“Non abbandonarlo, parlane con noi”. E’ questa la frase che accompagna “Mamma segreta”, il progetto che vuol prevenire il fenomeno dell’abbandono alla nascita, offrendo ascolto e supporto alle donne in gravidanza che si trovano in situazioni di difficoltà. La legge italiana, infatti, consente a tutte le donne, senza distinzione di provenienza, nazionalità o stato giuridico e residenza di partorire in anonimato (senza cioè essere nominate nella dichiarazione di nascita del bambino) negli ospedali pubblici, senza alcun costo.
In Toscana, le donne che vogliono attivare questo percorso possono rivolgersi al proprio medico, ai consultori, ai servizi sociali del Comune o della Asl o direttamente al reparto maternità dell’ospedale più vicino al momento del parto.
Qualunque sia la decisione della donna, riconoscere il bambino oppure affidarlo alle cure del sistema sanitario, gli operatori forniscono assistenza e informazioni e per farlo al meglio sono costantemente formati. Stamattina (lunedì 3 febbraio) a Pisa, al centro direzionale dell’Asl Toscana nord ovest in via Cocchi, circa 100 persone, tra ostetriche, ginecologi, assistenti sociali e psicologi, hanno partecipato ad un corso di formazione specifico sul percorso “Mamma segreta”.
Ad introdurre l’evento sono stati Cecilia Berni (responsabile Rete punti nascita e pediatria specialistica del settore Assistenza ospedaliera, qualità e reti cliniche della Regione Toscana) e Giacomo Corsini, direttore sanitario dell’Azienda USL Toscana nord ovest. L’incontro è proseguito con l’intervento a tre voci di Rosa Maranto (direttrice delle Attività consultoriali dell’Asl), Patrizia Fistesmaire (direttrice della Psicologia della continuità ospedale territorio dell’Asl) e Marisa D’Avino (responsabile dello Sviluppo percorsi metodologici integrati e verifica della qualità Azienda USL Toscana centro).
“Il percorso mamma segreta assiste le donne sia prima, sia durante, sia dopo il parto – ha spiegato Maranto – ed è un servizio da far conoscere il più possibile perché sono tante le situazioni di rischio: una gravidanza non voluta, una gravidanza non controllata dal punto di vista sanitario, una gravidanza non riconosciuta oppure una gravidanza tenuta volutamente nascosta. Tutte possono condurre a quello che noi chiamiamo un abbandono traumatico e che vogliamo evitare. Anche se è vero che queste situazioni spesso coincidono con condizioni di maggiore vulnerabilità sociale, non dobbiamo credere che esista un identikit preciso della mamma segreta, tutt’altro. Nella nostra esperienza abbiamo a che fare con donne minorenni e donne quarantenni, italiane e straniere, e ogni situazione è differente dall’altra. È importante rivolgersi il prima possibile ai consultori a tutela della propria salute oltre di quella del bambino e per avere il tempo e il sostegno per una scelta consapevole”.
“Nessuna donna che lascia suo figlio o sua figlia può rimanere indenne a livello psicologico dopo questa esperienza – ha detto Fistesmaire – la donna va assistita, ascoltata e aiutata avendo come obiettivo la sua salute. Non è un compito semplice, anche perché purtroppo esistono pregiudizi che coinvolgono sia gli operatori, sia la donna stessa. Quante volte sentiamo dire che chi abbandona un figlio non è una buona madre, oppure che la donna che non si accorge di essere incinta finge. La realtà è che affidare il proprio bambino o bambina ad un futuro migliore di quello che la donna pensa potrebbe avere rimanendo con lei non è un atto egoistico, ma un atto di solidarietà collettiva per mettere al sicuro il proprio bambino o la propria bambina”.
Esiste anche un servizio telefonico di supporto. Chiamando il numero 055 4383001 (dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 14) risponderanno operatori qualificati offrendo ascolto, orientamento e sostegno psicologico. Se necessario, è possibile essere messi in contatto con un’équipe specializzata, composta da personale sanitario e assistenti sociali, per ricevere supporto nel proprio percorso decisionale.