Una due giorni per scoprire una Firenze e una Toscana inconsuete: quelle affascinate dall’Egitto. Per restituire una fotografia di quanto la passione per i motivi e i simboli del popolo dei faraoni abbia lasciato traccia nel gusto e nell’estetica toscana, venerdì 8 novembre (dalle ore 9) arriva all’auditorium Spadolini di Palazzo del Pegaso a Firenze (via Cavour 4) la giornata di studi “L’Egitto a Firenze e percorsi dell’egittomania in Toscana”, a cura di Federico Contardi, Francesca Fiorelli Malesci e Gabriella Messeri. L’immersione nelle suggestioni del mondo egizio proseguirà sabato 9 novembre (ore 10:30) con una visita alla sezione dedicata del Museo archeologico di Firenze, a cura di Ilaria Cariddi. L’iniziativa si tiene con il patrocinio di Consiglio Regionale della Toscana, Università degli Studi di Firenze-Dipartimento Sagas (Storia, archeologia, geografia, arte e spettacolo), Istituto Papirologico “Girolamo Vitelli”, Istituto Italiano per la Civiltà Egizia.
“Questo convegno non è soltanto una proposta scientifica su una disciplina molto radicata nel nostro territorio, ma è anche sperimentazione. S’incontrano due tradizioni di studi molto importanti e incardinate nella nostra identità culturale: la storia dell’arte e l’egittologia – ha detto Cristina Giachi, presidente commissione cultura del Consiglio regionale –. Sull’Egitto, Firenze vanta uno dei musei archeologici più importanti d’Italia. Competenze scientifiche, sguardi e prospettive a confronto sulla storia antica e su ciò che ha saputo suscitare nella rappresentazione artistica: quando le istituzioni si occupano del confronto culturale a questo livello, svolgono al meglio il loro lavoro”.
“L’attenzione della Firenze degli inizi del XIX secolo per il gusto artistico che si richiamava agli stilemi dell’arte faraonica, affonda le sue radici nei secoli precedenti – dichiara Federico Contardi del Dipartimento Sagas dell’Università degli Studi di Firenze -. Già dal XVII secolo si osserva un interesse collezionistico verso le antichità faraoniche: i Medici, ma anche le stesse famiglie patrizie locali includevano opere egizie tra le loro collezioni. In questo senso è da riconoscere a Firenze un ruolo di primissimo piano nel tentativo di comprensione dell’antica civiltà faraonica, in epoche molto anteriori alla nascita dell’egittologia moderna”.
“In Toscana, all’affacciarsi dell’Ottocento, il mondo egizio è una realtà storica, antiquaria ed estetica, che condiziona la decorazione, l’arredamento, il gusto, financo le esequie reali – spiega Francesca Fiorelli Malesci, storica dell’arte -. Il panorama che l’incontro fiorentino disegna, in un dialogo fra egittologi e storici, si compone di episodi legati alle arti figurative, alla musica e all’artigianato artistico, dimostrando con efficacia come l’egittomania in Toscana si presenti come un fenomeno di notevole valenza culturale e di ampia diffusione. Il vento, il sole e le sabbie d’Egitto – come nel 1828-’29 la Spedizione franco-toscana lungo il Nilo – attraversano la regione, come già tutta l’Europa. Firenze, Livorno, Pisa, Lucca, fino all’Isola d’Elba, sono permeate dal fiorire dell’egittomania”.
La giornata di lavori dell’8 novembre si aprirà con i saluti di Antonio Mazzeo presidente del Consiglio Regionale della Toscana, Cristina Giachi presidente della Commissione Cultura e Istruzione del Consiglio Regionale della Toscana e Paolo Liverani direttore del Dipartimento di Storia, archeologia, geografia, arte e spettacolo dell’Università degli Studi di Firenze (Sagas). A seguire gli interventi, coordinati dalla storica dell’arte Francesca Fiorelli Malesci e dalla papirologa Gabriella Messeri (Università degli Studi di Napoli Federico II).
Si partirà con Federico Contardi (Università degli Studi di Firenze) e “L’Egittomania prima dell’Egittomania: percorsi nella Firenze ante XIX secolo”, seguito da Gloria Rosati (Università degli Studi di Firenze) con “Piramidi e sfingi quasi come in Egitto: uno sguardo a Firenze e alla Toscana”. Spazio quindi a Giovanni Cipriani (Università degli Studi di Firenze) con “Giuseppe Del Rosso e il funerale del Re di Etruria Lodovico di Borbone (1803). Un Faraone a Firenze”. Ecco quindi le storiche dell’arte Silvia Mascalchi, con “Livorno: porta da e per l’Egitto” e Nicoletta Leprisu “Esotico ed egizio nella Firenze ottocentesca”. A seguire, Maria Cristina Guidotti (Museo Archeologico di Firenze – Sezione “Museo Egizio”) con “Una sala egizia poco conosciuta in Palazzo Pandolfini a Firenze”.
Si riprenderà dopo la pausa pranzo, con Claudio Paolini (Direttore scientifico Fondazione Longhi Firenze) su “Geroglifici in salotto. Il gusto neoegizio negli ambienti e negli arredi ” e Ilaria Cariddi (Università degli Studi di Firenze) su “Decorazioni e iscrizioni neo-egizie nel Museo Egizio di Firenze”. Spazio quindi alla storica dell’arte Francesca Petrucci con “Giuseppe Benassai e Giuseppe Valsè Pantellini: un dialogo aperto tra Firenze e l’Egitto”. In chiusura, si passeranno la parola Oliva Rucellai (capo conservatrice del Museo Ginori) con “L’Egitto e la Manifattura di Doccia”, Carlo Sisi (presidente dell’Accademia di Belle Arti Firenze) con “’Aida’ al Cairo. Note di egittomania verdiana” e Emanuela Sesti (FAF Toscana – Fondazione Alinari per la Fotografia) con “Il mito dell’Egitto nella fotografia e le collezioni degli Archivi Alinari”.
Mappa dell’egittomania in Toscana
L’egittomania in Toscana si presenta come un fenomeno di notevole valenza culturale e di ampia diffusione su tutto il territorio. Il vento, il sole e le sabbie d’Egitto attraversano infatti la regione, come già tutta l’Europa: Firenze, Livorno, Pisa, Lucca, fino all’Isola d’Elba, sono permeate dal fiorire dell’egittomania. Anche in Toscana, all’affacciarsi dell’Ottocento, il mondo egizio non è più solo memoria di segni archeologici di tradizione rinascimentale, ma una realtà storica, antiquaria e complessivamente estetica, che condiziona la decorazione, l’arredamento, il gusto, financo le esequie reali.
Partendo da Firenze, nel 1803 l’architetto Giuseppe Del Rosso, autore di Ricerche sull’architettura Egiziana (1785) allestisce, in San Lorenzo, il funerale del Re di Etruria, Lodovico di Borbone, il cui corpo, in uno sfarzo di cortine e tendaggi, è accolto all’interno di una piramide. È possibile anche un percorso fiorentino sulle sculture da giardino: l’obelisco di Boboli, giunto in città dalle collezioni medicee romane per volere del granduca Pietro Leopoldo, oppure gli arredi, non liberi da interpretazioni di matrice massonica, nei giardini Torrigiani, di Villa Strozzi e di numerose altre in città e fuori.
Per i reperti egizi a Firenze, da Livorno, nel 1824 erano arrivate agli Uffizi, destinati a una “sala egizia” nel museo granducale, parte delle collezioni archeologiche del cancelliere del consolato d’Austria in Egitto Giuseppe Nizzoli, uno dei “consoli mercanti”, le quali hanno costituito il primo nucleo della collezione granducale e dell’attuale Museo Egizio fiorentino. Il legame con l’Egitto delle collezioni medicee veniva però da molto lontano: nel 1735 era stata acquistata la statua del Sacerdote Pthamose, raffigurata nel 1777 da Zoffany nel suo celebre dipinto raffigurante la Tribuna degli Uffizi. A Firenze ecco i salotti e le decorazioni all’egizia nei palazzi di una nobiltà che voleva essere “à la page”: Pandolfini, Adami Lami, Camillo Borghese e molti altri. E ancora, il tempietto e le sculture nel giardino della residenza del collezionista inglese Frederick Stibbert sulla collina di Montughi. Un gusto quindi diffuso, apoteosi di un Egitto pittoresco, fra fantasia e documentazione.
E poi le “sale egizie” decorate dai caratteristici colonnati che emergono dalla sabbia, e i palmizi che accompagnano le pieghe dei tendaggi in primo piano: a Portoferraio nella Villa San Martino si trova la “camera egizia” voluta da Napoleone Bonaparte durante il breve soggiorno elbano (opera di Vincenzo Antonio Revelli), o in palazzi pubblici e ville di campagna. A Lucca la sala da musica nel Palazzo Ducale (dipinta da Gaspare Bargioni) e nella Villa di Marlia, come a Palaia (PI) nel Palazzo Cecchi, poi Comunale, e a Pisa in Palazzo Rosselmini-Mazzarosa. A Siena, negli anni Trenta, il Villino del Pavone, con la “sala egizia” dipinta da Cesare Maffei, mostra due sfingi che sovrastano i pilastri del cancello e la piramide, che ne adorna il giardino, è simile alla ghiacciaia realizzata, nel 1796, al parco delle Cascine di Firenze.