“Molti padri violenti, allontanati dalla famiglia con ordinanze cautelari, continuano inspiegabilmente a percepire l’assegno unico universale al posto delle madri che si occupano dei figli. È un paradosso e un’ulteriore violenza contro le madri a cui bisogna dire basta”.
A dirlo è Elena Lo Giacco, responsabile regionale pari opportunità Acli Toscana. I dati sono emersi nell’ambito di applicazione del progetto avviato da Acli Toscana nel marzo scorso rivolto a tutti i centri antiviolenza della Toscana avente come obiettivo principale quello di agevolare, attraverso i servizi del Caf e del Patronato Acli, la burocrazia e quindi l’accesso ai diritti alle donne protette nei centri antiviolenza e nelle case rifugio del territorio.
“Esiste una realtà sommersa e dimenticata dal legislatore che è quella delle donne costrette a lasciare la propria abitazione con i propri figli e a cercare rifugio nei centri antiviolenza, in regime di segretezza, cambiando città, abitudini e, talvolta, persino il nome, per sfuggire al pericolo della violenza domestica – continua Lo Giacco -. L’applicazione rigida e rituale di una burocrazia ordinaria anche in queste situazioni del tutto straordinarie e transitorie, non solo non tutela le donne vittime di violenza, ma crea delle situazioni paradossali come quella che abbiamo riscontrato con alcuni centri antiviolenza che hanno aderito al nostro progetto. Sono emersi casi in cui gli uomini maltrattanti, allontanati dai minori con ordinanza cautelare di divieto di avvicinamento, continuano a percepire l’assegno unico universale al posto delle madri che vivono con i figli”. Il problema è che “nella lacuna normativa gli enti competenti non riescono a fornire una risposta immediata ed efficace ai bisogni delle vittime”.
“Occorre sensibilizzare le Istituzioni – aggiunge Lo Giacco – fare luce su queste zone d’ombra del diritto e trovare soluzioni chiare e sistematiche per disciplinare situazioni di questo tipo, purtroppo sempre più frequenti. Convocheremo un tavolo tecnico con la CRPO della Regione Toscana, i centri antiviolenza presenti sul territorio, la Direzione Regionale INPS e le autorità competenti in materia”.
“La tutela dei diritti delle donne –conclude Giacomo Martelli, presidente regionale di ACLI Toscana – passa anche attraverso una semplificazione burocratica sistematizzata in grado di rimuovere tutti quegli ostacoli che di fatto limitano il pieno godimento dei diritti e rallentano il raggiungimento dell’autonomia delle donne in uscita dalla violenza”.