“Il mondo nelle mani degli oligarchi” è il titolo di un articolo di Adolfo Lippi che sarà pubblicato nel prossimo numero di “Leasing Magazine”. Il giornalista, scrittore e regista tv prende spunto dal libro di Riccardo Staglianò “I Gigacapitalisti” per una serie di riflessioni sugli attuali assetti economici e mondiali, oltre che sul potere di magnati come Bezos, Zuckerberg e Musk. Riceviamo e pubblichiamo l’anticipazione del numero di giugno del periodico di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli.
In un suo recente libro, “I Gigacapitalisti” (Einaudi editore), Riccardo Staglianò, viareggino, giornalista de “La Repubblica”, cerca, con molta competenza e tanto sapere scientifico, di avvisarci sullo strapotere, consolidato in questi anni, di alcuni superricchi americani. L’ultima loro performance è l’acquisto da parte di Elon Musk di “Twitter”, la piattaforma presa con 44 miliardi. E così assieme a Bezos e Zuckerberg, Musk, che è di origini sudafricane, diviene uno dei signori della comunicazione poiché Twitter serve anche ai politici per loro preferita piattaforma di scambio e consenso. Musk diviene così il loro traghettatore condizionante.
Ma cosa sta accadendo? Mentre nella Russia, grazie a Putin, si sono affermati gli oligarchi, stramiliardari grazie alla proprietà di gas, petrolio, miniere, televisioni, giornali, armamenti, negli Stati Uniti, tramontati i big dell’automobile, del cinema, dell’alimentare, vengono alla ribalta, anche qui, nuovi oligarchi che acquisendo le imprese più disparate, dai cellulari ad Amazon, collezionano miliardi e miliardi di dollari e i loro patrimoni superano benissimo i bilanci degli Stati. E l’intero Pil italiano. Staglianò è acuto nel descriverli. Narra le loro vicende, ne percorre le fulminee carriere. Ciò che ne emerge è lo scarso controllo democratico, così come nella ex sovietica Russia (oggi mega-capitalista); ed assieme i due paesi più forti del mondo vengono dominati da piovre superprotette, vampiri senza coscienza, finanziatori corrompenti le istituzioni. Spesso in collusione con le Mafie che detengono molti pacchetti azionari e usano colletti bianchi, manager e banche per riciclare nei monopoli degli oligarchi i loro profitti delinquenziali.
Suggerisce Staglianò: con tasse giuste, leggi migliori, più diritti ai lavoratori sfruttati e una nuova consapevolezza collettiva , questa manciata di plutocrati può essere tenuta a bada. Già. Ma se a fare combriccola assieme vi sono i leader, vedi Putin, per le sue sfrenate ambizioni imperiali, allora i “Gigacapistalisti”, vedi il caso di Donald Trump, possono diventare in prima persona lo Stato. E i cittadini, noi, subissati di propaganda, circondati di piattaforme fasulle e fake news, diventiamo e siamo meno liberi, spinti a schierarci perfino pro-guerre e pro-armamenti, indottrinati, utili purtroppo ad essere, anche magari in buona fede, strumentalizzati da questi soggetti.
Questo stretto rapporto tra capitale e potere politico ha origini vecchie. Di oligarchi ve ne erano nella Francia di Napoleone (che consentiva di mettere gabelle e riscuotere moneta a parenti ed amici). Hitler era a capo di un sistema di potentati industriali. Mussolini aveva i suoi Cini, Donegani, Ciano Costanzo detto “ganascia” per le tangenti sugli appalti. Non dimentichiamo quanto contassero poi, in anni democratici, la famiglia Agnelli e il petroliere “pubblico” Enrico Mattei (che da solo gestiva la politica estera dei governi democristiani).
Ma ai giorni nostri, colpa la debolezza delle istituzioni, i Gigacapitalisti non sono più consiglieri o appoggi del sistema, tendono ad essere loro il sistema; ed ecco riaccendersi le guerre tra nazioni, guerre vecchie ma sempre quelle guerre difficili, al momento, da interpretare. Stando però certi che dietro ad esse vi sono inconfessabili disegni di denaro, di controllo più che di paesi, di mercati e di materie prime. Allora non vi è che una strada: irrobustire la politica, ingigantire la partecipazione, fare scuole e insegnamento in ogni dove. E auguriamoci che si usino più che Facebook dei libri veri, più che televisione volumi di Storia dove si impari l’ascesa e la caduta degli imperi, dove si capisca che nella testa degli oligarchi non c’è il bene comune, nemmeno la morale comune, ma vi è la loro sete di rapina, che politici corrotti giustificano e proteggono.
Dice Staglianò: le fortune troppo concentrate non fanno bene al mercato né tantomeno alla società. Ciò che fa bene alla società sono le imprese sul territorio che diano al territorio benessere, lavoro, capitali. Sono banche che non si prestano alla speculazione finanziaria. Sono botteghe private e non multinazionali della distribuzione che quando abbandonano una città creano migliaia di disoccupati.
I Gigacapitalisti sono una peste. Purtroppo, grazie alla globalizzazione, hanno le mani sul mondo. Più controllo politico, però, può limitarli. E sarà ed è allora un vero peccato mortale l’astensionismo com’è capitato, di recente, nelle elezioni francesi. Che vuole dire oggidì astenersi, dirsi “né-né”? Vorrà dire ritrovarsi i carri armati nelle strade di casa. Ed i carri armati non saranno mai democrazia.