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martedì, Marzo 25, 2025

I nuovi dazi americani: incidenza pesante sulle aziende esportatrici toscane fra cui nautica, carta, marmo

I settori più importanti e trainanti per la Toscana sono quelli che hanno una vocazione esportativa, specialmente nei confronti del mercato USA: Viareggio e la Versilia per il distretto nautico con tutto il suo indotto artigianale e commerciale; significativo e fondamentale risulta per le provincie di Firenze e Siena il settore vinicolo, oltre all’olio diffuso nel territorio regionale. Il marmo di Massa Carrara, il settore cartario e la meccanica, anche di precisione, rappresentano comparrti esseziali della economia toscana così come il ‘Sistema Moda’ e la farmaceutica, nonché il comparto orafo di Arezzo.

Questi settori hanno come mercato di sbocco importantissimo gli Stati Uniti ed esprimono da tempo risultati positivi per fatturato, utili e occupazione (parliamo soprattutto ordini in portafoglio anche fino al 2027). Tutto questo patrimonio industriiale, agricolo e commerciale è ora minacciato concretamente dai nuovi dazi americani annunciati e realizzati da Donald Trump, il nuovo Presidente americano.

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Proviamo allora ad analizzare la dottrina dei dazi ed i loro effetti sui soggetti esportatori verso il mercato statunitense con le prevedibili negative conseguenze di impatto e possibili ricadute pesanti. Stephen Miran è l’economista ‘eretico’ americano che teorizza e difende la validità dei dazi doganali che sono, come ben sappiamo una vera e propria barriera di ingresso alle merci per il mercato USA facendo lievitare il prezzo e quindi penalizzando le esportazioni per favorire la produzione domestica di beni e servizi.

Dopo la rielezione di Trump e i suoi annunci/minacce è ripartito negli USA e nel mondo un coro di allarmi da parte degli accademici economici per la probabilità di una nuova ondata protezionistica che viene associata ad un rilancio della inflazione e ad una calo della crescita economica mondiale. Trump ha scelto Miran per presiedere la cabina di regia dei consiglieri economici della Casa Bianca contro le teorie dei più numerosi economisti liberisti americani.

Miran sostiene che l’economia americana trarrà vantaggio dall’aumento delle tasse doganali e quindi ne beneficerà il bilancio, la produzione nazionale e il debito pubblico che diminuirà negli States… Miran sostiene che occorre considerare gli Stati Uniti come un ‘monopsonio’, cioé l’equivalente di un monopolio dal lato della domanda con un conseguente potere d’acquisto tale da poter imporre il prezzo alle merci che questo mercato acquista… Siccome l’America compra molto di più dall’estero rispetto a quello che esporta, la guerra dei dazi, per le contromisure degli altri Stati, Cina in testa, non deve preoccupare il governo americano.

L’aspettativa dei dazi, dobbiamo constatare che finora ha rafforzato il dollaro e questo significa che i mercati considerano l’America vincente in questa ‘guerra dei dazi’ e gli investitori si sono posizionati di fatto sulla moneta giudicata più forte.

La conclusione per noi che dobbiamo valutare gli effetti sulle nostre imprese esportatrici è che purtroppo non possiamo fare molto, anzi abbiamo proprio le armi spuntate, di fronte alla politica economica aggressiva della amministrazione americana. Speriamo bene, pensando che il rafforzamento del dollaro possa compensare in qualche modo la nuova tassa protezionistica che oggi danneggia e non poco le nostre correnti di esportazione verso gli USA.

Inoltre l’Unione Europea potrà rispondere con la stessa ‘moneta’ facendo venire a più miti consigli prima o dopo il 2 aprile, l’amministrazione statunitense: solo i fatti dei prossimi mesi ci daranno una risposta che speriamo confortante, anche se è difficile prevedere positività all’orizzonte. I nostri flussi di esportazione saranno infatti ragionevolmente compromessi da una tassa di ingresso che potrà avere effetti disastrosi sul nostro PIL e sulla nostra occupazione regionale e nazionale. E’ sbagliato e improprio sostenere che i dazi americani possono rappresentare opportunità. 

Gianfranco Antognoli Già professore a contratto alla facoltà di economia dell’Università di Pisa.

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