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venerdì, Novembre 22, 2024

Mons. Giuliano Agresti, l’Arcivescovo pittore e musicista che amava Viareggio. Perché non intitolargli una piazza?

Ventiquattro anni fa, esattamente il 18 settembre 1990, moriva a Lucca l’Arcivescovo mons. Giuliano Agresti. Figura indimenticabile per la sua forte personalità e di mugellano Doc. Non è un segreto per nessuno che ebbe una predilezione speciale per Viareggio e il suo territorio, tanto da volere e poi istituire una sede distaccata della Curia diocesana con la radicale ristrutturazione della residenza vescovile posta all’angolo fra via XX Settembre e via Paolina (nei pressi della chiesa di San Paolino), dove spesso si recava per avere un contatto diretto con le numerose problematiche del territorio (non solo di carattere religioso).

E qui lo ricordiamo alla finestra dell’ultimo piano prospicente il mare mentre, con una tazzina di caffè in mano, ebbe a dirci “Da qui si ammira il mare e con il mare l’orizzonte e quindi l’immensità dell’universo”. Parole che non abbiamo mai dimenticato e che quando passiamo sotto questa finestra lo rivediamo con il sorriso in faccia, come quando suonava Mozart al pianoforte nella sua abitazione in Arcivescovado. Una volta addirittura ci fece attendere un quarto d’ora fuori della porta dopo che una suora ci aveva avvertito che stava provando, senza riuscirci, un difficile passo dell’amatissimo salisburghese. 

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Ebbene, nel quindicesimo anniversario della sua scomparsa, su proposta dell’Arciconfraternita di Misericordia della città (di cui ebbe anche ad essere nominato Capoguardia Benemeritissimo), l’allora Giunta comunale di Viareggio decise di intitolargli lo spazio compreso fra la via di scorrimento lungo la ferrovia ed i terminali delle vie Regia e San Francesco. Un riconoscimento quanto mai significativo, quindi, per l’opera svolta in città da un Arcivescovo che, provenendo dal cuore della Toscana, aveva una spiccata simpatia per i grandi orizzonti marini. Si deve infatti a lui la costituzione delle nuove parrocchie dei Sette Santi in Darsena e di Santa Rita nel quartiere ex-campo d’aviazione, oltre all’impegno per la costruzione della nuova chiesa nel quartiere Varignano, cui fece dono di un grande Crocifisso del pittore Massimo Micheli.           

Per questo, oltre all’impegno per la promozione della cultura e delle attività sociali, l’intitolazione di una piazza è il minimo che Viareggio avrebbe potuto fare per ricordare quanto questo Arcivescovo che – a parte il giovedì per intrattenersi con il clero cittadino e le persone che volevano incontrarlo – quando i suoi impegni lo permettevano una “scappata” la faceva sempre per respirare il salmastro. Per questo lo ricordiamo nel 24° della sua morte. Anche perché quando nella sala dell’Arcivescovado toccammo il suo feretro circondato da buona parte dei suoi quadri, ci sovvenne che monsignor Giuliano Agresti, oltre che un possente oratore – memorabile l’omelia nella chiesa di San Giuseppe a Torre del Lago nel corso della cerimonia della sua riconsacrazione per un gravissimo fatto blasfemo – era, oltre che scrittore, anche un pittore!       

Ma Viareggio, oltre a questo indimenticabile Arcivescovo, non ha fatto di meno verso il suo illustrissimo predecessore monsignor Enrico Bartoletti che, per iniziativa di don Aldo Martinelli, allora parroco della Migliarina, e sempre per decisione del Comune, è stata a lui titolata la strada che fra via della Gronda e la nuova strada che fiancheggia l’Aurelia, fiancheggia la nuova chiesa della Migliarina. Non crediamo che da altre parti, compresa Lucca, ci siano stati riconoscimenti simili. Viareggio non ha neppure dimenticato Paolo VI che qui passò un’estate di villeggiatura quando era seminarista, dedicandogli il piazza che costeggia il camposanto della Misericordia; ma questo è un altro discorso.

Mario Pellegrini

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