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giovedì, Settembre 19, 2024

Il contributo di sangue del clero della provincia: il Cardinale Zuppi ricorderà i 28 religiosi uccisi dai nazi-fascisti

L’occasione della visita a Lucca mercoledì 7 agosto del Cardinale Zuppi, Arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, per ricordare i sacerdoti, certosini e frati francescani uccisi dai tedeschi nel corso dell’occupazione, ci offre l’opportunità di fare memoria di coloro che vennero trucidati, soprattutto per aver fatto il prete. Se il 4 luglio scorso a Lucca è stato solennemente ricordato don Aldo Mei, ucciso dai tedeschi sotto le Mura di Lucca “per aver fatto il prete”, appunto, se il 12 agosto a Sant’Anna di Stazzema saranno solennemente ricordate le 560 vittime dell’ eccidio perpetrato dai nazi-fascisti, fra cui don Innocenzo Lazzeri, ucciso per avere offerto la sua vita in cambio dei rastrellati fra i monti Lieto e Gabberi.

A questi due presbiteri, uno dell’Arcidiocesi di Lucca e l’altro dell’Arcidiocesi di Pisa, di cui non è mai mancata la memoria, non è possibile non ricordare il sacrificio dei numerosi altri religiosi appartenenti alle due Arcidiocesi, ma nell’ambito della Provincia di Lucca. Un contributo di sangue che dimostra quanto la chiesa locale abbia pagato nel periodo più cruento dell’occupazione, quando le truppe tedesche, ormai ormai avviate alla sconfitta, misero a ferro e fuoco soprattutto la Versilia e la montagna apuana. Ecco quindi la necessità di enumerare quanti furono i presbiteri ed i religiosi che pagarono con la vita quanto, direttamente o indirettamente, avevano fatto, appunto, per salvare partigiani ed ebrei, ma soprattutto per avere fatto il prete, colme si è detto.

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Si tratta di un elenco piuttosto numeroso, e questo a dimostrazione che nel totale degli uccisi dall’esercito occupante il clero della provincia di Lucca occupa un posto di primo piano:

  • Fra Antonio Bargagli della fraternità francescana di Viareggio, ucciso nella zona di via Comparini;
  • don Giuseppe Del Fiorentino parroco di Bargecchia (Massarosa) ucciso a Filettole il 29 agosto;
  • don Angelo Unti e don Giorgio Bigongiari (parroco e cappellano di Lunata), il primo ucciso il 30 agosto a Nozzano e il secondo il 10 settembre a Massa, nelle così dette fosse del fiume Frigido;
  • don Renzo Gori, catturato nei pressi di Camaiore e anche lui fucilato a Massa il 10 settembre;
  • padre Raffaello Mazzucchi OSM ucciso il 24 luglio a Nocchi di Camaiore.
  • Ed eccoci ai dodici confratelli della Certosa di Farneta, barbaramente trucidati fra il 7 e il 10 settembre nella località di Pioppeti di Montemagno ed a Massa: Padre Martino Binz (priore), fra Raffaello Cantero, fra Adriano Clerc, padre Adriano Compagnon, padre Gabriele Maria Costa (procuratore della Certosa e insignito della Medaglia d’Oro al valor Civile alla memoria, fra Bruno D’Amico, padre Enrico Maria Egger (maestro dei novizi), padre Benedetto Lapuente (sacrista), fra Giorgio Maritano, mons. Salvador Montes de Oca (vescovo di Valencia in Venezuela) e novizio presso la Certosa, fra Michele Nota e fra Alberto Novach. Questi i sacerdoti e religiosi officianti nell’Archidiocesi di Lucca.

Ecco infine i sacerdoti e i religiosi officianti nella Versilia storica – Stazzema, Seravezza, Forte dei Marmi e Pietrasanta – e quindi appartenenti all’Archidiocesi di Pisa. E qui corre l’obbligo di iniziare dalle tre Medaglie d’Oro al Valor Civile alla Memoria:

  • don Innocenzo Lazzeri parroco di Farnocchia e trucidato, come già detto, fra i 560 di Sant’Anna di Stazzema;
  • don Libero Raglianti parroco di Valdicastello, catturato il 12 agosto e ucciso il 29 successivo nei pressi di Filettole dopo 17 giorni di inaudite torture nelle scuole di Nozzano;
  • don Fiore Menguzzo, parroco di Mulina di Stazzema impiccato il 12 agosto nei pressi della sua chiesa.

Infine mons. Giuseppe Simi della Collegiata di Pietrasanta, fucilato il 16 agosto, e padre Ignazio di Carrara (al secolo Pier Luigi Rossi) parroco di Vittoria Apuana, massacrato nell’orto del convento.

Tanto dovevamo e tanto abbiamo fatto per ricordarli a chi non c’era in quel periodo dove incombeva il “flagello della svastica”, simboleggiata “da una croce che non era quella di Cristo”: come ebbe a definirla Papa Achille Ratti, ovvero Pio XI.

Mario Pellegrini

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