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venerdì, Settembre 20, 2024

Venezia chiama Forte: Elisabetta Rogai presenta il catalogo della mostra “Due Leoni per due Repubbliche”

Lo scorso 11 agosto si è chiusa a Ca’ Sagredo di Venezia, sul Canal Grande, la mostra personale di Elisabetta Rogai dal titolo Due Leoni per due Repubbliche, curata da Olga Mugnaini e Federica Rotondo dedicata ai due storici emblemi delle città di Venezia e Firenze, ovvero il Leone di San Marco e il Marzocco. La mostra comprendeva 28 opere pittoriche: 20 tele (di cui cinque dipinti su denim, il tessuto dei jeans) e otto schegge di marmo bianco di Carrara. In larga parte si è trattato di opere inedite, realizzate per l’occasione, come il grande Autoritratto che vede l’artista nell’atto di dipingere una testa di cavallo con il vino, oppure dipinti già acclamati come il Dante infernale, realizzato nel 2021 in occasione del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta.

Per l’occasione è stato realizzato un catalogo che, oltre ai saluti istituzionali di Eugenio Giani (Presidente della Regione Toscana) e Alessia Bettini (allora vicesindaca del Comune di Firenze) e al testo delle curatrici, comprende i saggi critici degli storici dell’arte Cristina Acidini e Luca Nannipieri, e uno scritto di Monica Baldi, vicepresidente dell’associazione Former Members del Parlamento Europeo.

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Con l’intento di creare “un’appendice” toscana all’evento espositivo, che in Laguna ha destato un notevole interesse di critica e di pubblico, l’artista presenterà il catalogo della mostra Due Leoni per due Repubbliche lunedì 26 agosto alle ore 18 a Villa Bertelli di Forte dei Marmi. Oltre all’artista e alle curatrici, interverranno Cristina Acidini e Luca Nannipieri. L’ingresso è libero e per l’occasione saranno visibili alcune opere di Elisabetta Rogai che hanno partecipato alla mostra, tra le quali Due Leoni per due Repubbliche, la pittura a olio su tessuto denim che ha dato il titolo alla mostra, e alcune schegge di marmo bianco dipinte.

Elisabetta Rogai (Foto Umberto Visintini)

L’artista

Elisabetta Rogai è una degli artisti contemporanei toscani di maggior successo a livello nazionale e internazionale.

Ha rappresentato tante volte l’arte toscana negli USA, in Cina, Giappone e Grecia, in tutto il mondo, in occasione di celebrazioni che esaltano l’Italia come il suo Astrid dipinto nel 2003 con il Chianti Classico e diventata l’etichetta della bottiglia del vino ufficiale del semestre della Presidenza dell’Unione Europea.

In oltre 50 anni di attività pittorica Elisabetta Rogai ha all’attivo una serie infinita di mostre: Washington, Cannes, Venezia, Assisi, Franciacorta, Lituania, Hong Kong, Forte dei Marmi, in Palazzo Medici Riccardi a Firenze (dicembre 2014) e nominata “Artista dell’anno” della sudamericana Friends of Arts Foundation.

Autrice il Ritratto di Oriana Fallaci per il Consiglio Regionale della Toscana, Elisabetta Rogai è l’unica artista donna che ha eseguito l’affresco celebrativo per i 70 anni della Scuola di Guerra Aerea di Firenze e una “sintesi”, olio su tela, donata dal Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per gli 85 anni della Forza Armata.

Inoltre il Corriere della Sera ha scelto un suo dipinto per la prima pagina del giorno inaugurale di Vinitaly 2015. Sempre nel 2015 – anno dell’Expo – ha dipinto il Drappellone del Palio di Siena (Palio dell’Assunta del 16 agosto) vivendo un’emozione «mai così forte in tutta la mia vita» ha rivelato l’Artista, rappresentando la Madonna Assunta in cielo con un’aureola di spighe di grano, con esplicito riferimento al contenuto dell’Expo “Nutrire il pianeta”.

Dal 2011 la pittrice fiorentina “comunica anche il vino”, cioè diffonde l’amore per l’arte e per il vino nel mondo in maniera singolare, anche perché con la sua EnoArte è riuscita ad incentivare l’incontro tra pittura e enologia.

Infatti Rogai dipinge usando esclusivamente vino rosso (e poi bianco per le velature) al posto del colore, una tecnica unica che apre un nuovo rapporto con la materia e la natura. Il vino si fissa sulla tela e poi invecchia esattamente come farebbe nelle bottiglie, passando da tonalità rosso porpora a rosso ambrato, infine il processo si arresta mantenendo la luminosità delle tinte. I suoi dipinti hanno insomma qualcosa di vivo che conferisce nuovo fascino alle immagini, i suoi soggetti preferiti sono femminili, donne dai lunghi capelli, in momenti di riflessione e sogno, ma anche cavalli dalle criniere al vento, aquile, falchi.

Nel 2020 è stata invitata a tenere una personale nel Foyer del Gran Teatro Puccini di Torre del Lago, in occasione del 66° Festival Pucciniano e per festeggiare i 50 di carriera di Elisabetta Rogai: nella stessa occasione, sempre con la tecnica della EnoArte, ha realizzato una personalissima Cio Cio San dal vivo che poi ha donato alla Fondazione Festival Pucciniano.  

L’anno successivo, in occasione del G20 dell’Agricoltura che si tenne a Firenze, l’artista fu protagonista della mostra “Territori, arte e cultura del vino a Palazzo Vecchio. L’Enoarte di Elisabetta Rogai” allestita negli spazi della Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, gli stessi che poi avrebbero accolto l’incontro dei ministri.

I riferimenti artistici sono contemporanei, con una grande attenzione all’equilibrio compositivo e a un’espressività sussurrata, a volte triste, ma sempre coerente, quasi una riflessione sul destino femminile, il parallelismo fra vino e donne.

Negli anni, sono molti i premi e i riconoscimenti ricevuti da Elisabetta Rogai: tra questi va ricordato che nel 2015 l’Artista è stata insignita del titolo di “Accademica d’onore” all’Accademia delle Arti del disegno di Firenze, la più antica accademia del mondo.

La mostra veneziana

Elisabetta Rogai ha girato il mondo con le sue opere, ha visto molti orizzonti, ma è la sua terra – Firenze e la Toscana -, che rimane riferimento imprescindibile per la sua creatività. Nonostante ciò, l’artista stavolta ha posto il suo sguardo sulla laguna veneziana, ascoltando il richiamo di una città per tanti aspetti gemella della sua Firenze, pur nella profonda diversità.

Amare un luogo vuol dire cantarne la bellezza, ma anche desiderare di proteggerlo, conservarlo per tutti gli occhi che anche nel futuro potranno ammirarlo e ricevere in dono la magnificenza costruita nel passato. E l’arte è uno dei messaggeri più potenti.

Nasce da qui il desiderio di portare a Venezia una mostra che rendesse omaggio a queste due insuperabili e antiche Repubbliche, Venezia e Firenze, che tutto il mondo corre ad abbracciare. Perché non si può non aver visto il Canal Grande e il Ponte Vecchio.

A Ca’ Sagredo l’artista ha portato dipinti frutto di nuove sfide, ricerche e sperimentazioni tecniche, ma anche risultato di nuovi contenuti, sentimenti e riflessioni che nascono dalla contemporaneità. Si è trattato di una mostra tutta al femminile – un’artista e due curatrici – svolta parallelamente alla 60a Biennale Internazionale d’arte presentando il nuovo progetto dell’Artista fiorentina dedicato a due straordinarie città, Venezia e Firenze, celebri nel mondo per il loro glorioso passato e per il loro fascino contemporaneo.

Oltre che da tesori inestimabili, le due storiche Repubbliche sono accomunate sia da una storica alleanza – per esempio la prima Granduchessa italiana di Casa Medici fu una veneziana, Bianca Cappello – sia da problemi attuali che derivano proprio dalla loro straordinaria bellezza, come il cosiddetto overtourism, tema al centro di costanti riflessioni sulla gestione dei flussi turistici nel nostro Paese e direttamente collegato al rispetto dell’ambiente – argomento stesso della 60a Biennale di Venezia -, oltre che alla tutela del patrimonio culturale italiano.

Grazie a tutti questi elementi, la mostra Due Leoni per due Repubbliche è risultata originale e senza alcun precedente.

Fiorentina e sempre attenta ai segnali di un mondo che cambia rapidamente, Elisabetta Rogai ha portato su questo orizzonte tutta la sua sensibilità artistica, scegliendo un simbolo antico, emblema e vessillo storico delle due gloriose Repubbliche: il Leone di San Marco per Venezia e il Marzocco per Firenze. Due animali fieri, eleganti e potenti, da secoli rappresentati dai più grandi artisti ed elevati, secondo tradizione, a protezione delle città.

Eppure, come spiega Rogai, anche gli stessi leoni sembrano mostrare i segni di un assalto di visitatori non più sostenibile. Un tema, quello della sostenibilità, che da artista contemporanea affronta per condividere il senso di responsabilità nei confronti di quel Patrimonio dell’Umanità che abbiamo tutti il dovere di tutelare e di tramandare alle future generazioni.

In totale la mostra Due Leoni per due Repubbliche comprendeva 28 opere pittoriche: 20 tele (di cui cinque dipinti su denim, il tessuto dei jeans) e otto schegge di marmo bianco di Carrara. In larga parte si è trattato di opere inedite, realizzate per l’occasione, come il grande Autoritratto che vede l’Artista nell’atto di dipingere una testa di cavallo con il vino, oppure dipinti già acclamati come il Dante infernale, realizzato nel 2021 in occasione del 700° anniversario della morte del Sommo Poeta.

“L’arte è la mia vita, la mia passione – afferma Elisabetta Rogai -. E anche in questa avventura che rende omaggio alla mia città, Firenze, e a Venezia, ho metto tutto il mio entusiasmo e la mia anima: talvolta mi sento Leone di San Marco, tranquillo ponderante, talvolta Marzocco, più battagliero, ma sempre me stessa: forte, determinata, incorruttibile, generosa. Come mi auguro sappiano sempre essere queste due antiche e gloriose Repubbliche a cui dono i miei colori».

Due Leoni per due Repubbliche ha unito idealmente due città che hanno scritto importanti pagine di storia nel mondo dell’arte e dei mercanti – aggiungono Olga Mugnaini e Federica Rotondo, curatrici della mostra -. Ma davvero questi fasti, questo patrimonio dell’umanità, possono resistere indenni all’avanzata e all’assedio di tutti coloro che corrono ad ammirare le due antiche Repubbliche? Per quanto ancora i due leoni saranno in grado di continuare a difendere Venezia e Firenze? É il viaggio che Elisabetta Rogai attraverso la sua arte ci invita a intraprendere, accompagnandoci in suggestioni e riflessioni, luci e ombre, colori vivi e spenti, desideri e malinconie”.

“L’impiego così esperto e, al tempo stesso, inventivo del vino come veicolo espressivo e, in combinazione con esso, un attento esercizio sulla figurazione – chiosa il critico d’arte Luca Nannipieri -, ci dicono quanto Rogai s’impegni e s’industri su una strada che, per molti altri artisti contemporanei, è data per sorpassata: la ricerca intorno alla potenzialità del colore e alla potenzialità della figura. Osservando le opere realizzate per l’esposizione veneziana che tematizza due dei simboli di Firenze e Venezia, ovvero i due leoni che detengono, con orgoglio, l’uno il giglio cittadino, l’altro l’iscrizione latina a San Marco, vediamo che i volti e i musi sono precisati nei loro lineamenti, lavorati, ma mai definiti”.

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