Nell’appuntamento annuale dei Dialoghi MED i paesi mediterranei si sono confrontati sulle situazioni di crisi dall’area. Una valutazione dell’evento viene tracciata da Mario Sabato, Financial & International consultant, sul prossimo numero di “Leasing Time Magazine”, il mensile di economia, finanza e cultura diretto da Gianfranco Antognoli. Nell’articolo – intitolato “Dialoghi MED 2022” – Sabato si sofferma in particolare sul caso Libia e sulle iniziative dell’Italia per rilanciare la propria presenza nel paese.
Venerdì 2 dicembre 2022 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inaugurato il convegno Dialoghi MED, giunto alla sua ottava edizione e che ha ospitato numerosissimi interventi, tra i quali quelli del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri Antonio Tajani, del Presidente del Niger Mohamed Bazoum, del presidente della Mauritania Mohamed Cheikl El Ghazouani, del presidente dell’Istituto di politica Internazionale Giampiero Massolo e del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Tale Convegno annuale, attuato su iniziativa del Ministero Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e dall’ISPI (Istituto di Politica Internazionale) è diventato ormai da anni un vero appuntamento diplomatico nel nostro Paese ed ha riunito a Roma importanti rappresentanti istituzionali, analisti, economisti e politici di alto livello internazionale, tutti impegnati nel discutere sulle più importanti sfide attuali nel Mediterraneo con il possibile rafforzamento della cooperazione. Quest’ultima è stata in particolare auspicata secondo le seguenti linee guida migrazione in primis, sicurezza e prosperità condivise, società e cultura civile.
Questo evento ha avuto lo scopo, come ribadito durante i molti interventi oratori di confronto, di favorire un dibattito aperto ed informale ad alto livello sulle sfide che attendono l’area dei Paesi del Mediterraneo nel prossimo futuro; in pratica il Mediterraneo può e deve svolgere un ruolo di crescita e sviluppo per le nazioni che vi si affacciano, unitamente alla reale connessione materiale tra Europa, Asia ed Africa. Molte le sessioni di lavoro attuate quest’anno, tutte con una particolare attenzione alla stesura di un’agenda condivisa e positiva per far abbandonare al Mediterraneo l’attuale ruolo di crisi, specie per il fattore migranti. Nelle varie sessioni del convegno si è anche parlato dei riflessi del conflitto in Ucraina nei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, con riguardo specifico alla sicurezza alimentare ed all’energia.
Focus Libia
A margine del Convegno sono state anche rilanciate alcune proposte di riprendere concretamente l’iniziativa italiana in Libia poiché tale Paese rappresenta una chiave fondamentale nel Mediterraneo. Per l’Italia la Libia è una delle maggiori fonti di approvvigionamento energetico e larga parte della popolazione libica parla italiano oppure ha la doppia cittadinanza con il nostro Paese. Il problema sicurezza in Libia non va sottovalutato perché l’assenza di un locale governo forte ed unico favorisce tra l’altro traffici illeciti nel nostro Paese dalle coste libiche. Di recente la ministra degli esteri libica del Governo di unità nazionale in carica dal 2021, Avvocato El Mangoush (che ha incontrato durante il Convegno l’omologo Italiano On.le Tajani) ha dichiarato, tra gli altri temi discussi nella circostanza, che il problema dei migranti si potrebbe risolvere se l’Italia aiutasse nella creazione di posti di lavoro in Libia.
Uno dei più spinosi problemi libici permane la scarsa sicurezza interna, a seguito dell’avvenuto fallimento di tutte le riforme politiche proposte negli ultimi anni, anzi alcuni delegati delle milizie armate hanno compiuto un salto di qualità, occupando con gradualità crescente anche ruoli politici.
Tra le novità da segnalare (fonte Camera di Commercio Libico-Italiana) per le aziende interessate al business con la Libia, vi è quella che Tripoli ospiterà a gennaio una fiera dedicata all’industria italiana. Tale iniziativa assume una certa rilevanza sia per accordi di partnership o JV a capitale misto sia perché la domanda di beni e servizi dei consumatori libici non è molto servita, anche a motivo dei rischi posti dalla presenza sul territorio di milizie armate non statali, di una burocrazia non proprio trasparente, mercenari stranieri e normative locali piuttosto onerose per gli stranieri.
Per concludere, ed a titolo puramente informativo e non certo per scoraggiare il business con la Libia, quest’ultimo Paese ha una lunga storia di contratti per importanti lavori eseguiti da aziende italiane non ancora onorati, addirittura da prima e dopo la rivoluzione avvenuta nel 2011.