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martedì, Luglio 15, 2025

Dazi Usa, in Toscana a rischio tre miliardi di export e 18.000 posti di lavoro. L’analisi di ReportAziende.it

In Toscana i dazi statunitensi al 30% minacciano comparti che rappresentano l’identità produttiva e culturale della regione. Secondo l’analisi di ReportAziende.it, basata su dati Istat ed Eurostat aggiornati al 2024, l’export regionale verso gli Stati Uniti nei settori colpiti vale oltre 3 miliardi di euro, con un’esposizione critica nelle province di Firenze, Arezzo e Siena. A essere coinvolte sono soprattutto le filiere del vino Doc e Igt, della moda e pelletteria di alta gamma, della gioielleria orafa e del food Dop.

Il vino rappresenta la punta di diamante dell’export toscano negli Usa: oltre un quinto del vino toscano destinato all’estero è assorbito dal mercato americano. Le denominazioni chiantigiane, brunelliane e bolgheresi sono fortemente esposte al rischio di contrazione della domanda, che secondo le simulazioni potrebbe scendere tra il 20% e il 40%. Allo stesso modo, la moda fiorentina e la pelletteria artigianale, insieme alla produzione orafa aretina, rischiano un crollo degli ordinativi nella fascia premium, la più sensibile agli aumenti di prezzo dovuti all’effetto dazio. Anche il comparto agroalimentare di qualità – olio Evo, formaggi, salumi – potrebbe subire ripercussioni sia dirette, sia per effetto dell’accumulo interno di merce invenduta.

A livello nazionale, l’Italia esporta verso gli Usa oltre 70 miliardi di dollari (pari a 63 miliardi di euro). Di questi, oltre 30 miliardi di euro sono nei settori sotto dazio, con una perdita diretta stimata fino a 9 miliardi di euro e un impatto complessivo (inclusi effetti indiretti) tra 18 e 22 miliardi di euro nel biennio 2025–2026.

Quote export verso Usa per settore (Italia)

I settori maggiormente interessati comprendono il farmaceutico con circa il 18% dell’export italiano di medicinali e preparazioni è diretto negli Usa (pari a 13,7 miliardi di dollari su 75 miliardi di dollari totali di settore), la meccanica generale con il 6,8% del valore del comparto, l’automotive con il 5,5% dell’export nazionale e il 14,7% dell’export globale del settore, le macchine industriali con un’esposizione tra il 5,0% e il 6,8%, il vino e bevande con un 4,4% dell’export italiano pari al 22,7% dell’export mondiale di settore, la moda e la pelletteria con il 3,2% dell’export nazionale e il 9,1% di quello globale, i mobili e l’arredamento pari al 2,5% dell’export italiano e al 14% di quello globale, i metalli e l’acciaio con una quota di export verso Usa prossima al 7%, l’elettronica medicale con il 2,6% delle esportazioni mondiali di settore.

Impatto occupazionale in Toscana

L’impatto occupazionale potenziale per la Toscana è stimato tra 15.000 e 18.000 posti di lavoro a rischio, con una concentrazione nelle Pmi esportatrici e nelle aziende artigianali e familiari legate al vino, alla pelletteria, alla manifattura di design e al comparto agroalimentare certificato. A livello nazionale, l’effetto stimato complessivo è di 115.000–145.000 posti di lavoro, con il 75% dell’impatto localizzato nel Nord e Centro Italia.

Ripercussioni sui prezzi interni

Oltre al calo delle esportazioni, l’analisi segnala un effetto secondario sui prezzi interni, dovuto alla riduzione della domanda estera. In Toscana, ciò potrebbe tradursi in un aumento medio dei prezzi al consumo fino al 10% nei settori colpiti, già a partire dal primo trimestre del 2026, con effetti visibili sui prodotti di fascia medio-alta.

“La Toscana rischia una doppia penalizzazione: da un lato l’export ad alto valore aggiunto, dall’altro il posizionamento di marca costruito negli anni sui mercati internazionali. Le eccellenze toscane – dal vino alla moda – si fondano su relazioni forti e stabili, che rischiano di essere erose da meccanismi tariffari esterni al controllo delle imprese. Il nostro lavoro mira a fornire strumenti analitici per proteggere ciò che funziona e per accompagnare la transizione in scenari complessi”, afferma il team di Analisi Economico Finanziarie di ReportAziende.it.

L’indagine è basata su dati ufficiali Istat, Comext ed Eurostat aggiornati al biennio 2023–2024. Il documento completo è disponibile su richiesta per soggetti istituzionali, associazioni di categoria e media.

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