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lunedì, Novembre 25, 2024

L’etica, il lavoro e l’intelligenza artificiale: una necessaria riflessione. La realtà deve essere governata e non subita

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima l’editoriale del direttore Gianfranco Antognoli che sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile di economia e finanza “Leasing Time Magazine”.

Se l’imprenditore deve essere dotato di competenza, rispetto e coraggio, il lavoratore deve essere – come sosteneva giustamente Giorgio La Pira, il sindaco Santo – un coordinatore, un corresponsabile un soggetto e non un oggetto dell’economia reale. La Pira sosteneva e argomentava che “sia lo Stato come i privati devono spendersi in progetti finalizzati alla massima occupazione ed al soddisfacimento dei bisogni essenziali dell’uomo”.

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Creare occupazione, infatti, oltre che giusto è anche conveniente economicamente: la disoccupazione giovanile è distruzione di capitale umano e di ricchezza. Il miracolo economico dell’Italia del dopoguerra fu dovuto ai governi della Repubblica insieme a imprenditori, anche improvvisati, che si prendevano cura del lavoro dei propri dipendenti e delle comunità facendo funzionare l’ascensore sociale e aprendo prospettive all’impegno delle giovani generazioni.

Dalle crisi più o meno gravi, sostengono gli economisti più avveduti, si esce con le virtù e
l’impegno, con l’intelligenza della volontà di gramsciana memoria, non certo con la rassegnazione. Oggi però la situazione geopolitica mondiale è in turbolento movimento con i flussi migratori in atto, non controllati da un piano di gestione equilibrato: cresce così la povertà, per le disparità sociali e retributive e l’ascensore sociale, che ha mosso lo sviluppo nei tempi migliori, pare inesorabilmente fermo al piano terra…

Per l’effetto negativo sui tassi di interesse elevati, l’inflazione che pure ora morde un po’ di meno, con la dinamica negativa del commercio internazionale il PIL non cresce e per famiglie e imprese occorre un vero “patto intelligente” con la supervisione di chi ha il governo del Paese.

In particolare, è tempo di un dialogo serio fra generazioni perché sono proprio i giovani che
stanno pagando un prezzo molto alto, in termini di accresciuto senso di inutilità e di esclusione a causa della prolungata congiuntura economica negativa, dello sbilanciamento demografico verso età più mature, della permanente difficoltà nell’inserimento lavorativo, dell’enorme incertezza rispetto ai percorsi professionali e alla possibilità di costruire una famiglia. Mario Draghi sostiene infatti che per un ruolo positivo delle economie italiana ed europea, per una possibile ripresa e sviluppo, occorrono la crescita del PIL e del “PIL pro capite” delle popolazioni.

Nel rapporto lavoro/economia il lavoro ha perso oggi la centralità e la flessibilità rischia
di trasformarsi pericolosamente in precarietà e perdita di dignità e diritti. Abbiamo bisogno
di tanto lavoro e decente, come lo definì Papa Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in Veritate”.

Ora vediamo il tema dell’intelligenza artificiale, strettamente connesso ai temi del lavoro. L’intelligenza artificiale è sicuramente qualcosa che amplifica le nostre capacità e non solo qualcosa che toglie lavoro… Molte delle numerose applicazioni della I.A. sono già entrate nel nostro vivere quotidiano sulla spinta del marketing, ma senza una adeguata consapevolezza da parte dei cittadini. L’intelligenza artificiale con l’apprendimento automatico e il rilascio dei nuovi algoritmi ha fatto un salto di qualità e può eseguire compiti che richiedono un’intelligenza umana: potrebbero essere quindi a rischio gran parte delle attuali professioni, ma soprattutto c’è il rischio effettivo di perdere una dimensione, quella legata al lavoro ed alla produttività intrinseca alla nostra coscienza evolutiva e alle nostre importanti conquiste sociali… I nostri governanti – a tutti i livelli – dovrebbero essere dotati di cultura, competenza e stile di guida, il futuro è già arrivato e dovrà essere “governato” con intelligenza umana, equilibrio e responsabilità.

Le giuste preoccupazioni degli esperti, infatti, sono che le macchine potrebbero sostituirsi all’uomo arrivando a prendere decisioni basate su algoritmi e non sull’etica, con possibile stravolgimento degli equilibri nelle comunità e delle conquiste sociali acquisite negli ultimi due secoli di storia. Quindi il rischio potenziale, per le attuali professioni, deve essere valutato e “seguito” dal governo, dal parlamento e dalle parti sociali.

Occorre, concludendo, agire con grande attenzione per scongiurare conquiste culturali e sociali e rispettare doverosamente la dignità dell’uomo e la sua coscienza personale che sono valori non discutibili. Certamente non bisogna mai avere paura dei cambiamenti, questo è l’insegnamento della nostra Storia, anche economica, ma occorre cogliere al meglio le opportunità e le sfide che si presentano avendo però il doveroso rispetto dei valori più elevati che sono alla base di una convivenza democratica, come del resto è stabilito anche nella nostra Costituzione Repubblicana “fondata sul lavoro”.

Gianfranco Antognoli

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