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lunedì, Aprile 21, 2025

Oltre all’offerta di Banca MPS su Mediobanca abbiamo UNICREDIT su BPM e forse CommerceBank, BPM su Anima di fatto acquisita, BPER su Popolare di Sondrio (tutte giudicate “ostili”), Banca IFIS su Illimity e Banca Generali su Intermonte

C’è un elemento che è poco apprezzato dagli analisti finanziari in quanto si tratta di un asset intangibile: è il sentiment dei dipendenti. La motivazione del personale è invece a pare mio fondamentale soprattutto nelle aziende di servizi come le banche per l’evidente impatto sull’utente/cliente, in quanto si offre un prodotto immateriale, come quello bancario, ad alto valore aggiunto per chi lo chiede e lo riceve.

All’università si spiega che la motivazione del personale in generale di un “dipendente” può essere graduata dal 60 al 110%. Ebbene io credo – convintamente e per esperienza diretta – che la motivazione del personale del gruppo MPS sia stata, in larga misura nel tempo, sopra la percentuale massima indicata dalle statistiche della dottrina. Il profondo senso di appartenenza, l’orgoglio e la determinazione attiva degli uomini e delle donne di Banca Toscana, Banca Agricola Mantovana e Banca Rete MPS è stata storicamente il maggiore valore aggiunto ed un fattore distintivo molto positivo del Gruppo, riconosciuto dalla clientela e dagli stakeholder più qualificati. Dopo la fusione delle due banche “minori” nella capogruppo il 31 marzo 2009 il dato della motivazione però non è cresciuto, ma è diminuito con l’acquisizione di Banca Antonveneta (una distruzione di valore in tutti i sensi) ed è precipitato poi dopo la mancata ricapitalizzazione privata, per il successo della quale – prima del salvataggio necessario del MEF – molti dipendenti si erano spesi personalmente con la clientela compreso nei giorni di sabato e domenica.

Dopo questo punto di svolta il personale della banca si è visto gravato da una pressoché continua campagna mediatica negativa che, insieme a promozioni e incentivi mancati, ferie obbligate e esodi incentivati, ha demoralizzato la forza lavoro, soprattutto nelle filiali. Oggi invece la scelta del CDA di lanciare una offerta di acquisto di Mediobanca ha risvegliato una forte ripresa di orgoglio di appartenenza ed una incentivazione al lavoro dei dipendenti di MPS, che hanno colto pienamente e immediatamente il cambio di scenario e di passo già peraltro avvertito con il conseguimento degli utili e la distribuzione dei dividendi agli azionisti della banca. Da questo punto di vista, indipendentemente dalla riuscita della OPS, che dipenderà dagli azionisti delle due banche e dal mercato, questa decisione ha creato valore reale per il gruppo MPS che non è certo misurabile dagli andamenti scivolosi del titolo in borsa… e dalla rivalutazione naturale del prezzo delle azioni di Mediobanca.

In una azienda di servizi come la Banca i requisiti fondamentali per il successo della impresa sono infatti nell’ordine: la Competenza, il rispetto e il coraggio… queste qualità, storicamente acquisite nella banca più antica del mondo, sono ritornate in tutta evidenza nel gruppo MPS. Il MPS è una banca retail o banca rete, un’azienda di credito tradizionale specializzata nella intermediazione finanziaria con clienti e imprese di piccola/media dimensione. Il maggior punto di forza è rappresentato dalle 1.200 filiali e 16.800 dipendenti e da un rapporto diretto, pilastrato nel tempo, con la clientela. Mediobanca è banca anch’essa storica con 103 sportelli e 5.400 dipendenti e si occupa da sempre di un target di clientela più elevato, di maggiori dimensioni e non è sovrapponibile a MPS anche con il credito al consumo di cui detiene, per le fasce più basse, una importante quota di mercato. L’eventuale fusione quindi fra le due banche produrrebbe sinergie certe e nessun esubero di personale al contrario di altre operazioni fra banche della stessa natura in corso di possibile realizzazione…

Ma veniamo ora al quadro economico nel quale si inserisce l’attuale “risico bancario” per poi valutare più da vicino l’operazione di MPS verso Mediobanca. Nel nostro Paese, come noto, sono buoni i dati dei livelli occupazionali e i flussi di esportazione, ma è ferma, anzi in pericoloso calo, la crescita industriale e il PIL non cresce soprattutto tenendo conto del livello inflattivo. Fermi sono soprattutto gli investimenti produttivi e mi preme ribadire che, per favorire gli investimenti aziendali, occorrono i finanziamenti bancari finalizzati, specialmente alle PMI che costituiscono il 94% del tessuto economico del nostro Paese e sono notoriamente sottocapitalizzate.

La crescita del PIL ha bisogno, dunque, di una maggiore disponibilità delle banche verso le PMI per accompagnare una ripresa produttiva ed una crescita economica complessiva. Occorre quindi un maggior rapporto positivo fra banche e imprese meritevoli, insieme ad una sana programmazione delle risorse pubbliche ed una attenzione mirata delle autorità monetarie regolatorie (Bankit e BCE).

Da questo punto di vista ci pare di poter affermare che una fusione fra MPS e Mediobanca sarebbe positiva per le imprese di ogni dimensione e non avrebbe contraccolpi negativi dal punto di vista economico e occupazionale. Il “risico bancario” fra banche omogenee ha prodotto invece la progressiva chiusura degli sportelli penalizzando centri minori e periferie e non ha favorito certo un disegno di sviluppo economico possibile, facendo di fatto diminuire l’offerta di credito e di servizi.

Ora il risico in corso vede una nuova stagione con le offerte di scambio MPS, dopo UniCredit su BPM e, se sarà possibile, su CommerzBank: si tratta di un cambiamento epocale, dopo dieci anni di stasi nel settore e non guardiamo ad operazioni più “piccole” come Banca Generali e Banca IFIS. Allora, senza voler entrare negli aspetti tecnici più specifici, l’offerta di Banca MPS – imprevista e anche azzardata – non è però priva di senso industriale e finanziario oltre di quello socioeconomico più in generale. Si tratta di un’operazione certamente possibile e da valutare approfonditamente per gli sviluppi positivi che può generare… gli azionisti delle due banche, cioè il mercato, decideranno la partita in corso.

La mossa MPS non era prevista ed ha suscitato clamore perché – anche a livello di immagine – nonostante i recenti risultati positivi, la Banca MPS era considerata generalmente più una “preda” che un conquistatore. La mossa è parsa azzardata per la capitalizzazione di borsa dei due protagonisti, ed è sicuramente un progetto ambizioso, ma potrebbe concretamente essere realizzato: i multipli sono sfidanti, ma possibili certamente con un maggiore aumento di capitale di mps (di 4/5 miliardi).

I detrattori della iniziativa non sono pochi e sostengono che l’obbiettivo è il controllo di Assicurazioni Generali (di cui Mediobanca è azionista di riferimento con circa il 13%), ma di contro chi difende l’operato di MPS lo fa guardando alla creazione del famoso terzo polo bancario italiano, al riparo da influenze extra nazionali. C’è poi da dire che la Bancassicurazione è stata una vera e propria storia di successo di MPS, con MontePaschiVita. Ora, se il mercato inizialmente ha dato segni negativi con gli andamenti dei due titoli in borsa, non è certo detto che la partita sia chiusa… MPS certamente dovrà prevedere un aumento dedicato di Capitale ben superiore ai 2,5 miliardi ipotizzati, ma con queste risorse aggiuntive – pur importanti – potrebbe cogliere il successo portando a compimento l’operazione in campo.

Il governo ha dato il suo plauso, anche come azionista di MPS vedendo positivamente la creazione di un terzo polo tutto italiano, ma è il mercato che ci dirà – con la decisione dei fondi e dei privati – che costituiscono la galassia dei due comparti azionari delle banche interessate se le OPS avranno successo o meno. È il mercato che deciderà le sorti della partita che pare aperta a più soluzioni possibili. Unica cosa certa è che, indipendentemente da come finiranno le due OPS MPS/Mediobanca e UniCredit/BPM, ci sarà un cambiamento epocale nel settore, un importante forse decisivo cambiamento per la nostra economia nazionale “bancocentrica”. Speriamo che si lavori, che è possibile, per l’interesse generale e non per il “particolare” che non corrisponderebbe agli interessi reali del Paese.

Gianfranco Antognoliconsulente indipendente del credito e già vicedirettore generale vicario di Banca Toscana e poi direttore generale di Monte dei Paschi Laesing e Factoring, banca per le imprese…

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