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venerdì, Novembre 22, 2024

Economia italiana, un quadro nel segno della resilienza. Gronchi analizza il Rapporto di stabilità finanziaria

“Il quadro economico complessivo dell’Italia appare resiliente”. Questa la valutazione del banchiere Divo Gronchi in un articolo dedicato al “Rapporto sulla stabilità finanziaria (aprile 2022)” che sarà pubblicato nel numero di giugno di “Leasing Magazine”. L’ex direttore generale di MPS rileva una serie di indicatori positivi, quali la determinazione con cui le aziende stanno affrontando le incertezze del mercato, l’andamento costante della produzione, l’opera del Governo di supporto a famiglie e imprese senza procedere a sforamenti di bilancio, i buoni indici patrimoniali e di liquidità delle banche. Per Gronchi, il problema è la mancanza di unità di intenti da parte di tutte le forze economiche, politiche e sociali, nel raggiungere gli obiettivi del PNRR. Riceviamo e pubblichiamo l’anticipazione del numero di giugno del periodico di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli.

Abbiamo commentato su questa Rivista (Anno IV n. 12) il Rapporto di stabilità finanziaria licenziato a novembre 2021 dalla Banca d’Italia. I dati evidenziavano una economia in crescita, con tassi di incremento di tutto rispetto con un miglioramento significativo della situazione finanziaria ed economica sostanzialmente per tutti i settori dalle famiglie alle imprese ed al sistema creditizio. Dati che rispecchiavano un panorama di grande positività anche se venivano rappresentati alcuni rischi potenziali che già si avvertivano dall’ultimo trimestre dell’anno, quali: il timore della recrudescenza della pandemia in Europa; l’aumento dell’inflazione dovuto a strozzature nell’offerta delle materie prime, peraltro giudicato rischio transitorio dalle banche centrali; i comportamenti rissosi delle parti politiche, costantemente alla ricerca del consenso elettorale ed infine l’aumento delle frodi e degli attacchi informatici. Tutti rischi evidenziati che però apparivano gestibili e tali da non mutare le aspettative di crescita supportate dalla solidità dei dati e dal recupero produttivo delle aziende, nonché dalle politiche espansive ancora adottate dai governi e dalle banche centrali.

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La Relazione dell’aprile scorso realisticamente dà atto del mutato quadro economico, appesantito dal rallentamento della Cina per la rigorosa politica no-Covid adottata ed ancor più dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni che hanno esacerbato le pressioni inflazionistiche sui mercati per l’aumento dei costi e dell’incertezza negli approvvigionamenti di materie prime, specialmente energetiche. Gli effetti principali si sono avuti sulle stime di crescita con previsioni del FMI al ribasso sul PIL globale ridotto al 3,8% dal 4,4% (per l’Italia dal 3,8% al 2,3%) ed incrementi accentuati dell’inflazione sia negli USA (8,5%) che nell’area dell’euro (7,4%) con diverse cause scatenanti, pressioni salariali per i primi e rincari energetici per l’Europa.

La reazione sui mercati finanziari per il peggioramento delle prospettive economiche è stata un aumento significativo dei tassi di mercato, con ripercussioni negative immediate sui mercati mobiliari (bond ed equity) che ha anticipato i provvedimenti delle banche centrali; queste hanno poi accelerato la normalizzazione delle politiche monetarie, chiudendo la lunga parentesi dei tassi negativi.

La Fed, da inizio anno, ha effettuato un rialzo dei tassi di 0,75 punti percentuali, prevedendone altri nel corso del 2022, da calibrare sulla dinamica dei dati dell’economia. La BCE ha confermato di recente sia la fine del programma APP (Asset Purchase Programme) di acquisto di titoli, sia la previsione del successivo rialzo dei tassi per luglio prossimo. Con la fine di marzo erano già terminati gli acquisti di titoli per l’emergenza pandemica (PEPP – Pandemie Emergency Purchase Programme).

La risposta diversa della BCE, rispetto alla Fed, si spiega con la diversa origine dell’inflazione. Il rialzo dei costi sul lato dell’offerta in Europa (materie prime e fonti energetiche) determina una maggiore difficoltà a prevedere allentamenti delle pressioni inflazionistiche e quindi a determinare l’aumento opportuno dei tassi di interesse.

È certo che le banche cercheranno di bilanciare gli aumenti dei tassi minimizzandone l’impatto sull’economia. Alcuni analisti non sono positivi sul soft landing considerando le difficoltà concrete della manovra. I mercati cercheranno di valutare con attenzione le probabilità di una recessione. L’incertezza permarrà per un periodo non breve, significativi saranno i segnali che perverranno dai mercati (Cina e Usa) e dal fronte bellico.

Più in particolare, per le famiglie l’indebitamento resta stabile e basso in confronto alla media dell’area dell’euro ed i rischi di stabilità finanziaria si mantengono nel complesso circoscritti. È evidente che la fotografia 31 dicembre 2021 è ancora ottima. Positivo comunque è il fatto che i nuovi mutui stipulati per l’acquisto delle abitazioni sono stati effettuati a tasso fisso per 1’85%, superando il 60% di quelli in essere.

Per fronteggiare i significativi aumenti del costo delle fonti energetiche, il Governo ha stanziato 5,5 mld nel 2021 e 15,1 mld nel 2022, proteggendo così, almeno parzialmente, il potere di acquisto delle famiglie.

Degno di attenzione poi il fatto che, secondo proiezioni della Banca d’Italia, a fine 2022 la quota di famiglie vulnerabili e l’incidenza dei loro debiti sul totale salirebbero di 0,4 e 2,6 punti percentuali, rispettivamente al 2 ed all’ll,9 per cento. Dati da tenere presenti ma ancora gestibili.

 Più incerta appare l’evoluzione della situazione finanziaria delle imprese per la difficoltà di approvvigionamenti di materie prime e prodotti intermedi. I dati del primo trimestre 2022 risentono positivamente del trascinamento dell’espansione produttiva dell’anno precedente. Tuttavia, le previsioni sulla fine dell’anno sono divenute più riflessive e meno favorevoli, incidono le ombre del quadro economico e le conseguenze potenzialmente rilevanti del conflitto in Ucraina.

Gli effetti negativi collegati alla crescita dell’indebitamento sono attenuati dalle disponibilità liquide che hanno raggiunto il massimo storico a fine 2021, pari al 29,5 in rapporto al PIL. Si è affievolita la crescita dei prestiti bancari alle imprese manifatturiere per la scarsa domanda dovuta anche alle scorte di liquidità. Fino a giugno 2022 le società beneficeranno ancora delle garanzie pubbliche. La qualità del credito si mantiene su livelli storicamente elevati, pur risentendo di segnali di deterioramento.

Il sistema bancario affronta il 2022 da una posizione complessivamente rafforzata grazie alla ripresa economica dell’anno scorso; sussistono tuttavia notevoli rischi per le esposizioni (dirette ed indirette) verso i paesi in guerra e per una crescita inferiore alle attese, in un contesto inflattivo che si ripercuoterà sui rischi di mercato e di controparte. Fatto positivo la riduzione della consistenza dei crediti deteriorati soprattutto a seguito di cessioni.

I rialzi dei tassi, se graduali e contenuti, avranno effetti positivi sulla redditività, per la nota maggiore elasticità degli attivi ad adeguarsi alle condizioni di mercato rispetto alla vischiosità del passivo, anche se l’aumento dei tassi inciderà negativamente sulle imprese con l’inevitabile incremento dei rischi creditizi.

Alla fine del 2021 i crediti deteriorati netti ammontavano a 40 mld, con una riduzione di 11 mld rispetto all’anno precedente e con una maggior copertura (52 contro il 51,2%). Di rilievo le esposizioni dirette complessive verso le controparti residenti in Russia, Bielorussia ed Ucraina, pari a 29,1 mld a fine 2021 (0,7% del totale delle attività finanziarie), concentrate nei primi due gruppi bancari ed i rischi verso imprese italiane che esportano nei tre paesi suddetti.

In un clima di tensioni geopolitiche è aumentato il rischio di subire attacchi cibernetici, anche se le banche sono attrezzate e continuano ad investire sulla sicurezza.

In conclusione, il quadro economico complessivo per l’Italia si presenta resiliente. Le imprese stanno affrontando con determinazione le incertezze del mercato, la produzione subisce, per ora, rettifiche contenute, le tensioni sociali e salariali sono fisiologiche, continua l’opera del Governo di supporto alle famiglie ed alle imprese senza procedere a sforamenti di bilancio utilizzando il surplus, rispetto alle previsioni, delle entrate fiscali. Le aziende bancarie hanno indici patrimoniali e di liquidità buoni, superiori ai livelli richiesti dall’Autorità di Vigilanza ed il rischio di credito e dei mercati appare ben presidiato.

Eppure, l’incertezza dominante sui mercati ed il timore diffuso di un accentuarsi del conflitto e delle sanzioni, presupporrebbero unità di intenti da parte di tutte le forze economiche, politiche e sociali, coerenti e convergenti al raggiungimento degli obiettivi del PNRR.

L’animosità di comportamenti che contraddistingue in particolare le forze politiche tese al consenso dei propri elettori, può minare la ritrovata credibilità internazionale e l’unità che sola potrà aiutarci a superare questo triste ed intricato periodo. Non possiamo che auspicare comportamenti ragionevoli da parte di tutti.

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