La stretta creditizia sarebbe il rimedio peggio del male, l’inflazione. Frenare la domanda aggregata, come ci è stato spiegato dalla storia economica a partire da Keynes, è pericoloso per la crescita attesa del PIL che è il solo indice sintetico che fotografa oggettivamente lo stato economico di un paese, il suo possibile stato industriale e occupazionale.
Occorre lavorare per favorire ed accompagnare il massimo degli investimenti produttivi delle imprese: questo è il vero ‘grimaldello’ per far crescere l’economia reale con l’innovazione tecnologica necessaria a fronteggiare le esigenze del mercato internazionale. Un mercato, quello attuale, fiaccato da inflazione e domanda più debole a causa della guerra, delle sanzioni e dell’aumento spropositato delle materie prime soprattutto quelle energetiche…
Occorre quindi a livello nazionale e locale sul territorio assecondare e promuovere le richieste di Confindustria e ABI allungando la scadenza dei debiti contratti dalle imprese con garanzia MCC e dei consorzi fidi favorendo ulteriori finanziamenti supportati da un cash flow migliorato nei bilanci per l’allungamento delle rate del debito.
Gli ammodernamenti produttivi debbono essere facilitati con misure agevolative reali per aiutare le imprese che investono: le banche devono fare il loro dovere… La BCE e l’UE non dovrebbero frapporre ostacoli alla azione necessaria del governo nazionale per salvaguardare e far aumentare il livello di produzione nel nostro Paese.
L’occupazione deve mantenere un segno positivo in ordine alla crescita attesa del PIL nel 2023 in linea con quanto ottenuto dal governo Draghi, grazie agli imprenditori coraggiosi nel 2022: l’Italia deve crescere di più delle previsioni fatte dal governo prudenzialmente e confermato, in buona sostanza, dagli osservatori internazionali, altrimenti sarebbe di fatto stagflazione.
Gianfranco Antognoli