“Una tassa occulta che sfiora il 30% che ogni attività si trova a pagare ricevendo un buono pasto. Una situazione denunciata da tempo ma che nessuno sembra affrontare. Per questo abbiamo deciso di mettere in campo una protesta clamorosa: mercoledì 15 giugno le attività che aderiscono all’iniziativa non accetteranno i ticket”. L’annuncio arriva da Confesercenti Toscana Nord, con il suo coordinatore del sindacato pubblici esercizi Fiepet Adriano Rapaioli, associazione che ha aderito alla campagna nazionale insieme a Ancd Conad, Ancc Coop, Fiepet Confesercenti, Federdistribuzione, Fida e Fipe-Confcommercio.
“Ormai le imprese non riescono più a stare nei costi – spiega Rapaioli – è estremamente necessaria un’immediata riforma complessiva del sistema mutuando ciò che avviene in altri Paesi, con il fine di assicurare il rispetto del valore nominale del ticket ed eliminare le gravose commissioni pagate dagli esercizi presso i quali i buoni pasto vengono utilizzati. Questa forma di protesta deve far comprendere al governo, ma anche ai clienti che sicuramente in questo caso saranno penalizzati, che occorre un intervento risolutivo: un buono pasto da 8 euro deve valere 8 euro anche per l’esercente e non decurtato da altissime commissioni. Senza considerare che devono essere definiti tempi certi di rimborso da parte delle società emettitrici”.
Confesercenti Toscana Nord entra poi nel dettaglio del meccanismo dei buoni pasto e quindi nei motivi della protesta: “Grazie al massimo ribasso lo Stato, ovvero tutti noi, risparmia fino al 18-20% sul valore dei buoni, ma è un costo che di fatto viene poi pagato dagli esercizi in cui viene speso il ticket. I margini degli esercizi commerciali italiani però così si riducono sempre più, e con l’attuale situazione, tra inflazione e caro energia aggiungendo le tempistiche molto incerte dei rimborsi dei buoni, ecco che la situazione è davvero critica”.
La conclusione di Adriano Rapaioli: “Il 15 giugno pubblici esercizi, ma anche alimentari, non accetteranno i buoni pasto affiggendo una locandina in cui si spiega i motivi della protesta. Le nostre richieste sono chiarissime: Lo stop alla formula di fatto del massimo ribasso. L’urgenza è dettata dall’imminente gara Consip Bp10 (Buoni pasti edizione 10) del valore di 1.250 milioni di euro che comporterebbe una tassa occulta a carico di pubblici esercizi di oltre 200 milioni. Inoltre chiediamo la riforma del mercato dei buoni pasto intervenendo sull’articolo 144 del Codice dei pubblici appalti che prevede che lo sconto incondizionato, di fatto una commissione, applicato dagli emittenti agli esercenti non possa essere più basso dello sconto applicato dagli emettitori in sede di gara alla Consip”.