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martedì, Aprile 22, 2025

Il bullismo come potere. L’analisi del filosofo e storico Yuval Noah Harari su politica e mezzi di comunicazione

Riceviamo e pubblichiamo in anteprima un articolo del giornalista, scrittore e
regista tv Adolfo Lippi che sarà pubblicato sul prossimo numero del mensile di economia e finanza “Leasing Time Magazine” diretto da Gianfranco Antognoli.

Di recente un paese europeo, l’Albania, ha proibito la connessione ad una delle più popolari reti d’informazione (cinese), accusata di istigazione al bullismo. Ma è una piaga così grave il bullismo? Non passa giorno che sulle nostre cronache appaiono episodi, spesso tragici, di fenomeni bullistici che vedono protagonisti uomini, spesso ragazzi, che spinti da questa vera e propria ubriacatura dei sensi accoltellano coetanei o per rapinare loro il cellulare o per futili motivi di gelosia. Ma il bullismo non si limita a casi di individui marginali. Appare evidente che al comando di grandi democratiche nazioni oggi, vedi l’acceso Trump, siano andati al potere veri e propri istigatori di atti violenti (l’attacco al congresso degli Stati Uniti) che poi hanno cominciato a pretendere la fine di nazioni sovrane come il Canada, Panama, la Groenlandia. Apriti cielo!

In un bel libro, documentatissimo, Yuval Noah Harari, storico e filosofo israeliano e americano, analizza con efficace perspicacia tutti i trascorsi storici del bullismo, privati e degli stati, giungendo al Novecento dove la violenza applicata alla politica fece sì che un modesto maestro di scuola socialista, Mussolini, urlando, bastonando, uccidendo, salisse al comando dell’Italia. A sua imitazione un imbianchino tedesco, pittore fallito, Hitler, bravissimo nella dialettica amplificata dalla vasta diffusione radio, conquistò la Germania eppoi l’intera Europa. E Stalin? E Mao? Non si fecero certo mancare interventi bullistici a danno di milioni e milioni di cittadini inermi. Per venire ai giorni nostri ciò che accade alle donne in Iran, ciò che accade in Venezuela, in Ucraina, alle minoranze in India, Pakistan, Siria, nel Myamar, non è altro che il trionfo muscolare dei Ras al comando.

E tutto è fomentato, amplificato, osannato, dalle diaboliche reti di informazione che sanno produrre i Musk, che attraverso gli smartphone si impossessano dei quotidiani pensieri e non solo e soltanto inducono a comprare questo o quel prodotto ma anche a farsi giustizia da soli, sgomitare a scuola, rubare la merenda al vicino debole.

La scelta bullistica, secondo alcuni, è già insita nella natura. Il leone più forte o l’orango più robusto prevaricano sui più deboli. E così nella guerra di Troia Achille batté Ettore e Alessandro Magno sconfisse i persiani. Homo homini lupus. Gli imperi, da quello romano a quello inglese si formarono sulla forza delle spade. E che accadde, narra bene Harari, per la tremenda medioevale caccia alle streghe quando almeno ventimila donne vennero torturate eppoi bruciate vive (chi non rammenta Giovanna d’Arco) da vescovi di una chiesa che avrebbe dovuto predicare la pace, la benevolenza, il rispetto delle idee?

Il bullismo è così la risposta immediata ai sensi di impotenza. Lo praticano i singoli quando, nel chiuso della propria cameretta, rimuginano sulle proprie tendenze al volere, al potere, all’essere suprematista. Non a caso il presidente Trump è stato democraticamente eletto da esasperate minoranze della “pancia” degli Stati Uniti che si vedono minacciati oggi dall’immigrazione, ieri dai neri. In altra situazione un giovane, anzi giovanissimi studenti, si armano di pistola o mitraglietta, vanno scuola e fanno stragi sanguinose. Quando il bullismo lo praticano i potenti, che temono di perdere la propria poltrona ducesca, ecco le guerre, ecco le stragi (come a Gaza), ecco i moderni totalitarismi. Sicché vi è davvero una linea che accomuna i minorati frustrati che con la ghenga picchiano il diverso con gli scatti incontrollati dei Re, degli Imperatori, dei Presidenti.

Allora vincono e vinceranno sempre i bulli? Vincono quando essi si fanno interpreti delle paure, delle angosce, degli squilibri che il nostro cervello umano crea come spettri diurni e notturni. Vincono quando la legge, ricalcando la natura, li incita a farsi lupi e li promuove come conduttori del gregge. Ma ciò che ai giorni nostri li rende ancora più sicuri sono le tecnologie che, indifferentemente, possono sostenere sia una buona democrazia libera, sia una perversa dittatura. Computer, telefonini, l’intelligenza artificiale possono anche essere armi di confusione e distruzione di massa. In mano al bullo di turno possono educare al male, alla fine della ragione, a livello ancora più universale dai tempi dei libri sacri, della carta stampata, degli editti di regime. L’Albania sia un esempio anche per altre nazioni.

Adolfo Lippi

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