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venerdì, Novembre 22, 2024

Tifoserie, il modello spagnolo punta sull’azionariato diffuso grazie ai Socios

Oggi riprendiamo la pubblicazione della storia in cinque puntate dello sviluppo dei modelli di supporting trust in Europa. La prima puntata è stata pubblicata il 16 luglio, mentre la seconda il 20 luglio. Ringraziamo l’organizzazione nazionale SinC per il materiale ricevuto…

Le società sportive spagnole, fino alla fine degli anni Ottanta, hanno mantenuto la forma di associazione senza fini di lucro, gestita dai propri associati (Socios) secondo il principio “una testa, un voto”. Con la Ley del Deporte del 1990, per gestire le sfide del professionismo e far fronte all’eccessiva tendenza all’indebitamento che ha causato diversi dissesti finanziari nel corso degli anni, fu introdotta la forma di Sociedad Anónima Deportiva (SAD), una società per azioni specifica per il settore sportivo. Ai club calcistici di prima e seconda divisione fu quindi imposto il passaggio da entità no-profit a società sportive, con finalità anche commerciali. La SAD segue una specifica disciplina in materia di oggetto sociale: deve perseguire lo sviluppo di un qualche tipo di sport agonistico professionale a livello nazionale e ha una serie di obblighi in materia di trasparenza nei confronti del Consejo Nacional de Deportes, che vigila sull’accentramento dei diritti di voto in pochi soggetti, e può approvare o rigettare le acquisizioni superiori al 25%. La stessa normativa limita al 5% le partecipazioni del medesimo soggetto/azienda in diverse società sportive, prevenendo così il fenomeno delle multiproprietà nel calcio spagnolo.

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L’obbligo di riforma ha dispensato al tempo quattro realtà che godevano di una notevole solidità economica – Osasuna, Real Madrid, Barcellona e Athletic Bilbao – consentendo loro di mantenere l’originaria forma di associazione senza fini di lucro, e quindi una consistente ed effettiva ‘partecipazione popolare’; anche se, come vedremo in seguito, bisogna sottolineare alcuni aspetti particolari, riguardanti le funzioni di garanzia e l’accesso alle cariche sociali. Nel dettaglio, l’Osasuna ha potuto conservare la propria forma sociale originale poiché per quattro esercizi consecutivi non aveva registrato disavanzi di bilancio; Real Madrid, Barcellona e Athletic Club, al tempo dell’adozione della nuova legge, erano dotate di un numero di associati ritenuto idoneo a sostenere l’attività economica del club e garantirne la solidità nel medio-lungo periodo.

Questa forma è sostanzialmente assimilabile al modello tedesco ma, come detto pocanzi, è necessario fare dei distinguo, relativi a Barcellona e Real. Per i due colossi del calcio spagnolo si può parlare di una democrazia interna effettiva decisamente limitata, in quanto: (i) non tutti gli associati sono ammessi all’assemblea – nel Barcellona, ad esempio, solo i delegati che rappresentano almeno 2.000 soci, e tra questi hanno priorità i delegati del CdA e quelli dei soci con una maggiore anzianità di adesione; (ii) l’accesso alla presidenza è vincolato all’obbligo di essere stato membro effettivo per un certo periodo (10 anni per il Barcellona e 20 anni per il Real Madrid) e i membri del Consiglio di Amministrazione devono presentare delle garanzie bancarie che possano coprire almeno al 15% del budget della stagione per far fronte ad eventuali perdite nel corso dell’anno. Queste limitazioni rendono di fatto il processo democratico “imperfetto”, restringendo alla base l’accesso alle cariche più rilevanti, soprattutto in paragone alle realtà tedesche o all’organizzazione interna dei ST inglesi, dove ciascun tifoso ha uguale peso specifico e medesima facoltà di accesso alle cariche rilevanti.

A queste associazioni “pure”, si possono inoltre aggiungere alcuni casi di SAD dove, essendo fortemente limitata la presenza di grandi investitori, si può parlare di vero e proprio azionariato diffuso: due esempi su tutti, il Deportivo La Coruña, dove il singolo azionista non può possedere più del 2,5% delle azioni, e l’Eibar, dove il limite è del 2%.

Dalla seconda divisione in giù, fino al calcio dilettantistico, l’obbligo di SAD viene meno e sono numerose le realtà che hanno mantenuto la forma di associazione sportiva, continuando a garantire alla comunità di riferimento pieni poteri di indirizzo nella gestione del club. Sono molti i casi in cui società sportive convertite in SAD al tempo della riforma sono fallite ugualmente – motivo per il quale il modello è spesso criticato per non aver raggiunto il suo obiettivo principale – e sono state successivamente ricostituite tornando all’originaria forma di associazione sportiva (futbol popular, di cui è possibile conoscere i club che hanno intrapreso questa via al seguente link). Dal 2002, è attiva in Spagna la Federación de Accionistas y Socios del Fútbol Español (FASFE), il coordinamento del futbol popular e delle associazioni di tifosi spagnoli, equivalente della rete di Supporters in Campo in Italia: fin dalla sua nascita, FASFE è stato tra i partner con cui SinC ha maggiormente collaborato, soprattutto nell’ambito di progetti europei come “Clubs and Supporters for better Governance in Football” e “Fans Matter!”.

L’esperienza spagnola di partecipazione dei tifosi alla vita dei club si presenta, dunque, particolarmente eterogenea e variegata. I vincoli alla concentrazione di capitale previsti dalla Ley del Deporte rappresentano una modalità interessante per limitare l’influenza dei grandi gruppi privati e stimolano la cooperazione tra i piccoli azionisti che, in molti casi, si organizzano collettivamente, sebbene con limiti legati all’effettivo controllo democratico.

(3 – continua)

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