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venerdì, Settembre 20, 2024

La pittura italiana della Belle Époque, da Lega e Fattori a Boldini e Balla. Una grande mostra a Palazzo Cucchiari

Ricca di fascino e di opere poco note, poiché provenienti da collezioni private, prosegue a Palazzo Cucchiari di Carrara la mostra Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla, curata da Massimo Bertozzi e promossa dalla Fondazione Giorgio Conti.

Obiettivo dell’esposizione, che propone oltre 90 opere tra dipinti e sculture, è dare risalto alle mutazioni dell’arte italiana dopo l’Unità, ovvero dal superamento delle scuole regionali alla ricomposizione di una impronta nazionale. In pratica si tratta di un iter che – tra il 1864 e il 1917 – dagli ultimi palpiti macchiaioli conduce all’effervescenze della scapigliatura fino agli esiti finali del divisionismo.

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Saranno mesi di full immersion in uno degli aspetti più interessanti e ricchi di fascino della storia dell’arte italiana. Nell’intendimento del curatore, infatti, c’è la volontà che la mostra Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla segua le tracce delle mutazioni della pittura dopo l’Unità, dal superamento delle scuole regionali alla ricomposizione di una impronta nazionale, per puntare dritto a una cultura artistica adatta ai tempi moderni della “Nuova Italia”. Si tratta di un iter che dagli ultimi palpiti macchiaioli conduce all’effervescenze della scapigliatura fino agli esiti finali del divisionismo, cioè da Fattori e Lega a Boldini e De Nittis a Nomellini, Balla. Senza contare che altri artisti presenti in mostra con le loro opere portano i nomi di Signorini, Spadini, Pellizza da Volpedo, Zandomeneghi e Corcos, e poi ancora Antonio Mancini, Tranquillo Cremona, Mosè Bianchi, Emilio Longoni, Angelo Morbelli, Gaetano Previati, e tanti altri.

ALLA RICERCA DI UN LUOGO COMUNE

Nei primi decenni dopo l’Unità, infatti, la pittura della “nuova Italia”, per quanto ancora condizionata dalla tradizione delle scuole regionali, prova a cercare una dimensione nazionale e internazionale, nella scoperta dei temi della vita moderna, che non è più vita dei campi, attenta alla frugale poesia della natura, ma vita delle città, animata dalla febbrile ricerca di benessere materiale ma anche di nuovi appagamenti mondani e culturali.

Per cui si chiede anche agli intellettuali, scrittori, compositori e artisti in generale una diversa considerazione per l’intrattenimento, lo svago e l’uso intelligente del tempo libero, che per alcuni ceti sociali diventa tempo socialmente utile, per un nuovo modo di vivere in privato e di apparire in pubblico.

È in questo contesto che il mondo imprenditoriale, l’alta finanza e l’intraprendenza aristocratica, e non più solo le accademie e le altre istituzioni pubbliche, diventano promotori delle belle arti e, come collezionisti o mecenati, importanti figure di riferimento per gli artisti e i mercanti.

Si profila quindi il tradimento degli ideali del Risorgimento, a cui gli artisti avevano partecipato con coerenza e coraggio civile, e l’involuzione conservatrice della classe politica nazionale, comportano il disincanto degli intellettuali, rispetto ai quali solo gli artisti più famosi si affrancano grazie al riconoscimento privato della nuova borghesia imprenditoriale e dell’aristocrazia liberale, essa pure ben presto delusa dagli esiti della “rivoluzione” italiana.

Così che alla pittura di storia, ammantata di un “patriottismo” impastato di intonazioni regionali, si sostituiscono le rappresentazioni della vita moderna, sostenute da chiare intenzioni narrative piuttosto che etiche, dove l’influenza delle suggestioni letterarie, soprattutto francesi, agisce quanto e forse più dell’aggiornamento dei linguaggi figurativi. Il raffreddamento degli slanci ideali e il richiamo delle seduzioni mondane spingono gli artisti di nuova generazione a sentimenti di ripulsa e di ribellione, che influenzati anche dalle suggestioni della “vita di bohème”, generano il “dualismo” degli scapigliati e dei loro compagni di strada: da un lato la pulsione verso ideali nobili e alti, dall’altro il compiacimento per gli aspetti più degradati della vita civile.

Nell’ora più apatica e stenta della nuova Italia, quella che sarà definita “l’età giolittiana”, solo la reazione degli artisti sembra in effetti al passo coi tempi: come un mago tira fuori il coniglio dal cilindro, alcuni pittori decantano dalla pittura divisionista l’ultimo vero contributo italiano all’arte europea, con l’intemperanza futurista e la divinazione metafisica.

PERCORSO ESPOSITIVO IN SETTE SEZIONI

Per comprendere al meglio questo passaggio epocale della pittura italiana, il percorso espositivo è stato concepito in sette sezioni (e un intermezzo) così articolati:

  • Tempi moderni: non più solo gli spazi e le attività campagnole, il teatro d’azione dei pittori, sempre più attratti dall’esercizio all’aria aperta, diventano gli spazi urbani, le strade
    e le piazze, ma anche parchi e giardini pubblici e la nuova scoperta dei luoghi di mare.
  • Casa e famiglia: comodità dell’abitare e modi di vivere: quando l’abitazione diventa anche un luogo da esibire, con i salotti, le sale da pranzo, gli studi che diventano spazi pubblici, dove ci si mostra, anche a sé stessi, compiaciuti della propria opulenza, ma anche della propria eleganza o della propria sobrietà.
  • I pittori della vita moderna: finalmente gli artisti non sono più soltanto gli sradicati della vita di bohème ma cominciano a godere di una diversa considerazione sociale, che li accoglie nei salotti e nei circoli più esclusivi, per cui essi stessi, il loro atelier e perfino le loro famiglie diventano soggetti di pittura, eleganti ed esteticamente suggestivi.
  • Intermezzo: Il campo della scultura: tra ripiegamento romantico e ansie moderniste, tra misticismo religioso e misticismo mondano si riassumono i connotati della scultura liberty, tra il simbolismo pascoliano di Leonardo Bistolfi e l’eleganza aristocratica di Paolo Troubetzkoy
  • Vecchi e nuovi miti: la modernità diventa subito abitudine, per cui la continua ricerca di distrazioni o di altre forme di stordimento anima nuovi desideri, di un altrove esotico o semplicemente più naturale, o di altri mondi, prodotti dall’uso di sostanze o da pratiche mistiche ed esoteriche: in entrambi i casi si tratta di contesti in cui alcuni artisti inciampano lasciando le loro testimonianze
  • Povera Patria: l’Italia del popolo: antichi bisogni e nuove aspettative. Malgrado tutto si crede nel futuro.
  • Il paradiso delle signore: quando la mondanità sfoggia lo “stato sociale” della bellezza, a Teatro o al Caffè, alle corse dei cavalli, a passeggio sul corso o nel salotto di casa, le signore diventano protagonista: chi si accontenta di governare il ménage familiare, qualcuna si sfoga in attività filantropiche e culturali, qualcuna pensa anche di influenzare il governo del paese… ma la condizione delle donne è sempre la stessa …
  • Aspettando domani: l’abbandono del naturalismo dispone sensibilità di spirito e mente sgombra, alla ricerca di un linguaggio espressivo adeguato alla realtà dei sogni e alle suggestioni dei simboli; la pittura divisionista diventa la naturale espressione del Simbolismo, quasi una versione nazionale dell’Art Nouveau, il campo d’azione della “secessione italiana”, aperto alla genesi e all’esordio delle avanguardie.

    PELLIZZA DA VOLPEDO ‘RACCONTA’ LA SUA PROCESSIONE

    Tra le varie opere presenti in mostra, ve ne sono alcune che istintivamente sono dotate di un appeal particolare, come per esempio La processione di Giuseppe Pellizza da Volpedo, un olio su tela realizzato tra il 1893 e il 1895, proveniente dal Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.

    Per il curatore si tratta di un picco d’eccellenza della mostra, infatti secondo Bertozzi, l’opera “richiamò l’attenzione della critica fin dalla sua prima apparizione, alla Biennale veneziana del 1895, per il raggiungimento di quell’equilibrio perfetto tra l’indagine del reale e il pensiero ideale che è alla base dell’opera di Pellizza, così come per il sospeso tono poetico e misticheggiante, perfettamente aggiornato sugli esiti del Simbolismo internazionale”.

    Eseguito dal vero, il dipinto propone un affascinante ideale di spiritualità e armonia tra uomo e natura, reso evidente dallo studio della luce con l’applicazione di una tecnica divisionista minuziosa e raffinata.

    “Pellizza ritrasse un angolo di paesaggio nei pressi della sua abitazione – aggiunge il curatore della mostra -, lungo il viale alberato di pioppi che va in direzione del cimitero di Volpedo, inserendovi un momento di vita popolare, tipico del suo ripiegamento simbolista, che lo allontana da ogni contesto cittadino per ricondurlo ad atmosfere più spirituali, vespertine e assai malinconiche”.

    Anche se non è raro che accada, fu comunque lo stesso artista a spiegare l’origine del suo dipinto, offrendo al visitatore la testimonianza sia dell’idea primordiale di immagine da ritrarre, sia della tecnica da usare: “Fu il viale ombrato dai pioppi che fè[ce] sorgere in me l’idea della Processione perché appunto mi pareva che niun altro soggetto sarebbe stato più adatto in quel luogo in quell’ora… è questo il primo quadro che feci col sistema di pittura a divisione: incominciato nel 1892 non mi fu dato terminarlo che per la prima internazionale di Venezia: volendo compulsare la natura direttamente non vi lavorai che pochi mesi all’anno. […] Il divisionismo non mira che ad una rivoluzione tecnica consistente semplicemente nel sostituire a colori mescolati colori divisi perché in tal modo noi seguaci di esso crediamo di poter avvicinare le vibrazioni della luce”.

    INFO MOSTRA

    Fondazione Giorgio Conti
    Belle Époque. I pittori italiani della vita moderna. Da Lega e Fattori a Boldini e De Nittis a Nomellini e Balla
    A cura di Massimo Bertozzi
    Fino al 27 ottobre 2024
    Palazzo Cucchiari, via Cucchiari 1, Carrara
    Orari: fino al 15 settembre: MA-ME-GI-DO ore 9,30-12,30 e 16-20; VE-SA ore 9,30-12,30 e 16-23. Dal 17 settembre al 27 ottobre: MA-ME-GI-DO ore 9,30-12,30 e 15-20; E-SA ore 9,30-12,30 e 15-21. Chiusa LU.
    Ingressi: € 10; ridotto € 8; gruppi 10-29 persone € 8; da 30 in poi € 7; studenti universitari € 5; gratuito giovani fino a 18 anni, portatori di handicap e accompagnatore, giornalisti con tesserino nazionale; previste convenzioni Unicoop, Coop, Coop Liguria, Touring Club Italiano
    Tel. +39 0585 72355; info@palazzocucchiari.it; www.palazzocucchiari.it

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