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venerdì, Novembre 22, 2024

L’eccidio del 12 agosto 1944 a Sant’Anna: la testimonianza e i tormenti di don Giuseppe Vangelisti

Don Giuseppe Vangelisti, parroco di Cune – frazione di Camaiore metà in Diocesi di Lucca e metà in Diocesi di Pisa – fu il primo ad accorrere a Sant’Anna di Stazzema non appena vide una colonna di fumo alzarsi in quella direzione sopra il verde delle selve. Nell’occasione del 50° anniversario dell’eccidio di Sant’Anna di Stazzema venne data alle stampe – in italiano ed in inglese – la sua testimonianza del suo accorrere sulla piazzetta antistante la chiesa del paese. Non gli restò altro che benedire i corpi che vi giacevano anneriti, fra cui quella di don Innocenzo Lazzeri, parroco di Farnocchia – medaglia d’oro al Valor Civile – che qui si era rifugiato con i suoi parrocchiani perché era corsa voce che qui si poteva stare tranquilli. Un umile sacerdote e che invano offrì la sua persona in cambio dei rastrellati e per questo, anzi, venne trucidato per primo. Furono 560 – forse una cifra per difetto – gli uomini, le donne ed i bambini – che non conobbero il tramonto di quel tragico 12 agosto 1944, e fra questi la piccolissima Anna Pardini (venti giorni), cui è intitolato il piazzale dove oggi sostano le macchine.

Sono quindi trascorsi 80 anni da una data che nella storia delle stragi commesse dalle truppe tedesche – SS e non solo – è certamente la più drammatica tenendo presente l’unità di luogo e di tempo, perché a mezzogiorno nella zona circostante Sant’Anna tutto era morte. Quindi, rileggere oggi la testimonianza di don Giuseppe Vangelisti che, con il suo sguardo attonito e sgomento, si rese immediatamente conto di quanto poteva essere accaduto a Sant’Anna, è come riandare a quell’infuocato giorno d’agosto. Non solo per il caldo che incombeva sul vallone fra i monti Gabberi e Lieto da cui all’alba erano calati i nazisti, ma perché nell’Alta Versilia ebbe a verificarsi la fine del mondo. Don Giuseppe Vangelisti, che abbiamo avuto modo di conoscere nella sua canonica di Cune dove nell’occasione, dopo un lungo colloquio su quei fatti, ce ne fece dono di una copia come se fosse un prezioso documento. E’ infatti un documento che nella sua semplice scrittura mette ancora i brividi perché evidenzia il tormento di un uomo che si trova di fronte uno spettacolo così tremendo, al di fuori della ragione umana.

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Salire oggi a Sant’Anna sembra impossibile che qui sia passato il “flagello della svastica”, anche se a ricordare ciò che si deve ricordare è stato creato il “Parco della pace”, qui istituito affinché tutti coloro che salgono a Sant’Anna facciano memoria di un evento assolutamente ingiustificato. Si legge infatti al termine di questa testimonianza: “Quale responsabilità aveva la popolazione civile? Quali responsabilità avevano i suoi vecchi, i suoi bambini? Oh… lasciate invece che io unisca le 560 vittime di Sant’Anna ai milioni di morti che il nazismo disseminò per tutta l’Europa. Questi milioni di morti furono l’epilogo, la naturale, terribile conseguenza di una dottrina perversa, direi diabolica, sovvertitrice di ogni concezione umana e morale della vita. Fu la dottrina dei Rosenberg, degli Hitler e dei Goebbels che aveva plagiato la mente ed il cuore della gioventù nazista, che armò la mano dei ‘registi’ delle inaudite sagre di sangue”. Non per nulla sulla destra del sagrato della chiesa di Sant’Anna, un cubo di granito porta scritte queste tre località: “Come Marzabotto”, “Come Lidice”, “Come “Oradour”.

In questo 80° anniversario è comunque indispensabile mettere a fuoco un’altra testimonianza che rimanda a quel drammatico 12 agosto: quella che da oltre trent’anni accompagna chi dal sagrato della chiesa sale al Mausoleo di Col di Cava. Sono quindici doppie stazioni in bronzo della “Via Crucis” – una tradizionale e l’altra con sequenze dell’eccidio – che soprattutto per la ferrea volontà di don Aldo Martinelli, parroco di Ripa di Seravezza, venne posta lungo il tragitto e che è opera degli scultori Antonio Berti, Vincenzo Gasperetti, Enzo Pellini, Marcello Tommasi, Alberto Sparapani, Spartaco Lemmetti, Romano Cosci, Emilio Giannelli e Giorgio Deri. Si tratta di un’autentica opera d’arte che affianca il martirio di Gesù a quello degli innocenti che, come si è detto, non conobbero il tramonto del 12 agosto 1944.

Mario Pellegrini

(Per il programma delle manifestazioni che si svolgeranno a Sant’Anna di Stazzemahttps://versiliapost.it/voci-dal-territorio/ottantanni-dalla-strage-di-santanna-di-stazzema-un-programma-ricco-di-eventi-giani-sara-loratore-ufficiale/)

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