Cava Barghetti, l’area situata sopra Palazzo Mediceo, rinasce grazie a un progetto di recupero della Fondazione Terre Medicee e all’impegno della comunità. L’inaugurazione di questo spazio ripristinato è in programma il 9 luglio con lo spettacolo “Il ritorno”, tratto dal romanzo “La valle bianca” di Sirio Giannini.
Dunque, dopo quattordici anni di totale abbandono, Cava Barghetti torna finalmente a vivere, liberata dalla fitta coltre di vegetazione che non veniva tagliata dal lontano 2011.
Oggi, grazie a un lavoro congiunto di cittadini, artigiani, tecnici e artisti, sarà restituita alla comunità mediante un progetto di recupero promosso dalla Fondazione Terre Medicee e un impegno collettivo.
“Un altro obiettivo perfettamente centrato dalla Fondazione Terre Medicee – commenta il sindaco Lorenzo Alessandrini – per il quale va ringraziato l’instancabile e lungimirante lavoro del direttore Davide Monaco e del cda, un gruppo che opera con tante idee, coraggio e impegno. L’intervento portato a termine consente la fruizione di uno spazio molto suggestivo che si presta anche a belle passeggiate”.

Dunque lo spazio verrà inaugurato martedì 9 luglio alle ore 19.30 con lo spettacolo “Il ritorno”, tratto dal romanzo “La valle bianca” di Sirio Giannini, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita.
“Un titolo che è insieme dichiarazione e visione – commenta Davide Monaco, direttore della Fondazione Terre Medicee – con il ritorno della cultura in un luogo che appartiene a tutti. A rendere possibile questo intervento non sono stati i grandi investimenti, ma la forza della comunità, in continuità con lo spirito che da tre anni anima le attività di Palazzo Mediceo. E anche in questo caso tutto è nato dalla collaborazione volontaria di persone che credono nel valore del bene comune”.
In prima linea Giorgio Noceti della ditta Costa Medicea srl che, con immensa dedizione e motivazione, ha messo a disposizione gratuitamente tempo, mezzi e competenze, anche nei fine settimana, con il solo obiettivo di restituire alla cittadinanza un luogo prezioso. Accanto a lui, hanno lavorato i tecchiaioli, per la messa in sicurezza della cava, e i giardinieri del Mediceo, capitanati da Davide e Marco, che da anni curano volontariamente il parco del Palazzo, fondamentali nella pulizia e nella sistemazione del sentiero di accesso.
A contribuire al recupero anche la ditta “Pedrini e Mortali”, che ha ripristinato gratuitamente una vecchia strada di collegamento utile per i mezzi di soccorso, e Giuseppe Benassi, che ha livellato con capacità e mezzi adeguati l’area antistante la cava, dove verranno collocate le sedie per il pubblico.
Il tutto con una spesa complessiva di circa 7.000 euro, interamente destinata alla pulizia del percorso e alla messa in sicurezza delle tecchie, portando così a compimento un intervento sobrio ma straordinariamente efficace.

La cava in questo modo diventa accessibile in poco più di cinque minuti da Palazzo Mediceo, attraverso un sentiero immerso nella natura, che verrà presto valorizzato da sculture donate da artisti locali, trasformandolo in un piccolo percorso d’arte all’aperto. A differenza di altri luoghi simili, spesso isolati o difficilmente raggiungibili, Cava Barghetti è vicina, sicura e aperta a tutti.
Il progetto si collega anche al Museo del Lavoro e delle Tradizioni Popolari, dove saranno proposti laboratori per bambini e attività educative, rafforzando la rete culturale che in questi anni la Fondazione ha costruito sul territorio.
Durante l’inaugurazione, a tutti i partecipanti sarà offerto il tradizionale “cestino del cavatore”, per vivere insieme questo momento in modo semplice e autentico. Lo spettacolo sarà messo in scena dalla compagnia IF Prana.
“Cava Barghetti – conclude Monaco – è tornata a vivere grazie a un gesto collettivo ed è il risultato concreto di un’idea precisa di cultura: non come consumo, ma come partecipazione, non come privilegio, ma come cura condivisa del territorio. Dunque dal 9 luglio Seravezza avrà un luogo in più da visitare, ma soprattutto un esempio in più da seguire: quello di una comunità che si rimbocca le maniche e costruisce cultura con le proprie mani”.