Offrire modalità nuove, facili da apprendere, e “sotto casa”, per affrontare e gestire, in collaborazione con i medici di medicina generale, il diabete di tipo 2, malattia cronica molto diffusa in Garfagnana e Media Valle del Serchio, aree interne della provincia di Lucca: è l’obiettivo di una linea di azione all’interno di Proximity Care, il progetto pluriennale proposto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa con il finanziamento della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca che sarà esteso anche all’Alta Versilia. La proposta è rivolta a tutte le persone adulte con diabete di tipo 2, qualunque sia la gravità della malattia e la terapia a cui si sottopongono, non incide sugli aspetti di cura farmacologica, ma offre strumenti per vivere con il diabete prendendosi cura della propria salute a 360 gradi.
A oggi sono 19 i medici di medicina generale della Valle del Serchio che hanno aderito al programma e lo stanno proponendo ai propri pazienti; sono 60 le persone con diabete di tipo 2 che hanno iniziato a febbraio 2024 con la prima delle attività, il percorso di educazione all’autogestione. Il team di ricerca stima che la partecipazione aumenterà in maniera progressiva entro giugno 2026, fino a coinvolgere circa 1500 persone con diabete di tipo 2.
Sono tre le attività proposte da questa linea di attività di Proximity Care, a cui le persone possono accedere scegliendole tutte o una parte. La prima attività prevede un percorso di educazione all’autogestione in gruppo, in collaborazione con l’Azienda USL Toscana nord ovest o “laici” (personale non medico o sanitario) formati, che ha come obiettivo di rendere la persona con diabete di tipo due capace di gestire la propria salute e capire come quest’ultima può condizionare la vita di tutti i giorni; si parlerà anche di temi come alimentazione, attività fisica, emozioni, automonitoraggio, visite di controllo. La seconda attività consiste nel monitoraggio della glicemia attraverso sensori da posizionare sul braccio, che permettono un controllo continuativo, di semplice gestione da parte del paziente e del medico di medicina generale, garantendo alla persona e al medico la possibilità di comprendere meglio quali fattori sono determinanti nella gestione della glicemia. La terza attività coincide con il controllo del fondo oculare mediante tecnologie all’avanguardia, semplici ed efficaci, disponibili in ambulatori vicino a casa, che aiutano a monitorare ogni anno la salute dell’occhio.
Chi è interessato a partecipare può prendere contatto con il proprio medico di medicina generale e chiedere di essere parte del progetto. “Maggiore sarà la partecipazione, maggiore sarà la possibilità per chi ha questa malattia di prendersi cura al meglio della propria salute, e maggiore sarà il contributo in termini di salute per la popolazione della Valle del Serchio”, come sottolinea il team di progetto.
“Le persone con diabete tipo 2 – sottolinea Stefano Del Prato, professore affiliato alla Scuola Superiore Sant’Anna e coordinatore scientifico di questa linea di attività – hanno un impegno quotidiano per preservare la loro salute, oltre alla necessità di eseguire con regolarità controlli presso il proprio medico di famiglia o presso lo specialista. Ma oggi soluzioni moderne, assieme a una opportuna conoscenza, permettono loro di affrontare in modo più semplice ed efficace la loro condizione. Una adeguata preparazione, la possibilità di sapere momento per momento cosa accade della loro glicemia, rendendosi conto del risultato delle terapie, la possibilità in pochi minuti di esplorare lo stato di salute dell’occhio, insieme alla condivisione con il medico di medicina generale, il ricorso alle moderne tecnologie sono lo strumento – conclude Stefano Del Prato – per garantire salute a tutte le persone con diabete 2, anche a quelle che non vivono vicino a servizi di diabetologia”.
“Il metodo Stanford, usato per questi percorsi, si rivela molto efficace – dicono Silvia Pioli e Simonetta Lunardi, infermiere della Asl Toscana nord ovest impegnate con le colleghe Egle Bartolomei, Ornella Ferrari, Michela Scremin, Antonella Mariani – a condurre i primi percorsi di educazione alla autogestione della malattia – nel dare strumenti per una gestione quotidiana del diabete e permette un’esperienza professionale e umana molto bella. Dal nostro punto di vista, è una valorizzazione della nostra professione, perché ci mette in condizione di seguire la persona in tutti i suoi aspetti, integrando la funzione educativa a quella di assistenza e presa in carico. A livello umano si tratta di un’esperienza che arricchisce, si creano relazioni tra noi e i partecipanti e tra i partecipanti stessi che, in un contesto come quello delle aree interne della provincia di Lucca, trovano prosecuzione anche fuori e dopo il percorso”.
“Pensare a quali possono essere le migliorie sull’alimentazione – aggiunge Massimo, uno dei partecipanti al primo percorso avviato a Castelnuovo di Garfagnana – oppure sull’attività fisica ci permette di individuare le soluzioni ai nostri problemi, soluzioni sulle quali ci possono essere idee, proposte di altre persone. Questo è un aspetto positivo: mettersi alla prova insieme agli altri, cercare una soluzione tutti insieme”.