo. Un onore per la nostra comunità e un pezzo di passato da conoscere, tramandare come stiamo facendo anche oggi e rinnovare, con l’intento di renderlo sempre più fruibile. In questa direzione va letta la nostra volontà di trasferire il museo Barsanti, oggi a palazzo Panichi, nella casa natale dell’inventore, in via Mazzini: l’auspicio è che, entro fine anno o al massimo nei primi mesi del 2025, il Comune possa entrare nella disponibilità di tutti gli spazi dell’immobile per poi procedere con la sistemazione e il progetto di allestimento del nuovo spazio museale”.
A fare gli onori di casa il presidente del Premio Internazionale Barsanti e Matteucci, Andrea Biagiotti che ha ringraziato i ragazzi e i loro docenti: “E’ davvero bello avervi qui, oggi”, ha voluto sottolineare, prima di passare alla presentazione dei tre relatori invitati per la giornata che hanno offerto agli studenti spunti di storia e curiosità. “Barsanti ha inventato un motore che non è riuscito ad affermare, all’inizio – ha ricordato il giornalista di Automoto.it Enrico De Vita – perché all’epoca l’Italia era un Paese diviso, non aveva propulsione scientifica né grandi imprese che producevano automobili o treni a vapore. L’unica infrastruttura ferroviaria era vicino a Napoli: una rotaia lunga appena 13 km e una locomotiva alimentata a carbone, il combustibile da cui si partiva per produrre temperatura e pressione”.
“Pochi anni prima che l’invenzione di Barsanti trovasse un’applicazione commerciale – il contributo di Roberto Boni, giornalista del periodico Quattroruote – era stata prodotta e venduta un’auto elettrica: nel 1881 il francese Jeantaud realizzò alcuni esemplari di vetture con batteria a piombo che andarono esauriti in poche settimane. E sempre ad alimentazione elettrica fu, nel 1899, la Jamais Contente, prima auto dalla forma simile a quella di un siluro che superò i 100 km orari di velocità”.
“Sono le idee che muovono e realizzano qualcosa – ha concluso gli interventi Stefano Iacoponi, coordinatore del comitato tecnico scientifico del “Premio Barsanti” – riflettere, pensare, creare significa essere progettisti e tutti voi dovete esserlo. Uno degli strumenti del progettista è il disegno: una volta si facevano i graffiti; poi i romani scolpirono nella pietra il sistema di fare un argano; finché i disegni diventarono opere d’arte e, quando arriviamo a Padre Barsanti, forme di linguaggio, utilizzati cioè non solo per rendere l’immagine di qualcosa ma per spiegarne esattamente forme, dimensioni e funzionamento”.
Concluso l’incontro, studenti e relatori, insieme al primo cittadino, si sono raccolti davanti alla casa natale di Padre Eugenio Barsanti per il consueto omaggio istituzionale con la deposizione di una corona d’alloro.