E’ opportuno avere rapporti di affari commerciali, produttivi o finanziari con la Libia? Alla domanda risponde Mario Sabato, Financial & International consultant, sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Nell’articolo – intitolato “Libia: un vulcano pronto a esplodere” – Sabato analizza la situazione politica ed economica dello stato africano, e invita ad avere prudenza.
L’espressione virgolettata nel titolo dell’articolo non è dell’estensore della nota ma presa in prestito da un senior banker libico che vive a Tripoli, Libia e ben conosce le realtà attuali politica ed economica del Paese. Lo scrivente, quale ex Direttore Generale di una banca italiana “involved” nel business internazionale specie con il mondo arabo, ed attualmente consulente d’impresa, anche per l’internazionalizzazione di talune aziende italiane, sconsiglia vivamente la delocalizzazione produttiva oppure l’apertura di una branch in Libia.
Il motivo principale è l’evidente alto rischio politico Paese, sottolineato da recentissimi scontri a fuoco (inizio agosto 2022) in Tripoli nonché tumulti popolari occorsi in varie città libiche, tra cui le importanti Tobruk, Bengasi e anche nella capitale Tripoli. Non è un caso che la Sace, deputata dallo Stato Italiano all’assicurazione anche dei rischi politici Paese esteri, collocava pre agosto u.s. tale rischio per la Libia al 95%; il Paese è al 58° posto per la destinazione di merci Italiane esportate.
La fotografia politica interna della Libia di oggi è la seguente: due governi con sedi rispettivamente a Tobruk e Tripoli e quindi due primi ministri che non riescono a costituire un governo unico di coalizione con il compito precipuo di giungere a libere elezioni. In Libia manca inoltre una Costituzione alla cui stesura si sta procedendo anche con l’aiuto internazionale (Egitto). L’eterogenea popolazione libica che attende da anni di votare e legittimare un solo governo, si confronta con seri problemi di vita quotidiana come, in particolare, l’assenza a volte importante di elettricità (soltanto circa la metà delle centrali elettriche è infatti funzionante e ciò anche causa degli scontri armati tra fazioni antagoniste che hanno danneggiato le restanti centrali) e moderatamente di benzina, nonché a volte della percepita mancanza di sicurezza personale, in particolare quella per i pochi stranieri che tutt’ora frequentano il Paese. La Libia ha urgente necessità di un governo unico più o meno forte, che consenta finalmente una reale crescita economica che manca da tempo.
Gli alti costi delle merci importate dalla Libia sono sostenuti quasi tutti dall’export di greggio, la cui produzione, in drammatico costante calo fino allo scorso luglio, sta lentamente ritornando su discreti livelli. Durante l’ultima estate il Governo di Tripoli ha dimesso (apparentemente per mala gestio) il Presidente della compagnia del petrolio di stato, National Oil Corporation, il dottor Sanalla, sostituito nel ruolo dal dottor Farhat al Bengdara, il quale aveva in passato ricoperto anche il ruolo di Governatore della locale Banca Centrale e che ora sta dando attivamente un nuovo impulso all’export di greggio.
L’economia della Libia è abbastanza fragile in particolare a causa dell’assenza di iniziativa privata, che è presente solo in alcuni limitati esempi di imprenditori per lo più tripolini, che attuano importazioni di merci all’ingrosso per la distribuzione interna.
Degna di nota la circostanza che in Libia vi sono truppe militari straniere che assistono miliziani locali armati ed in lotta tra loro per la spartizione del potere, miliziani che rappresentano ormai da anni una minaccia per la stabilizzazione del Paese. Da segnalare che tra i Paesi geograficamente vicini e più interessati a vario titolo alla stabilità e non solo della Libia troviamo: l’Egitto che lavora già da tempo per una classe politica “amica” nel Paese, la Turchia (presente con basi militari), la Tunisia e l’Algeria che facilitano entrambe l’attuazione di incontri e Forum tra le contrapposte parti politiche libiche ma anche la Russia con suoi militari mercenari. Da notare nei primi giorni di agosto 2022 i nuovi scontri a fuoco tra milizie armate che si sono registrati a sud di Tripoli; in campo le forze armate riconducibili al generale Osama al Juwaili ex direttore generale dell’intelligence militare della regione occidentale del Paese ed ora dichiaratosi “vicino” al premier designato dal Parlamento di Tobruk Fathi Bashagha.
Ora l’Italia: la Libia le ha chiesto ufficialmente di ripristinare un volo aereo diretto Tripoli-Roma e viceversa non ricevendo al momento riscontro positivo; attualmente per raggiungere la capitale della Libia in aereo si è “costretti” a volare quindi in Tunisia o ad Istanbul per poter prendere un volo aereo verso Bengasi e quindi in auto (circa 200 km) arrivare a Tripoli.
In chiusura un breve commento per gli esportatori: il rischio commerciale originato dalle banche libiche, pur in presenza di quanto sopra esposto, continua invece incredibilmente ad essere trattato sui mercati internazionali. Le banche della Libia fino ad oggi hanno sempre onorato i loro impegni all’estero specie se rappresentati dallo strumento tecnico della lettera di credito all’import in Libia, L/Cs da far comunque confermare da una primaria banca italiana ben edotta circa i rischi commerciali e politici derivanti dall’operare con l’estero.