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giovedì, Gennaio 9, 2025

I rischi dei depositi bancari: le considerazioni del professor Roberto Ruozi su tutele ed educazione finanziaria

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo del professor Roberto Ruozi che sarà pubblicato sul prossimo numero del periodico di economia e finanza “Leasing Time Magazine” diretto da Gianfranco Antognoli. L’autore è professore emerito dell’Università Bocconi della quale è stato Rettore dal 1995 al 2000. Inoltre ha insegnato nelle Università di Ancona, Siena, Parma, Parigi (Sorbona) e al Politecnico di Milano. È stato presidente del Piccolo Teatro Città di Milano e del Touring Club Italiano.

I depositi bancari sono crediti che soprattutto i risparmiatori vantano nei confronti delle banche in cui investono quote più o meno rilevanti dei loro patrimoni ricercando un servizio che varia a seconda del tipo di deposito prescelto e un rendimento adeguato al suo presunto rischio. Dato che si ritiene tale rischio basso, se non addirittura inesistente, i rendimenti dei depositi sono mediamente inferiori a quelli di altri impieghi finanziari ritenuti più o meno consapevolmente più rischiosi.

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Ciononostante, un numero relativamente grande di banche fallisce per le motivazioni più diverse e le relative attività in quei casi non sono solitamente sufficienti per far fronte alle passività, di cui i depositi rappresentano quasi sempre la parte più cospicua. Questa situazione contrasta con la tesi del basso rischio dei debiti bancari e quindi anche e soprattutto dei depositi. Tale contrasto, tuttavia, è più apparente che reale. L’esperienza insegna infatti che, anche nelle peggiori crisi bancarie, i depositanti non hanno, salvo in casi eccezionali, mai perso nulla perché in un modo o nell’altro i loro crediti sono sempre stati salvati. Questo è accaduto perché le attività e le passività delle banche in crisi sono state di norma trasferite a banche sane, che sono subentrate quindi nei loro impegni, e anche perché esistono dei fondi di garanzia e di assicurazione dei depositi, che in Italia sono due di cui uno riservato alle banche di credito cooperativo. L’intervento di tali fondi è sempre stato essenziale per la tutela dei depositanti ed è stato già utilizzato da diversi anni, assicurando i singoli depositi bancari fino ad un importo massimo di 100.000 €.

Negli USA tale importo arriva addirittura a 250.000 ed è stato recentemente oggetto di una polemica concentrata su aspettiformali e sostanziali dell’utilizzo del fondo federale. L’origine della polemica risiedenel fatto che, in alcuni fallimenti di banche di grandi dimensioni, esso non ha garantito solo i depositi inferiori al citato limite di 250.000 $, ma anche quelli di importo superiore. Nella gestione dei fallimenti di banche piccole, le somme eccedenti rispetto i citati 250.000 $ non sono invece mai state coperte dal fondo, il quale ha attuato una discriminazione che non è stata affatto gradita. Le autorità USA hanno giustificato il loro comportamento rilevando che la mancata copertura dei depositi eccedenti i limiti massimi previsti dal fondo avrebbe generato un panico che avrebbe potuto sfociare in una corsa agli sportelli da parte dei depositanti di altre banche, con conseguenze sistemiche pesanti per la stabilità del sistema bancario. Tali conseguenze non si sarebbero invece prodotte se si fosse trattato di banche minori, le quali sono, peraltro, generalmente caratterizzate da un rapporto assai basso fra i depositi non assicurati e quelli assicurati. A titolo di esempio ricordo che nel recente fallimento di una piccola banca chiamata The First National Bank of Lindsey, su un totale di depositi per 97.5 milioni di dollari solo 7.1 milioni eccedevano i limiti massimi di garanzia del fondo.

In ogni caso il fatto che le banche di modeste dimensioni siano state discriminate è serio per sé stesse, per i relativi depositanti e anche a livello generale specie perché i fallimenti di quelle banche sono molto più frequenti di quelli delle banche grandi, come dimostra l’allegata tabella pubblicata recentemente dal Financial Times e basata su dati della FDIC.

Il professor Roberto Ruozi

L’occasione è propizia per ricordare che, almeno negli USA, i fallimenti delle piccole banche sono occasionali, cioè hanno un andamento erratico senza essere quasi mai collegati fra loro, e che sono piuttosto dovuti a fatti specifici di cattiva gestione, come errori nella valutazione dei rischi degli impieghi, sbagli nella correlazione fra scadenze dell’attivo e del passivo e insufficiente attenzione alle problematiche della liquidità, frodi o falsificazioni o distruzioni di documentazioni contabili o infine arricchimento personale o appropriazioni indebite del management. Tutti questi fatti sono imprevedibili specie da chi sta all’esterno delle banche che poi falliscono, ciò che rende ancora più importante la copertura assicurativa dei crediti dei depositanti e specialmente di quelli delle piccole banche che negli USA sono ancora più di 4000.

Da noi la situazione è sempre stata meno pesante, ma il ruolo dei fondi interbancari di garanzia dei depositi, ai quali devono essere obbligatoriamente associate tutte le banche operanti nel paese, è sempre stato e rimarrà ancora essenziale anche qui specie per quelle piccole, che comunque sono ancora più di 400.

È quindi bene che la loro esistenza e le modalità con le quali essi funzionano siano note ai depositanti, che dovrebbero tenerle in conto nella scelta dei loro investimenti.

In realtà l’esperienza ha dimostrato che, in un modo o nell’altro e spesso anche con l’intervento diretto o indiretto dei fondi interbancari, non tanto mediante la liquidazione pura e semplice da parte loro in occasione dell’insolvenza di una banca, quanto soprattutto mediante il finanziamento da parte dei suddetti fondi a titolo di capitale o di credito di banche sane già funzionanti o appositamente costituite per i salvataggi, i nostri depositanti non hanno mai perso un euro, ma non è detto che questa situazione possa durare all’infinito. Le sorprese, infatti, non finiranno mai e quindi potranno creare condizioni diverse non sempre positive per i depositanti.

Si parla tanto di educazione finanziaria. Ebbene, fra i primi elementi che tutti dovrebbero conoscere figurano proprio quelli qui esposti che dovrebbero interessare direttamente la stragrande maggioranza dei nostri connazionali.

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