Anche la manifattura dell’area Lucca, Pistoia e Prato non sfugge all’andamento lento del livello nazionale: pur nelle consuete diverse prestazioni settoriali, la produzione industriale del 2° trimestre 2024 segna, secondo le rilevazioni del Centro studi di Confindustria Toscana Nord, -2,7% rispetto allo stesso periodo del 2023.
Fra i macrosettori diffusi trasversalmente in ampie aree del territorio di riferimento di Confindustria Toscana Nord, ai risultati nettamente positivi di carta e cartotecnica (+4%) e alimentari (+3,6%) fa riscontro – oltre alla stasi della metalmeccanica (con i dati però molto positivi delle specializzazioni nei mezzi di trasporto, dal ferrotranviario alla nautica) e (sostanzialmente: -0,5%) della chimica-plastica-farmaceutica – l’arretramento dei prodotti non metalliferi incluso il lapideo (-3,7%), del mobile (-4,5%) e soprattutto, ancora una volta, della moda (col -7,5% del tessile e contrazioni oltre il 15% sia per l’abbigliamento che per il calzaturiero).
“La produzione del territorio di riferimento di Confindustria Toscana Nord non si discosta significativamente né dal dato nazionale e nemmeno, in alcuni casi, dal dato europeo – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. Sappiamo che il modestissimo incremento del PIL nazionale, +0,2% nel 2° trimestre 2024, è dovuto essenzialmente ai servizi, mentre l’industria sconta gli effetti di alcune dinamiche generali e i limiti del sistema-Paese. Le aspettative su questo 2024, caratterizzato dalla riduzione drastica dell’inflazione, sono state in parte tradite dall’iperprudenza della BCE nel taglio dei tassi di interesse e nella ripresa dei prezzi di alcune materie prime. Non c’è stata per ora una ripresa della fiducia tale da far fare un salto ai consumi, soprattutto di alcuni settori. Nella dimensione locale ciò che ci penalizza, soprattutto in periodi difficili come l’attuale, sono i mali cronici di questa parte di Toscana: scarsità di infrastrutture, di cui è un esempio la situazione di Collodi-Villa Basilica per la strada della cartiere e le conseguenti penalizzazioni delle attività turistiche; un territorio fragile anche in parti che non ci saremmo aspettati (i casi recenti del pesciatino, ma prima ancora nel pratese e a Montale, sono eloquenti); limitata capacità di accogliere nuove imprese o consentire alle nuove di espandersi. Su questo non possiamo intervenire se non segnalando i problemi e sottolineandone gli effetti negativi; cosa che facciamo sistematicamente”.
Lucca
“Anche se in misura più contenuta rispetto ad altri momenti, la produzione industriale di Lucca è cresciuta anche nel 2° trimestre 2024 rispetto allo stesso periodo del 2023 – commenta il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Tiziano Pieretti -. Il dato di +1,7% nasce comunque da prestazioni molto diverse dei settori del territorio. Nettamente positive la carta-cartotecnica, che segna +7,2%, il miglior risultato degli ultimi trimestri, e l’alimentare, che con +3,4% torna a crescere dopo una serie negativa; col segno più anche nautica (+1,8%) e chimica-plastica-farmaceutica (+1,8%). In territorio negativo invece i macchinari, che includono anche le macchine per il cartario (-0,8%, dopo due trimestri positivi); la metallurgia (-1,2%); il lapideo (-3,4%) e soprattutto, ancora una volta, i settori della moda con un -13,5% che comunque non sorprende, essendo in linea con le prestazioni del resto delle province coperte dalla nostra associazione. Il futuro presenta incognite evidenti, che si rispecchiano nel lieve calo della raccolta ordini registrata dall’indagine del nostro Centro studi. Per il settore che si conferma trainante, il cartario, c’è già oggi il problema dell’incremento dei prezzi della materia prima cellulosa, che assieme ai costi energetici concorre ad assottigliare i margini delle imprese: margini che, con un mercato piuttosto statico anche per il settore, difficilmente potranno trovare soluzione attraverso la leva del prezzo. Da qui l’impegno costante delle imprese verso l’innovazione e l’attenzione verso tutto ciò che può qualificare la produzione e renderla sempre più efficiente”.
Pistoia
“A Pistoia la frenata della produzione industriale nel 2° trimestre rispetto allo stesso periodo del 2023, a quota -3,8%, è la più forte dalla caduta, di ben altre proporzioni, in conseguenza del Covid – aggiunge il presidente di Confindustria Toscana Nord Daniele Matteini -. La particolare varietà del tessuto industriale pistoiese, che in situazioni incerte le permette di conservare buone performance, in una fase negativa come l’attuale non aiuta. Pesa il dato (-15,8%) di un settore importante come il calzaturiero; sempre nel settore moda, l’abbigliamento-maglieria registra una frenata limitata nel singolo trimestre (-2,3%), ma un andamento complessivo dell’ultimo anno e mezzo non lontano da quello, pesante, della vicina Prato. Sempre sovrapponibile al distretto pratese l’andamento del tessile (-7,4%). Collegato invece al distretto di Lucca, il settore carta-cartotecnica mostra però in provincia di Pistoia un andamento peggiore (-8,2%). Segno negativo anche per chimica-plastica-farmaceutica (-5,3%), accompagnato però da previsioni positive. Infine, frena la produzione nel mobile (-5,5%), ma con una inedita ripresa degli ordini dall’estero e previsioni prevalentemente positive. Venendo ai segni più, la metalmeccanica pistoiese si distingue anche stavolta per la crescita (+5,9%), legata in ampia prevalenza al ferrotranviario. Positivo anche l’alimentare (+2,5%). Per l’industria di Pistoia non ci sono in questo momento motivi di particolare soddisfazione; ci sono però segnali di una strenua volontà di continuare a impegnarsi per resistere a situazioni sfavorevoli, creando i presupposti per aumentare la capacità di crescita con l’innovazione, la formazione, la cultura d’impresa”.
Prato
“Continua per la produzione manifatturiera pratese la serie negativa: il 2° trimestre 2024 segna rispetto allo stesso periodo del 2023 -7,9% – conclude la vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Fabia Romagnoli -. Un valore, questo, pressoché coincidente con quello del tessile (-7,5%) che come sempre per la sua preponderanza condiziona in maniera decisiva l’andamento generale del territorio. Pesante la caduta dell’abbigliamento-maglieria, che accentua l’andamento negativo dei trimestri precedenti arrivando a -24,2%; analoga situazione, sia pure con valori più contenuti, per la meccanica, che include il meccanotessile: -12,3%. Tutti gli esperti ci dicono la stessa cosa: la moda sta attraversando un momento di transizione epocale, al pari di altri che il settore ha vissuto in questi decenni. Il problema dell’overstocking che ha bloccato il mercato è stato uno stimolo all’accelerazione, da parte dei clienti del distretto, di processi che vediamo già in atto e che, consolidandosi, porteranno a nuove dinamiche: sempre meno magazzino, sempre più tendenza a innescare la catena di produzione a valle di segnali concreti dei mercati. Il che significa ordini tardivi, programmazione pressoché impossibile, necessità di tempi strettissimi di consegna. Gli effetti sulla filiera produttiva pratese sono e saranno molto significativi: ma la consapevolezza di ciò è diffusa e le aziende si stanno attrezzando per venire incontro alle nuove esigenze. Le previsioni moderatamente positive colte dalla nostra indagine sono il segnale che il quadro è chiaro e che c’è la voglia e la disponibilità ad accettare questa nuova sfida”.