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venerdì, Novembre 22, 2024

Sol la bestemmia, aih lasso! La nenia tua sarà…

Ad un certo punto del Macbeth di Verdi la foresta di Birnam si muove e come profetato dalle streghe è la fine e tutto crolla. Machbeth, già prima dell’evento magico, aveva preso atto della situazione che stava per precipitare e non a caso se ne era uscito con “Perfidi! All’anglo contro me v’unite! … Raffermar sul trono questo assalto mi debbe, o sbalzarmi per sempre… Eppur la vita sento nelle mie fibre inaridita! Né sul tuo regio sasso sperar soavi accenti: sol la bestemmia, ahi lasso! la nenia tua sarà”.

La foresta di Birnam nel Macbeth verdiano

In una simile situazione, in ben altri tempi da quelli del Macbeth ben s’intende, si trova il Del Ghingaro oggi. Il Pd era stato commissariato con l’ambizione di aprire una nuova fase nella vita amministrativa della città, superando l’angusto, contraddittorio e rachitico civismo: era stata una operazione dell’ultim’ora, dolorosa, pasticciata, gestita molto male sia dal regionale che dalla direzione versiliese del Pd e che ha lasciato una scia di rotture, di contraddizioni e di delusioni. Tuttavia si era presentata, dopo gli anni di un dissesto, allora ancora non del tutto sanato, come una rilevante novità nell’ultime elezioni amministrative: a sinistra una diaspora con divisioni e frantumazioni incredibili, a destra l’incapacità di trovare un candidato autorevole e un programma adeguato, dovendo ricorrere all’ausilio, anche in questo caso, di liste così dette civiche. La scelta del Pd contribuì in maniera rilevante a far vincere Del Ghingaro al primo turno: sia con quel 9 % ottenuto direttamente, sia con una gran parte dell’elettorato Pd che nello stesso giorno, tra le regionali e le comunali, riversò il proprio voto sulle varie liste civiche della coalizione.

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Nel giro di meno di 2 anni, però, si è consumato tutto e quel matrimonio è andato in frantumi: il Pd, comunque la si voglia mettere furbescamente come sta facendo Del Ghingaro e la sua company, è stato brutalmente estromesso e fatto oggetto di spregiudicati tentativi di trattativa politica. Sono state utilizzate le elezioni comunali di Lucca, con la tutt’altro che presunta intenzione di candidarsi lì da parte del sindaco di Viareggio – argomento che ha tenuto banco per mesi e mesi senza smentite del diretto interessato che invece le alimentava, sguinzagliando autorevoli esponenti del suo staff nella città di Lucca a far proseliti e a tessere rapporti – poi le relazioni istituzionali, accartocciate come si fa con un foglio di carta prima di gettarlo nel cestino.

Alla fine, ultimo colpo di scena di una commedia davvero triste e poco edificante: il sonoro ceffone al Pd. Utilizzando il tradimento della locale Dalida, Sara Grilli, si è reso chiaro il tentativo di mettere il Pd di fronte ad un aut aut e di costringerlo o a rientrare in maggioranza col cappello in una mano e il cilicio addosso, o a creare una spaccatura al suo interno e tra i diversi livelli territoriali. Poi, come nello stile e nel metodo classico di Del Ghingaro, nessun serio tentativo di ricucire i rapporti. Una ricucitura che avrebbe dovuto avvenire da un chiarimento politico e amministrativo e dal cambio di rotta, di passo amministrativo e di metodi da parte del primo cittadino: cosa presumibilmente troppo umiliante e quindi esclusa subito.

Oggi, come certifica laconicamente e cinicamente Del Ghingaro in un suo post, il Pd è all’opposizione. L’attuale Amministrazione può contare solo su una risicata maggioranza con la quale dovrà terminare il mandato. Di essa, tra l’altro, ne fa parte la lista dell’avvocato Fabrizio Miracolo. A tal proposito le parole della Maineri durante l’intervista di ieri sera a canale 50 sono emblematiche e ci fanno capire molto di ciò che si muove dietro le quinte. L’avvocato Miracolo, che è l’inseparabil amico del sindaco, potrà condizionare politicamente ancora di più l’amministrazione in questo fine legislatura. Poi, sempre tra gli altri, c’è la lista giovani, che però potrebbe riservare qualche sorpresa visto che in molti sono gelosi della loro autonomia e hanno già mostrato di non gradire troppo i metodi autoritari e dispotici di direzione. A ruota vengono gli amici di Ex Forza Italia, i o le fedeli dell’ex senatrice Granaiola e quel che resta di Italia Viva.

Viale dei Tigli

Si è deciso quindi di resistere riciclando alla noia il vecchio ritornello “io faccio, io lavoro, gli altri criticano…la bellezza, la capitale, io sono la maggioranza, io tutto d’un pezzo, salvatore della patria…”. Una o due piazze, una strada, una allucinante e cervellotica pista ciclabile, la promessa più che futuribile di penetrare la pineta, già peraltro in larga misura depinizzata, passando tra le stesse aree di rispetto del Parco, un’altra piscina (ci sono più piscine tra pubbliche e private in Versilia che nuotatori!), accordi con qualche imprenditore d’assalto, qualche fantasmagorica iniziativa d’immagine: sono i piatti forti con cui si pensa di alimentare il trito refrain. Basterebbe girare per le vie cittadine del centro o spostarsi nelle periferie per capire il che pensa la gente e quali sono le reali vere preoccupazioni: come sbarcare il lunario a fine mese; come preservare il posto di lavoro; come provvedere alle cure e all’educazione dei propri bambini. O anche: ce la faremo a salvare l’impresa ovvero bar, ristorante, laboratorio artigiano, bagno, attività agricola che sia? Per non parlare di chi si avvicina o, peggio, sta sotto alla linea della sufficienza.

Le condizioni di un tratto della pineta

Dal punto di vista amministrativo ci sono i soldi ma vengono spesi per le cose che alimentano un racconto che non sta più in piedi e non vengono utilizzati invece per le necessità e per reimpostare un percorso futuro. Ma per le vie del borgo, diceva la famosa poesia del Carducci, non si va, con la gente della strada non si parla, con le associazioni e le organizzazioni di rappresentanza c’è incomunicabilità: a partire dalla più importante, la Cgil. Mentre i ghiacci si sciolgono, sono perennemente glaciali i rapporti con l’associazione delle vittime del drammatico incidente ferroviario (cosa vieppiù vergognosa per una amministrazione comunale), così come quelli con le associazioni ambientaliste dove è stato eretto un granitico muro come quello di Berlino. Con Comuni, Provincia e Regione? E’ come cantava Lucio Battisti: guidare nella notte a fari spenti, con la città ormai isolata e incapace di pesare adeguatamente nelle stanze dei bottoni o comunque dove si decidono le politiche, l’organizzazione delle strutture e delle infrastrutture del territorio, comprese le politiche culturali e socio-sanitarie.

Del Ghingaro pensa che la politica non ci sia più e basti muoversi con spregiudicatezza e con destrezza per avere successo assicurato e per riuscire a sparigliare, galleggiare e riciclarsi. Federica Maineri, intervistata ieri da Canale 50 ha raccontato episodi e vicende dei rapporti suoi e del Pd con Del Ghingaro, prima e durante la rottura, che fanno accapponare la pelle.  Questa strategia, questa concezione della politica e dei rapporti, di cui Del Ghingaro è maitre à penser, può essere vincente una volta, magari quando non si conoscono gli impasti e i lieviti di birra utilizzati, quando c’è stato un collasso politico, istituzionale e finanziario ma poi, alla lunga, stanca, non morde più, ogni giorno che passa, mostra la corda, presenta gli aspetti più controversi e fa intuire i danni che sta procurando e potrebbe procurare alla città.

Comunque, ora deve governare e sa che non avrà più sconti, né occhi di riguardo particolari, né potrà contare sull’assegno di mantenimento da parte del Pd a Viareggio, in Versilia, in Provincia di Lucca e in Regione: sarà valutato e giudicato per le cose che farà o non farà, per come si rapporterà alla città e ai soggetti ed organizzazioni rappresentative e alle altre istituzioni. Dovrà uscire dalla favola bella perché piove, piove “sui freschi pensieri che l’anima schiude novella, su la favola bella che ieri m’illuse, che oggi t’illude…”

Un tramonto sul mare

Ma, intanto, la foresta di Birnam continua a muoversi e a camminare: i pini chiedono vendetta, e le dune lo stesso, i senza nome e gli invisibili pure e le imprese del porto chiedono risposte e scelte concrete, Villa Borbone chiede rispetto per le volontà dei Barsanti e per gli sfregi fatti non facendo nulla, e tanti, sempre più, non sono disponibili a firmare ancora cambiali in bianco, ad accettare le fole che passa il suo convento. Ora sarebbe necessario che il Pd cercasse di recuperare credibilità spendendosi per un progetto nuovo, ricostruendo ponti e rapporti nel centrosinistra e soprattutto cominciasse a caratterizzarsi su alcuni temi che sono stati portati avanti nel settore sociale, o su quelli del lavoro e dei diritti, sul fronte culturale dove alla città manca un Teatro, dove si stanno pian piano spengendo tutte le luci della ribalta che fu e dove si avverte la mancanza di una vision futura, o verso le categorie che sono tra le travi portanti della nostra economia cittadina.

Poi c’è il rapporto da recuperare con tutti i livelli istituzionali, sminando i campi dove è passata la macchina tritatutto di Del Ghingaro. Lavoro difficile e impegnativo ma l’unico, assieme ad una opposizione rigorosa, seria e propositiva, che può ridare una dimensione al Pd, ad una prospettiva di alternativa ed evitare che i prossimi anni siano improduttivi o addirittura pericolosi per la città. Del Ghingaro non accenna a nessuna autocritica, a nessuna riflessione seria sul cambio di situazione e di fase.  Forse siamo noi, ingenui, che continuiamo a pensare ad un ravvedimento sulla via di Damasco, ad uno scrollone per liberarsi dell’intenso strato di boria e di presunzione che, come la forfora di uno che non si lava i capelli da anni, s’è depositata sulle sulle sue spalle. Che continuiamo ancora a sperare in un improvviso soprassalto che gli consenta di collegarsi alle esigenze reali dei cittadini di Viareggio, di guardare seriamente al futuro e a come recuperare quella dimensione di città attrattiva e coinvolgente. Invece, purtroppo, appare sempre più chiuso nel suo fortilizio, ammaliato solo dal suo racconto che va monotonamente ripetendo davanti allo specchio, rassicurato e incoraggiato dalla sua, sempre più assottigliata corte di sostenitori… Sol la bestemmia ahi lasso la nenia tua sarà!

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