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venerdì, Novembre 22, 2024

“Cuore femminile singolare: verso una cura individualizzata”: l’Asl promuove un approccio sanitario di genere

“Cuore femminile singolare: verso una cura individualizzata”. E’ questo il titolo della web conference finalizzata a promuovere la medicina di genere, organizzata nei giorni scorsi (venerdì 27 settembre) dall’Azienda USL Toscana nord ovest nell’ambito delle iniziative a livello nazionale della Fondazione Onda ETS in occasione della Giornata mondiale del Cuore, che si celebrava ieri (domenica  29 settembre).

L’incontro, che ha fatto registrare un’ampia partecipazione di professionisti e cittadini,  ha permesso di contribuire alla sensibilizzazione sul tema della necessità di un approccio sanitario che tenga conto delle differenze biologiche, psicologiche e sociali tra uomini e donne, fondamentali nella prevenzione, diagnosi e cura delle malattie.

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L’evento è stato aperto dal direttore sanitario dell’Azienda USL Toscana nord ovest Giacomo Corsini, che ha sottolineato l’impegno dell’Asl nel promuovere un cambiamento culturale tra i professionisti sanitari e nell’adeguare i servizi alle esigenze delle singole persone, rispettando le loro caratteristiche individuali. “Prossimità e presa in carico devono implicare un’attenzione alla singola persona” ha detto il dottor Corsini, che ha anche evidenziato l’importanza dell’equità di cura e ha trattato in maniera particolare il tema della prevenzione, con particolare attenzione alla medicina di genere. Al personale dell’Azienda sanitaria è infatti richiesto un impegno significativo nel promuovere corretti stili di vita.

La responsabile della Cardiologia, nonché del percorso cardioncologico, all’ospedale “Versilia” Maria Laura Canale  ha illustrato come appunto la cardioncologia, una branca della cardiologia che si occupa di pazienti oncologici con problematiche cardiache, stia acquisendo una rilevanza sempre maggiore. A partire dal 2010 in Versilia è stato avviato un modello di cura per pazienti cardiopatici che è diventato un punto di riferimento anche per altre strutture sanitarie. “Prima di iniziare qualsiasi trattamento oncologico è fondamentale valutare il rischio cardiologico e monitorare costantemente la paziente durante e dopo la terapia” ha spiegato la dottoressa Canale, sottolineando come molte donne con diagnosi oncologiche tendano a trascurare la cura del proprio cuore e a modificare in senso negativo i propri stili di vita.

Alessandra Di Noia, medico al pronto soccorso dell’ospedale “San Luca” di Lucca, ha focalizzato l’attenzione sulle differenze di genere nella manifestazione delle malattie: “Le malattie cardiovascolari, la principale causa di morte tra le donne nel mondo occidentale  –  ha osservato  –  spesso presentano sintomi meno evidenti nelle donne rispetto agli uomini”. Ha inoltre messo in rilievo come gli uomini manifestino sintomi tipici come il dolore toracico persistente mentre le donne possano presentare sintomi più subdoli, quali malessere generale, dolore alle spalle e stanchezza. È stata inoltre trattata anche la sindrome di Tako-Tsubo, una patologia che colpisce quasi esclusivamente le donne e che ha caratteristiche cliniche peculiari. La dottoressa Di Noia ha inoltre sottolineato come la mortalità femminile sia più alta nelle prime settimane dopo un evento cardiovascolare, a causa dei sintomi meno chiari e meno riconoscibili.

Laura Tessandori, della Cardiologia sempre del “San Luca” di Lucca, ha parlato delle differenze di genere nei risultati del trattamento con angioplastica. Ha evidenziato che, in caso di angina da sforzo, le donne hanno un’incidenza di malattia coronarica inferiore rispetto agli uomini. Tuttavia, nella malattia coronarica acuta, le donne tendono ad arrivare più tardi in ospedale e i loro sintomi, spesso confondenti, vengono riconosciuti tardi. “Questo ritardo, che allunga i tempi dell’invio all’intervento di rivascolarizzazione – ha ricordato la dottoressa Tessandori – ha un impatto negativo sulla prognosi complessiva delle pazienti”.

Durante l’incontro Marco Marotta e Giulia Mutti, psicologi all’Ospedale Pediatrico Apuano, hanno raccontato le esperienze di donne cardiopatiche che sono riuscite a portare a termine una gravidanza, spesso dopo aver ricevuto pareri inizialmente negativi sulla loro possibilità di avere figli. Gli psicologi hanno messo in evidenza l’importanza del supporto psicologico multidisciplinare, che include tecniche di rilassamento e meditazione, fino all’utilizzo dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), un approccio terapeutico efficace per affrontare traumi e fobie legati alla malattia.

A seguire, Gemma Picciarelli, ginecologa, e Chiara Biancardi, ostetrica all’ospedale “Apuane” di Massa, hanno presentato il percorso che, insieme al team multidisciplinare, seguono per assistere le donne cardiopatiche in gravidanza, le quali sono esposte a un elevato rischio di mortalità. Il team si impegna a monitorare attentamente ogni paziente per garantire una cura estremamente personalizzata, con l’obiettivo di ridurre i rischi e supportare la donna lungo tutto il percorso della gravidanza.

Elisa Colombini, ancora dell’ospedale “San Luca” di Lucca, ha concluso gli interventi con una relazione sulla prevenzione del rischio cardiovascolare e nefrologico nelle donne giovani. La dottoressa Colombini lavora un giorno a settimana all’ambulatorio di medicina di genere, dove si dedica alla diagnosi precoce di patologie come l’ipertensione in gravidanza, con l’obiettivo di intervenire tempestivamente per migliorare la prognosi di queste pazienti.

Alla fine della webconference, Sergio Ardis, referente aziendale per i Bollini Rosa, promossi dalla Fondazione Onda ETS, ha espresso soddisfazione per il livello scientifico elevato delle relazioni presentate da colleghe e colleghi, per il numero delle persone che hanno partecipato (97 partecipanti) e per il vivace dibattito con il pubblico presente, che ha ulteriormente sottolineato l’interesse per questi argomenti.

L’evento ha dunque permesso di ribadire l’importanza di continuare a promuovere una medicina di genere che riconosca le peculiarità dei pazienti, per garantire cure sempre più individualizzate ed efficaci.

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