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venerdì, Novembre 22, 2024

“Rèpaci”: il Premio Opera Prima a Pietro Castellitto per “Gli iporborei”

È Pietro Castellitto ad aggiudicarsi il Premio Opera Prima al Viareggio-Rèpaci 93esima edizione con il libro “Gli iperborei” edito da Bompiani. Figlio d’arte, ha già conquistato il pubblico cinematografico con il suo primo film “I predatori” con cui si è aggiudicato il premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura alla 77° Mostra del cinema di Venezia, il David di Donatello e il Nastro d’argento 2021 come miglior regista esordiente. La giuria presieduta da Paolo Mieli ha riconosciuto nel suo romanzo d’esordio “una capacità narrativa del tutto personale e una lucidità critica con cui osserva e descrive lo stile di vita e i codici di pensiero e comportamento dei suoi coetanei, rampolli di una società fatta di soldi, droghe, ipocrisia nella quale si sentono intrappolati e dalla quale tentano la fuga in estate, portando con sé l’Anticristo di Nietzsche sentendosi così degli Iperborei.

Pietro Castellitto riceverà il riconoscimento nel corso della serata finale del Viareggio-Rèpaci che si terrà domenica 31 luglio in piazza Maria Luisa sul palco posto a ridosso del Grand Hotel Principe di Piemonte a Viareggio. Nelle prossime settimane verranno annunciati i vincitori del premio speciale per il giornalismo e del premio internazionale.

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Il libro racconta la storia di uUn gruppo di amici, una vacanza in barca, una grande festa sotto le stelle. Ma anche una cucciolata di cani scomparsa, la cicatrice recente di un’operazione, un ristorante che fallisce. Sono stati il leone, la balena, il cerbiatto, protagonisti di una recita di fine anno nella quale il canguro era scomparso e i suoi amici dovevano ritrovarlo. Adesso hanno quasi trent’anni e vagano nei meandri di una vita dorata: mangiano pesce crudo e pata negra, bevono vini pregiati, fumano essenze, assumono droghe come da bambini consumavano caramelle, navigano, festeggiano, inseguono le arti, tentano la politica. Hanno corpi scolpiti e vestiti costosi, sono figli di primari e giornalisti celebri, di miliardari dai patrimoni solidi e antichi o recenti e sospetti, ma sono anche gli eredi dei ribelli che hanno caratterizzato stagioni gloriose e disperate della storia: coloro che, prosperando nella pace, hanno invocato la guerra, che amando i genitori ne hanno patito le ipocrisie, smascherato le contraddizioni e sognato l’annientamento.

Poldo Biancheri, “Ciccio” Tapia, Guenda Pech, Stella Marraffa, Aldo: hanno tutto ma si sentono in trappola, e questa è la loro estate, quella in cui vogliono uscire dal cerchio. È Poldo la voce narrante della loro ebbrezza, della loro sfida: racconta come se vedesse tutto già da una distanza, registrando ogni cosa con fermezza ma senza nascondere la nostalgia per un’infanzia ancora vicina, la rabbia verso padri che si sono presi tutto non lasciando che briciole, la tenerezza per i fratelli e i coetanei capaci di farsi del male per protesta o per amore. Poldo ha portato in barca con sé L’Anticristo, in cui Nietzsche sembra parlare di loro: “Guardiamoci in viso: noi siamo Iperborei… Abbiamo trovato l’uscita per interi millenni di labirinto. Oltre il nord, oltre il ghiaccio e la morte: la nostra vita, la nostra felicità…” L’esordio narrativo di Pietro Castellitto è sorprendente quanto l’opera d’arte scagliata dai suoi protagonisti dentro una piscina, doloroso come la voce di un figlio che soffre eppure capace di momenti di incanto, come gli occhi di un cerbiatto che brillano mentre la notte si spegne.

Castellitto è nato a Roma nel 1991. Esordisce come attore a tredici anni, si laurea in Filosofia e nel 2020 approda nelle sale con il primo film da lui stesso interpretato, scritto e diretto: I predatori, con cui ha vinto il premio Orizzonti per la miglior sceneggiatura alla 77° Mostra del cinema di Venezia, il David di Donatello e il Nastro d’argento 2021 come miglior regista esordiente. Questo è il suo primo romanzo.

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